A.S.Vi - Fd. 494 Dalle Fontane pre' Bernardo |
"Carta canta e villan dorme" recita l'adagio popolare, a significare che la parola scritta rimane e vincola rispetto al patto verbale. "Verba volant, scripta manent", dicevano infatti i latini.
Non sempre però è così, specialmente quando si tratta di documenti antichi. Quando affiorano dai secoli, non è infatti che le carte cantino poi tanto chiaramente. Questo non già in ragione della lingua in uso all'epoca, quanto talvolta per la calligrafia equina dei redattori.
Cimentiamoci, giusto per fare un piccolo esercizio, nella decrittazione dell'atto reso in foto.
Si tratta di un testamento redatto nel 1561 da pre' Bernardo Dalle Fontane, (presbiterus Bernardus ab fontanis notarius imp.), che operò in paese con funzione di notaio alla metà del millecinquecento.
Proviamo a vedere cosa si riesce a capire, almeno a decifrare i nomi dei convenuti, che, giusto per agevolare la comprensione, sono scritti in latinorum ed nelle forme abbreviate e contorte in uso a quel tempo, che lasciano parecchi spazi di discrezionalità.
Tentiamo dunque di rendere il testo in linguaggio corrente:
Anno 1561, indizione 4, giorno di mercoledì 25* del mese di marzo, nella villa di San Pietro in Val d'Astico, in casa del testatore*. Sono presenti (come testimoni): Domenico e Antonio Facino, figli di Luca del fu Toldo; Girolamo, figlio di Giovanni del fu Pietro; Girolamo figlio del fu Stefano del fu Facino; Giovanni figlio di Bartolomeo del fu Janesini; Matteo del fu Girolamo Rezarini; Bernardino figlio del fu Giovanni Gasparo, tutti abitanti a San Pietro in Val d'Astico.
Il testatore è tal Leonardo figlio del fu Giovanni Battista di San Pietro Val d'Astico, che giace infermo a letto ..
Lascio al lettore il diletto e l'onere di decifrare le ultime volontà di questo Leonardo, il quale, considerata l'antichità dell'atto e la consanguineità paesana, sarà sicuramente un lontano parente di un po' tutti noi.
Soffermiamoci invece sui cognomi che emergono da questo scritto. Siamo nel cinquecento, un secolo dove essi non si sono ancora consolidati e si usa prevalentemente il patronimico per identificare le persone (figlio di.., del fu..). Sarà infatti solo dal secolo successivo che, per le disposizioni del Concilio Tridentino (1545-63), nelle anagrafi ecclesiastiche cominceranno a fissarsi i cognomi per come li intendiamo noi oggi. Vero è che comunque saranno molto spesso i patronimici, più o meno deformati, ad affermarsi in cognome. Ma andiamo con ordine:
- I primi due fratelli sono figli di Luca del fu Toldo**, quindi dei TOLDO.
- Girolamo di Giovanni fu Pietro è verosimilmente riferibile ai LORENZI, dato che Pietro, insieme a Lorenzo, è il loro patronimico identificativo ricorrente: de' Piero de' Lorenzo;
- Girolamo del fu Stefano del fu Facino è probabilmente assegnabile ai BONIFACI, considerato che Stefano fu per secoli il loro nome di battesimo ricorrente e Facino è vezzeggiativo di Bonifacio, che è sicuramente all'origine del cognome stesso;
- Giovanni di Bartolomeo fu Janesini appartiene evidentemente della stirpe dei GIANESINI;
- Matteo fu Girolamo Rezarini è invece inequivocabilmente riferibile ai REZARINI, cognome che si estinse già alla fine del settecento;
- Bernardino fu Giovanni Gasparo, pur non essendo qui specificato, è anch'esso un REZARINI***;
- Quanto al testatore, ovvero Leonardo fu Giovanni Battista, non ci sono ulteriori elementi di identificazione, tuttavia ritengo appartenga alla stirpe dei Facini****.
Note:
- * Scritta d'incerta interpretazione;
- ** Toldo è qui reso come nome proprio (diminutivo di Bertoldo);
- *** Deduzione per confronto con altri atti del medesimo secolo, dove alcuni di questi personaggi sono pure citati;
- **** I nomi personali Facio e Facino, rispettivamente diminutivo e vezzeggiativo di Bonifacio, ricorrono all'epoca sia nella stirpe dei Toldo, che dei Bonifaci, oltre ad aver corso in varie forme e occasioni come cognome proprio (Faci, Facini, Facino) che si trasmise fino al XVIII° secolo.
Molto, molto interessante, Gianni! Grazie per i tuoi lavori di ricerca storica che riguardano le nostre origini.
RispondiEliminaComunque Gianni,se puo’ aiutare e come ti avevo accennato,gia’ tra il 1420 ed il 1435 un certo notaio Toldo di Facino di San Pietro redigeva atti tra l’ altopiano,Arsiero e Velo, contemporaneamente al notaio Cera di Forni.
RispondiElimina