“La smania del nuovo” è quella che spinge a voler ricercare qualcosa che non si sa che cosa sia, a non accontentarsi mai di quello che si ha già, a non godere fermamente delle cose fatte.
Tutto ciò contiene i semi dell’infelicità e rende estremamente complesso il vivere quotidiano.
Anche il continuo bombardamento sensoriale, che la società dei consumi effettua, rende dipendenti dalle novità. Presumibilmente bisognerebbe rieducare i sensi con le strategie pedagogiche della Montessori:
“… Noi dunque possiamo aiutare lo sviluppo dei sensi… graduando e adattando gli stimoli…”.
D’altra parte, il volere più di quello che si ha è un’esigenza legittima dell’essere umano, laddove essa è paradigmatica di un miglioramento della qualità della vita.
La trappola scatta quando si desidera di più senza godere appieno di quello che nel frattempo si è raggiunto.
In tal senso Carlson osserva che:
“…Se pensi che di più sia meglio, non sarai mai soddisfatto… ricordati che anche se ottieni quello a cui stai pensando, non sarai… più soddisfatto di prima, perché continuerai a desiderare sempre di più…”.
Alla luce di ciò, il reperimento del proprio benessere passa attraverso una riscoperta della sobrietà e della semplicità, che consentono di apprezzare quello che si è, quello che si ha, e quello che si fa.
Si scopre così nella frugalità l’origine delle propria grandezza.
“Temo un uomo dal discorso frugale... temo che Egli sia grande…” (Dickinson, 1996)
Alberto Leoni
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