lunedì 21 ottobre 2019

Lacrimarum pendulum


Gianni Spagnolo © 191002

Da quando sono stati attrezzati gli "Anelli delle Anguane", il paese e la Lacrimarum tutta stanno diventando un po' la capitale territoriale dell'adrenalina. Non avendo prodotti locali di gran richiamo come i più accessoriati vicini, non sarebbe infatti male puntare tutto su questo fenomenale ormone. L'adrenalina infatti è un potente neurotrasmettitore autoprodotto da tutti i vertebrati, per cui è sufficiente creare i giusti presupposti per cui il corpo lo rilasci autonomamente. Facile no?
Dicevamo che un passo in questo senso è già stato fatto con la realizzazione delle ferrate. Tuttavia queste sono fruibili da una platea piuttosto ristretta di persone, non sono certo in grado di attirare pullman o voli charter di amanti del brivido; inoltre sono gratuite e con ancora poca ricaduta economica sul territorio.
Altra cosa sarebbe invece la realizzazione di una struttura più avveniristica come la Nevis Catapult, inaugurata nell'omonima valle vicino a Queenstown in Nuova Zelanda, che è la fionda umana più estrema di sempre, certo riservata ai forti di cuore.
Ricamiamoci un po' sopra: 
Da noi, tanto per restare in tema epico, si potrebbe chiamare il “Salto del Salbanelo” o magari Salbanel’s Catapult, o Salbanel's Jump, giusto per essere più internescional. Restando sul classico potremmo invece optare per: "Lacrimarum pendulum", ma sono dettagli.
L’ancoraggio ideale sarebbe fra il margine superiore del Sojo e i dirimpettai Siroccoli, così da attraversare tutta la valle e lambire il campanile, giusto per accentuare il brivido. Immaginatevi che pubblicità per il nostro paesello, la cui immagine sarebbe memorizzata indelebilmente all'apice della scarica adrenalinica.
Dal punto di vista paesaggistico, poi, pare che l’australe Nevis Valley sia decisamente brulla e faccia un po’ schifetto, mentre la Lacrimarum offrirebbe un colpo d’occhio decisamente migliore. Inoltre si potrebbe fare addirittura di meglio anche per quanto riguarda l’estensione dell’arco e la freccia di caduta, così da attribuirci un primato mondiale: la catapulta umana più pazzesca del mondo.
Se non si può fare sopra il paese per ragioni di sicurezza, o per risparmiare, o addirittura per duplicare l'impianto, la campata potrebbe essere tirata fra gli Spiadi del Campolongo e il Letterle, così da pendolare sulla disabitata e suggestiva valle dello Scalòn. Tanto più che ci sarebbe un precedente in quel cielo: la nostra generazione ricorda ancora i carrelli arrugginiti della Cava de Felissòn sospesi sui cavi lassù. Vutu vedàre che cuel che xe sta nol torne?
Ovviamente, il nostro paesello dovrebbe darsi un po’ da fare per intercettare l’immane flusso turistico che ne deriverebbe ed evitare che tutto il business si sviluppi sopra la sua testa e su di esso ricadano solo gli eventuali fluidi corporei rilasciati durante il pendolamento. 
Ecco alcuni spunti:
a) Prolungare gli Anelli di ferrate fin sul Sojo di Campolongo;
b) Realizzare degli anelli di sentieri che salgano lo Scalòn in sicurezza e consentano di arrivare all’impianto direttamente da San Pietro e con qualche ristoro per la via, ripristinando magari le casermette del Forte;
c) Installare una bella funivia a doppia campata che dai Prà del'Astego porti velocemente sul Tinasso e sul Campolongo (si potrebbe all’uopo rubare il progetto a Lastebasse, che tanto, con questa storia del cambiamento climatico, mi sa che la parola neve possono scriverla su pal camìn);
d) In alternativa prolungare il tracciato del Priòn fino in Tinasso e attrezzarlo con un ecologico e colorato trenino elettrico per il trasporto degli amanti del brivido fino alla piattaforma di lancio. Per questioni di pendenza, il trenino lo facciamo passare per Casotto, così lo coinvolgiamo nel progetto e usufruiamo dell'area dell'ex-cava come parcheggio.
e) Realizzare una piattaforma di lancio equipaggiata anche con una passeggiata circolare sui vetri, tipo uno Skywalk sopra il paese e le ferrate, così da attirare anche i turisti che non se la sentono di provare la catapulta, ma desiderano comunque assaporare una strizzatina del culetto; 
e) L’area dei Prà del'Astego sarà ovviamente attrezzata con adeguate infrastrutture logistiche e di accoglienza, quali: parcheggi, hotel, SPA, centro commerciale, ristoranti, baracchini di calamite, foto e ricordini, nonché uno speciale ed avveniristico osservatorio dotato di binocoli e dispositivi digitali di ripresa in realtà aumentata per seguire e immortalare le prodezze di amici e parenti che volteggeranno nel vuoto; 
f)  Copiando dagli indiani Hualapai, proprietari del territorio dov’è installato lo Skywalk del Gran Canyon, tutte le attività di gestione degli impianti e delle strutture saranno affidate prioritariamente a personale autoctono del comune, ovvero i cui cognomi siano presenti nell’Anagrafe Napoleonica. Per evitare polemiche, i posti di lavoro e tutti i proventi saranno ripartiti fra le Frazioni per mezzo di un algoritmo segreto elaborato dalla piattaforma Rousseau;
g) Giusto per stare agli spunti offerti dai nativi americani, andrebbe perorata la dichiarazione della Lacrimarun come zona franca per il gioco d’azzardo e quindi costruirvi dei casinò.  Con i relativi cospicui proventi sarebbero velocemente abbattuti i mutui per le infrastrutture e si darebbero finalmente concrete prospettive e sviluppo alla sempre piangente Lacrimarum. Per legge, i locali da gioco e la ricettività alberghiera potranno essere alloggiati esclusivamente negli immobili già esistenti, così da non cementificare ulteriormente la valle e far contenti i proprietari di muri che vanno a remengo.
h) Dulcis in fundo: l'autostrada A31 capiterebbe a fagiolo per veicolare convenientemente miriadi di turisti desiderosi di cimentarsi col brivido e giocatori accaniti da ogni parte del Globo. Non dimentichiamoci infatti che hanno l'adrenalina come comune denominatore;
i) A proposito di cimento: volendo strafare ci starebbe anche il Calcificio che fornirebbe a Km0 la materia prima per disinfettare a terra la zona di pendolamento, come si fa sui binari della ferrovia.  
Come vedete è un progetto ben articolato e utile a mettere d'accordo tutti e dare finalmente un impulso decisivo al decollo verticale della Lacrimarum. A ben pensarci anche il nome di "Lacrimarum" si presterebbe bene ad identificare questa nuova avveniristica zona franca, sotto molteplici aspetti: Lacrimarum Valley, ad esempio. Dato che le lacrime sono sempre state il principale prodotto locale e anche questo progetto, oltre che lassativo, fa piangere!

P.S.: Naturalmente sto scherzando! Tuttavia, qualora la cosa si realizzasse in tutto o in parte, rivendico fin d'ora per me e i miei eredi, una modica percentuale sugli introiti del business a titolo di copyright per l'idea.

Prendiamo ora dal Web alcune informazioni riguardo alla catapulta neozelandese:
Poco lontana da Queenstown, cittadina sulle sponde del Lago Wakatipu famosa per la sua offerta di sport estremi, la Nevis Catapult è la catapulta umana più grande e più estrema che sia mai stata realizzata. Si viene letteralmente lanciati per aria, ad una velocità di 100 chilometri orari e, in un solo secondo e mezzo, si attraversano i 150 metri di strapiombo. La sensazione? Sembra di schiantarsi contro la montagna lì di fronte. Costata diversi milioni di dollari, l’enorme fionda è nata da un’idea di AJ Hackett e Henry van Asch, pionieri del bungee jumping, che hanno reso “commerciale” questa disciplina estrema negli anni Ottanta. Per trent’anni, i due hanno fantasticato sull’idea di una catapulta umana. Un’idea che, oggi, è diventata realtà. «Vedere realizzato un sogno che hai coltivato così a lungo è difficile da descrivere. Ciò che più amo della catapulta è la possibilità che dà alle persone di sfidare i propri limiti, di varcare i confini della propria vita, di vivere con meno paura» ha confessato van Asch: «Mi hanno sorpreso la sua velocità, l’altezza, il salto che permette di compiere. Quando ci sali non sai esattamente dove finirai, e questo aumenta il divertimento». Perché è questo che è la Nevis Catapult: una combinazione straordinaria tra l’altezza, il volo e la velocità, resa possibile grazie a lunghi anni di ricerche. E, ovviamente, ultra sicura. «È una sensazione unica, una sorpresa. Non c’è niente che può essere paragonato a tutto ciò. Già il processo di imbracatura fa battere forte il cuore, perché è talmente rigoroso e scrupoloso da anticipare ciò che viene dopo. La velocità, poi, è incredibile» raccontano i suoi creatori, interrogati su quali sensazioni regali un’esperienza di questo tipo. Hackett e van Asch, che hanno brevettato le corde da bungee jumping alla fine degli anni Ottanta, in collaborazione con l’Università di Auckland, stanno già pensando oltre: «Ricerchiamo costantemente nuovi mezzi da offrire alle persone per uscire dalla loro comfort zone, e per dimostrare loro che – se possono fare una cosa tanto estrema – possono fare tutto nella vita», hanno dichiarato. Non resta dunque che attendere la loro prossima, straordinaria, follia.


5 commenti:

  1. Basta co sta "lacrimarum" puditu par davore ciamarla semplicemente "val de l'astego"?
    Mi come emigrante me sento un offeso sentire sto "lacrimarum"

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    Risposte
    1. Ironia fin che basta, dopo guasta

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    2. Hai ragione, anonimo delle 16.37, la preghiera -Salve Regina- che i cattolici rivolgono alla Madonna, recita testualmente: "te sospiriamo gementi e piangenti in questa valle di lacrime", può confermare che il disagio che viviamo noi della Valle è comune a tanti altri, anzi, forse noi siamo addirittura tra quelli più fortunati, sia per le condizioni economiche, che per la sicurezza sociale e per le libertà sconosciute a tanti altri.

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