lunedì 7 ottobre 2019

Formazione e manutenzione



Nel 1969, il professor Philip Zimbardo dell'Università di Stanford (California - USA), condusse un interessante esperimento di psicologia sociale.
"Esperimento 1969"  

Il team del prof. Zimbardo lasciò due auto abbandonate in strada: due automobili identiche, della stessa marca, modello e colore. Una però la lasciò nel Bronx, una zona povera e conflittuale di New York, mentre l’altra la lasciò a Palo Alto, ancora oggi una zona ordinata, ricca e tranquilla della California. Due identiche auto abbandonate, in due quartieri con popolazioni molto diverse. E un team di specialisti in psicologia sociale a studiare il comportamento delle persone in ciascun sito.

L’esperimento fornì i primi risultati nel giro di breve tempo: l’automobile abbandonata nel Bronx cominciò ad essere smantellata dopo poche ore. Dapprima perse le ruote e gli specchi. Poi rapidamente il motore, la radio, ecc. I materiali che potevano essere utilizzati? Vennero presi rapidamente. E quelli non utilizzabili? Comunque rapidamente distrutti. Dall’altra parte degli States invece, l’automobile abbandonata a Palo Alto, dopo una settimana risultava ancora intatta.
I ricercatori a questo punto decisero di provare l’esperimento con altri sviluppi: provarono a rompere un vetro della vettura parcheggiata in strada a Palo Alto, California. Il risultato fu che s’innescò anche per questa auto lo stesso processo, come nel Bronx di New York. Furto, violenza e vandalismo ridussero questo veicolo rapidamente nello stesso stato.
La domanda che ne scaturì portò a una considerazione sorprendente: “Perché la semplice rottura di un vetro in una macchina abbandonata in un quartiere presumibilmente sicuro è in grado di provocare un processo criminale?”
La scoperta: quel fatto, il processo criminale, in tutta evidenza non era stato provocato dalla povertà. Era successo qualcosa di diverso. Che aveva a che fare con la psicologia, col comportamento umano e con le relazioni sociali. E adesso se ne aveva la prova! Questa fu la prima novità introdotta dal primo esperimento di quella che diventerà la “Teoria delle finestre rotte”. Scoperta che allargò di molto il campo di indagine sulle povertà.
Da lì scaturirono le riflessioni:
La linea tra il bene e il male è permeabile. Quasi chiunque può essere indotto ad attraversarla quando viene spinto da forze situazionali.”  (Prof. P. Zimbardo)
In pratica ci si domandò: che pensiero produce la visione di un vetro rotto in un’auto abbandonata?  Trasmette un senso di deterioramento, di disinteresse, di noncuranza. Più in generale trasmette la sensazione di “rottura” dei codici di convivenza. Come altri esperimenti successivi consentirono di rilevare: è il SEGNALE di  un territorio con assenza di norme, privo di regole, dove tutto è inutile. Ogni nuovo attacco subito dall’auto? Finisce poi con il ribadire e moltiplicare quell’idea. Fino all’escalation di atti, sempre peggiori, incontrollabili, col risultato finale di una violenza irrazionale.

In sostanza: la criminalità è più alta nelle aree dove l’incuria, la sporcizia, il disordine e l’abuso sono più alti. Se si rompe un vetro in una finestra di un edificio e non viene riparato? Saranno presto rotti tutti gli altri. Se una comunità presenta segni di deterioramento e questo è qualcosa che sembra non interessare a nessuno? Allora lì si genererà la criminalità.
Se sono tollerati piccoli reati come parcheggio in luogo vietato [o parcheggiatori abusivi che riscuotono la loro mercede in cambio della segnalazione di un parcheggio libero, come si vede purtroppo in molte delle nostre città], superamento del limite di velocità o passare col semaforo rosso, se questi piccoli “difetti” o errori non sono puniti? Si svilupperanno “difetti maggiori” e poi i crimini più gravi.
La mendicità aggressiva, l’incuria, la sporcizia, sono l’equivalente delle finestre rotte, ossia inviti a quei crimini più gravi: “Rapinatori e ladri, sia occasionali sia di professione, sanno che le possibilità di essere catturati, o persino identificati, si riducono se agiscono in strade in cui le vittime potenziali sono già intimidite dalle condizioni dominanti“.
Emergono le  “Condizioni  Dominanti
Da quel lontano 1969 molti furono gli esperimenti condotti fino al 1982, quando la teoria fu esposta. La riflessione si è oggi allargata ad altri ambiti. Confermando sempre gli stessi esiti. Se parchi e altri spazi pubblici sono gradualmente danneggiati e nessuno interviene? Questi luoghi saranno presto abbandonati dalla maggior parte delle persone (che smettono di uscire dalle loro case per paura di bande). Quegli stessi spazi lasciati dalla comunità saranno progressivamente occupati dai criminali. Perfino l’idea che graffiti a spruzzo e altre forme di basso livello delinquenza possano promuovere ulteriormente il cattivo comportamento è stato oggi sperimentalmente testato. 

Gli studiosi sono giunti così a rispondere in una forma ancora più forte, dichiarando che più della povertà è l’incuria ed il disordine che accrescono molti mali sociali e contribuiscono a far degenerare l’ambiente. Incuria e disordine, o per meglio dire assenza di “ordine condiviso“, nelle relazioni umane e non solo.
È una questione di ricchezza e povertà? Gli studi tendono ad escluderlo. 
A casa può esserci la povertà ma, come ci viene spesso detto, può esserci la  dignità. Ecco che i problemi trovano una diversa osservazione. I problemi emergono se il capofamiglia non rispetta le regole. Anche le regole minime, quelle che influiscono sui sentimenti di convivenza, come il lasciare degradare progressivamente la sua casa, come la mancanza di tinteggiature alle pareti che versano in pessime condizioni. Sono “rottura di codici di convivenza” le cattive abitudini di pulizia, la proliferazioni di cattive abitudini alimentari, l’utilizzo di parolacce, la mancanza di rispetto tra i membri della famiglia, ecc. Sono tutti FENOMENI DA FINESTRE ROTTE. Fenomeni che gradualmente portano anche ad una caduta della qualità dei rapporti interpersonali tra i membri della famiglia. Ed inizieranno a creare cattivi rapporti con la comunità e la società in generale. 

Questa teoria delle finestre rotte può essere un’ipotesi oggi valida, ci dicono gli studiosi, per comprendere la degradazione della società e la mancanza di attaccamento ai valori universali. La mancanza di rispetto per l’altro e alle autorità (estorsione e le tangenti), la degenerazione della società e la corruzioni a tutti i livelli. La mancanza di istruzione e di formazione della cultura sociale, la mancanza di opportunità. Tutti questi elementi generano un paese con finestre rotte: con tante finestre rotte e nessuno che sembra disposto a ripararle.

Le possibilità e le occasioni sono tante. Si può iniziare a riparare le finestre della propria casa, cercare di migliorare le abitudini alimentari della propria famiglia, chiedere a tutti i membri della famiglia di evitare di dire parolacce, soprattutto davanti ai figli. Si può decidere di non mentire, di evitare persino le piccole bugie. Decidere di accettare le conseguenze delle nostre azioni con coraggio e responsabilità, anche solo per dare una buona dose di educazione ai nostri figli.  Vi è  tuttavia un limite a tutto questo: occorre che vi sia una regola e che essa sia condivisa.  In questo ci può aiutare solo lo Stato.
È difficile estendere l’applicazione in positivo della teoria delle finestre rotte, quando lo Stato [la politica] introduce regole che non possono essere rispettate. O introduce regole che producono l’impunità per chi le viola, ovvero regole che consentono a chi ha rotto i vetri di poter pensare di continuare a ripetere quel gesto o riprendere in altri modi quell’attività. È idea comune attribuire le cause del crimine alla povertà, la Teoria delle Finestre Rotte afferma invece – ed è qui la novità, come si è detto – che la criminalità è invece un fenomeno contagioso: fenomeno che non parte da un particolare tipo di persona, ma da una “caratteristica”, da una infrazione alla regola. Appunto il vetro rotto “nell’ambiente circostante”.

Fonti: varie,
nel testo.  George Kelling – Catherine Coles: “Fixing Broken Windows: Restoring Order and Reducing Crime in Our Communities“. Bernard L. Harcourt –  Jens. Ludwig:  “Broken Windows: New Evidence from New York City and a Five-City Social Experiment

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