martedì 13 novembre 2018

Qual'è il bosco che non esiste più?

Dicono gli amici, scrivono i giornali: I boschi di Rigoni Stern non esistono più. Anche i miei pensieri vanno a cercare quell'uomo che ho conosciuto già quasi anziano  e che la sua dignità e la mia devozione non ci hanno mai permesso confidenza, a lui mi rivolgevo con un rispettoso lei, voi per scritto, e chiamavo Signor Mario. Penso che avrebbe parole dure Rigoni Stern che pochi intimi ascolterebbero, e nessuno condividerebbe per non offendere il permaloso popolo di Facebook. O chissà, reso saggio dagli anni e dagli affanni, non direbbe nulla, non scriverebbe nulla lasciando ai suoi abborraciati epigoni la penna. Io per me penso che non sia il bosco di Rigoni Stern a non esistere più, è il bosco di Anna, che centenaria indica alla cognata di guardare sotto quella pianta e la cognata quasi soprapensiero si china e raccoglie qualcosa che subito fa sparire in tasca che nessuno veda, che nessuno sappia; un porcino, un finferlo, un sasso? Non ce lo diranno mai. Penso sia il bosco di Anna a non esistere più. Anna che sa la natura di ogni albero. Penso che sia il bosco di Leone Zanettin a non esistere più. Leone l'ultimo malgaro allevatore di vacche rendene, che quel bosco percorreva nelle notti senza luna, nell'oscurità andava senza una luce per contare le vitelle che lui solo trovava riconosceva nel buio. Penso sia il bosco di Leone a non esistere più.  Penso sia il bosco di Nannu il sardo a non esistere più. Nannu il sardo con occhi e capelli di brace che sognava di mettere da parte abbastanza soldi per comprare un piccolo gregge e tornare a casa nella sua terra di Sardegna da padrone e non più da servo. Nannu che quando ha sentito il frusciare di seta della nera Signora che tutti ci governa si è seduto sotto un abete bianco e lì è rimasto per il resto della stagione e per tutto l'inverno, che lo abbiamo trovato solo in primavera, non abbiamo mai saputo di cosa fosse morto, non si fanno autopsie ai guardiani di vacche e poi le volpi se lo erano mezzo mangiato. Penso sia il bosco di Nannu il sardo a non esistere più.
Penso sia il bosco delle nostre vacche a non esistere più, le nostre vacche che sapevano sotto quale abete ripararsi per non essere prese dalla saetta. Penso sia il bosco delle nostre vacche a non esistere più.
Io per me penso che non sia il bosco a non esistere più, il bosco continuerà a esistere, ma sono le persone, gli spiriti, che lo percorrevano, la civiltà che lo ha formato, a non esistere più, penso che le sole radici spezzate che non guariranno mai siano le nostre di montanari, strappati alle terra che ci ha cresciuti.
E infine sì, è il bosco di Mario a non esistere più, non quello di Rigoni Stern, il bosco di Mario che non credeva in Dio, ma nel bosco pregava, è la gente che Mario incontrava a non esistere più.
Il verso di Brecht sulla colpa del parlare di alberi in certi tempi, dovete cercarvelo perché non lo ricordo più, ma così è.
Andrea Nicolussi Golo

3 commenti:

  1. CIAO ANDREA. Apprezzo e condivido sempre le tue riflessioni sulle ns montagne e boschi.E un po' di tempo che non ci incontriamo .Spero di venire in primavera almeno x un bicchiere insieme.CIAO AGOS CINZIA

    RispondiElimina
  2. CIAO ANDREA. Apprezzo e condivido sempre le tue riflessioni sulle ns montagne e boschi.E un po' di tempo che non ci incontriamo .Spero di venire in primavera almeno x un bicchiere insieme.CIAO AGOS CINZIA

    RispondiElimina

Girovagando

  Il passo internazionale “Los Libertadores”, conosciuto anche come Cristo Redentore, è una delle rotte più spettacolari che collegano l...