domenica 27 ottobre 2019

Pomo & Pero Lusiana


Vogliamo fare i complimenti agli amici di Lusiana per la bella manifestazione “Pomo pero”, l’evento che promuove i prodotti della loro terra, tanto da diventarne quasi l’emblema, e che ogni anno riempie le vie del centro storico di espositori e visitatori. La festa si apre con un convegno dal tema sempre diverso; questa volta si è parlato di cambiamenti climatici e delle conseguenze sull’ambiente e sulle coltivazioni. Marco Rabito, meteorologo, ci ha parlato della tempesta Vaia ad un anno dal suo passaggio in Altipiano, approfondendo le cause di tale evento e chiarendo come episodi di questo tipo siano indubbiamente legati al finora inarrestabile innalzamento delle temperature in atto. A questo proposito ha ribadito una volta di più come ormai tutti i climatologi del mondo siano concordi nel ritenere il surriscaldamento globale una conseguenza diretta delle attività umane. Se ci sono altri ricercatori che negano questo fatto è perché non sono climatologi o non hanno esaminato a fondo la gran mole di studi e ricerche prodotte su questo fenomeno. Di Rabito ammiriamo la competenza ma soprattutto la passione travolgente, quando parla è carico a molla e nell’esprimersi si accalora cambiando il tono e l’enfasi. Gianbattista Rigoni Stern – personaggio molto conosciuto in Altipiano – ci ha parlato dello stato dei boschi all’indomani della bufera. Le operazioni di recupero degli alberi schiantati procedono con regolarità e a giudizio degli esperti la qualità del legname è discretamente buona. In merito alla possibilità di eliminare le ceppaie divelte facendole esplodere o frantumare, Rigoni ha espresso i propri dubbi, dovuti alle difficoltà tecniche e agli altissimi costi. Conviene lasciare le ceppaie dove sono, certo ci vorranno 25-30 anni ma alla fine tutto diverrà humus in grado di nutrire il bosco che verrà. I tempi della Natura sono diversi dai nostri, i boschi hanno cicli lunghi e bisogna sapere aspettare. Nasceranno nuove piantine, di vario tipo, senza bisogno di fare piantagioni, costosissime anche queste; l’importante sarà effettuare un intervento colturale fra una ventina di anni, in modo da selezionare il giusto insieme di piante che andranno a formare il bosco futuro. È senz’altro opportuno puntare ad avere un bosco misto ma è altrettanto impensabile sognare giardini variopinti con ogni tipo di latifoglie alle quote dei nostri boschi, specialmente se ci alziamo verso i 1.500 metri, dove non sono molte le tipologie di alberi che possono vivere e prosperare. Per quanto riguarda il bostrico, fino a questo momento la situazione appare sotto controllo, il freddo di inizio stagione e le piogge frequenti hanno rallentato lo sviluppo di questo insetto, potenzialmente in grado di provocare danni enormi al patrimonio boschivo; ma è ancora troppo presto per dare un giudizio. Infine ha parlato lui, Tiziano Fantinel, agricoltore della Val Belluna. Fa parte di un gruppo che già nel nome – Coltivare Condividendo – esprime tutta la sua filosofia, consistente, in estrema sintesi, nel mettere a disposizione di tutti non solo le proprie sementi ma anche ogni sapere, ogni esperienza e conoscenza acquisita nell’arte di coltivare la terra, a beneficio dell’Umanità. È l’esatto contrario di quanto ci viene imposto dai grossi gruppi del settore che vorrebbero invece monopolizzare anche i semi, legando gli agricoltori all’acquisto dei soli prodotti offerti dalle industrie, anche in abbinamento fra loro (come ad esempio la soia transgenica resistente al glifosato). Fantinel ci scuote e ci ricorda come l’agricoltura, fin da suo nascere, abbia avuto come presupposto la libera circolazione dei semi e lo scambio continuo di ogni tecnica o fattore di produzione, senza brevetti o diritti da parte di chicchessia; ci riporta al tempo in cui ogni territorio aveva le proprie varietà colturali, frutto di un adattamento delle piante all’ambiente e alla selezione operata dall’uomo; in cui non esisteva la monocoltura e c’era invece una ricchissima biodiversità. Dati i tempi in cui stiamo vivendo, questa visione rappresenta non solo il passato ma è da augurarsi possa ritornare ad essere il futuro. Un modo “nuovo” di fare agricoltura, con produzioni legate al territorio e rispettose dell’ambiente, con l’agricoltore che non si affida solo alla chimica per produrre ma conosce e usa con intelligenza ogni fattore a sua disposizione: un salto culturale non da poco, indubbiamente.
Biblioteca civica di Rotzo

1 commento:

  1. Pomo e pero...Un mio vicino e vecchio amico di famiglia di Valpegara, aveva un modo di dire, in certe occasioni : "te dao mi pan e pero". Si usa sempre questa espressione ? Forse che il Reverendo la usa ? Mi sembra che esiste un libro con questo titolo...

    RispondiElimina

Girovagando

  Il passo internazionale “Los Libertadores”, conosciuto anche come Cristo Redentore, è una delle rotte più spettacolari che collegano l...