mercoledì 7 novembre 2018

Il pensiero di Andrea

Avete pianto gli alberi... è giusto, è sacrosanto piangere per gli alberi, perché gli alberi sono l'ultimo ricordo che ci è rimasto del Paradiso Terrestre, me lo ha insegnato il mio amico Spiro Dalla Porta Xidias e non l'ho mai dimenticato. Ho pianto anch'io quando non ho più riconosciuto i luoghi. Avete pianto gli animali morti sotto agli schianti; è giusto, è sacrosanto piangere per gli animali, l'innocenza perduta, qualunque essa sia, merita sempre le nostre lacrime. Ho pianto anch'io, sui resti di una camoscina. 
Avete pianto o forse no, le persone, che persone ne abbiamo da piangere a mille e mille ogni giorno e non ci riusciamo nemmeno più. Vi siete preoccupati per le strade, gli acquedotti, gli impianti di risalita, è un bene, l'economia va sostenuta.
Ma adesso che ci siamo asciugati le lacrime, che mica si può piangere sempre, adesso voglio svelarvi un segreto che io so e voi non sapete: le montagne non sono morte il 29 ottobre 2018, le montagne erano già morte quando ha chiuso l'ultimo ambulatorio medico, l'ultimo dispensario farmaceutico, l'ultimo ufficio postale, l'ultimo panificio, l'ultimo negozio di barbiere. Le montagne erano già morte quando i suoi bambini di sei anni hanno incominciato a salire sugli autobus per andare a scuola venti chilometri più a valle e poi quaranta, la chiusura dell'ultima scuola, la nostra più grande tragedia. Le montagne erano già morte quando l'ultimo prete ha lasciato la canonica, lo so, in città il prete conta nulla, ma venite voi a dire ai nostri vecchi che devono morire senza confessione, venite a dirglielo guardandoli negli occhi che io non ne ho né la forza né il coraggio. Le montagne sono morte allora, quando sono morti i paesi. Il 29 ottobre si è solo un po' rovinato il vostro luna park, per qualche tempo non potrete farvi quelle belle passeggiate tonificanti all'ombra di boschi secolari, senza chiedervi nulla della fatica di chi li ha coltivati, sì, coltivati, non potrete fare quelle belle gite con le ciaspole nell'incanto dell'inverno, stendervi al sole seminudi a tremila metri di quota, ma non preoccupatevi... lo show andrà avanti e se non per l'otto dicembre, per Natale potrete tornare a divertirvi, tutto sarà rimesso a lucido, solo i paesi non torneranno più, i paesi continueranno a morire e noi con loro, ma voi non piangerete. 
Noi non piangeremo "che sempre allegri bisogna stare che il nostro piangere fa male al re..."
Andrea Nicolussi Golo

15 commenti:

  1. Considero questo pensiero ancora troppo antropocentrico. Io credo, al contrario, che la montagna non sia mai morta, né morirà mai. Si rigenererà, vivrà, subirà i colpi del destino per poi tornare a reagire. Come già sta facendo a nostra insaputa mentre noi ci disperiamo. Il problema dello spopolamento delle montagne esiste, è grave e va risolto. Molti danni sono stati causati anche dall'incuria delle persone. Ma la montagna continuerà a vivere, con o senza l'uomo. Sarà lei a decidere in che modo. Com'è giusto che sia.

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  2. In un capitolo dei Promessi Sposi di Manzoni, si narra di Renzo che ritorna al paese. Siamo in tempo di epidemie, di peste. Vede un povero uomo seduto accanto ad un cespuglio. Lo riconosce, e' il suo amico Tonio. Vorrebbe salutarlo, ma Tonio non capisce più' niente. E' distrutto dalla peste. E ripete "A chi la tocca la tocca" (riferendosi alla peste".... E' cosi' per ogni ogni calamita' naturale. Adesso e' toccata alle nostre montagne come alle spiagge della Liguria ecc. Ma se pensiamo: Cile 1960 terremoto 2milioni di sfollati e 6.000 morti. Terremoto Haiti 2010 ha fatto 200.000 vittime e meta' dell-isola distrutta.. Uragano Katrina USA 80 miliardi di danni. Nepal terremoto 3.400 morti. Tsunami Indonesia 2004 migliaia di vittime e villaggi spazzati via dalle onde. E quando le alluvioni si abbattono su Filippine, Bangladesh, Cina ecc,,, sono milioni gli sfollati. Rimanendo a casa nostra: da Pompei in poi... terremoti sempre, il più' grande forse quello del 1908 che ha fatto 100.000 vittime e distrutto Messina e Reggio Calabria, fino ai terremoti più' recenti dall'Aquila ad Amatrice ecc. Purtroppo e' la realtà' nuda e croda che il povero Tonio ripeteva sconsolato "A chi la tocca la tocca"... Sono colpi del destino, come scrive Paola, ma la Natura sapra' rigenerarsi e la montagna continuare' a vivere.
    Anonimo

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  3. ha ragione Andrea, non considero viva la montagna abbandonata dall'uomo che la abitava e si prendeva cura i lei. Vivrà ancora, certamente, ma quando le case saranno abbandonate, i sentieri fagocitati dalla vegetazione, sarà vita quella , senza l'uomo e senza l'anima?

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  4. La montagna sta' meglio senza l'uomo

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    1. BENVENUTI NEL NOSTRO SECOLO :

      Telefono : senza filo
      Cucina : senza fuoco.
      Auto : senza chiavi
      Sesso : senza amore
      Gioventù : senza lavoro
      Portafoglio : senza denaro
      Dirigenti : senza scrupoli
      Relazioni :senza fondamenti
      Guerre : senza frontiere
      Comportamenti : senza prudenza
      Figli : senza padri
      Sentimenti : senza cuore
      Educazione : senza valori
      Bambini : senza cibo…………
      Tutto diventa SENZA
      e Tutto questo mi lascia SENZA voce.
      Anche le nostre speranze sono senza fine ?

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  5. I paesi stanno morendo, ma non la montagna. È più viva di sempre. Quando ero piccolo nelle ns montagne viveva solo il capriolo, adesso troviamo una moltitudine di animali e non sto ad elencarli

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  6. Parole forti quelle di Andrea.. ma per chi è rimasto tenacemente in valle, che con i disagi ha cresciuto i figli, si è recato al lavoro, ha tenuto vivo un orto, sembrano le parole di un'epigrafe… E' tutto vero, ma non siamo ancora finiti: sì ci stiamo spopolando, ma qualcuno sceglie ancora di mettere su casa nei piccoli paesi e fare famiglia; quando parlo con i miei figli e si dicono contenti di aver trascorso una giovinezza spensierata in valle, mi si allarga il cuore! Solo Dio sa quanto vorrei che tutti e due fossero ancora in questi luoghi, ma mi accontento di una, con la sua famiglia e cerco di far amare questi posti ai miei nipoti. La montagna fa restare senza parole dopo la catastrofe della scorsa settimana, le ferite sono grandi, ma silenziosamente, con pazienza come è da sempre, anche il bosco rinascerà, ne sono certa! Lucia

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  7. è una follia al punto in cui è arrivata l'umanità immaginare una montagna senza l'uomo. Allora immaginiamo pure il Pianeta senza l'umanità, cosa senz'altro possibile, ma io non vorrei esserci quando questo accadrà, spero ci sia chi se lo augura, così io non voglio esserci quando l'uomo abbandonerà per sempre la montagna. Le montagne non sono state abitate a caso, quando negli anni attorno al mille la pressione sulle pianure si era fatta insostenibile e le carestie mietevano vittime come mosche una politica lungimirante ha spinto gli uomini ad abitare oltre la linea dei mille metri, per compensazione veniva loro dato il bene più prezioso la libertà dalla servitù della terra. Oggi la pressione sulle città è enorme, mai come oggi la montagna potrebbe essere la soluzione di una infinità di conflitti, primo fra tutti quello più disastroso, la guerra per l'acqua, ma ci vuole lungimiranza, per sopportare i disagi della montagna non bastano i bei tramonti servono servizi, che non sono quelli immaginati dai costruttori di autostrade che vedono nelle montagne solo un ostacolo da abbattere, ma trasporto pubblico, linee elettriche interrate insieme alla fibra ottica, per far saltare la luce a Luserna non serve mica un'apocalisse bastano due larici sui cavi. Io sono stufo di chi pretende di trovare tutto bello lindo e pulito sulle nostre montagne, ma senza nessuno che disturbi, nessuno che pretenda i servizi minimi, un medico, un punto prelievi. Lo so cosa vorrebbero quelli che "la montagna vive meglio senza l'uomo", vorrebbero che tutti noi ce ne stessimo buoni in un condominio per 9 mesi all'anno e poi salissimo in montagna a pulirvi gli alberghi a farvi da servi quando volete andare in vacanza nella natura incontaminata. Troppo facile. A me non piacciono le citazioni e non mi piace citare Rigoni Stern tirato per la giacchetta da tutti (dopo morto che prima non lo conosceva nessuno) ma le sue parole "Ricordatevi che è la montagna che regola la pianura" mi risuonano in mente ogni volta che sento parlare che la montagna vive senza l'uomo, senza i paesi. Un'ultima cosa i disastri sulle montagne sono stati fatti per far divertire quelli che abitano in città che a noi di andare a sciare non ci importa un bel nulla e il denaro di quel tipo di turismo finisce nelle mani dei soliti noti, ai nostri figli si offrono un paio di mesi di lavoro d'inverno e uno d'estate a ottocento euro al mese per 12/14 ore al giorno. Beh chiudo qui Carla scusa lo sfogo.

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    1. Sottoscrivo in toto.. Tutto il falso, comanda. È l'ipocrisia che regna, trasforma i valori...

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  8. I prolungati periodi piovosi, soprattutto autunnali, possono provocare una forma benigna di depressione, detta "meteopatia". Benigna perché, come ritornano le giornate di sole, il malessere fortunatamente svanisce.
    Si leggono, in questo post, bellissimi commenti, però intrisi di malinconia.
    Non sono capace di evitare il ricordo di quanto mi raccontava il mio nonno su fatti che avvenivano nella prima metà del secolo scorso, quando i nostri boschi, fin dall’alba, brulicavano di persone che faticavano, comprese donnr e bambini in età scolare. Le "calcare" e le carbonaie erano molto comuni (informo i più giovani che la calce ed il carbone si producevano in loco, utilizzando la legna del bosco); il "farléto", cioè il fogliame raccolto nel sottobosco, era necessario come giaciglio per la mucca che i più benestanti avevano in stalla. Sulla piazza del paese erano accatastate alte pile di legna da ardere, in vendita, allo scopo di realizzare qualche soldo. I boschi erano talmente sfruttati che, negli anni '20, le alluvioni si succedevano con frequenza purtroppo drammatica.
    Non so quanto auspicabile sia rivivere quella vita grama, anche se sottocasa c’era il bottegaio che poteva vendere, sfusi, un etto di mortadella o di mostarda.

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  9. Sono d'accordo con il pensiero di Lucia. Credo che Andrea intenda come montagna i paesi montani, sempre più abbandonati, lasciati soli senza più servizi. La Lucia, credo, intenda per montagna l.insieme di boschi, flora e fauna che li abitano. Per noi che siamo nati e non siamo scappati da questi paesi, fin da piccoli ci hanno insegnato che la montagna non è solo un insieme di alberi ma molto di più. Non l'abbiamo mai considerata un luna park ma qualcosa di vivo, una parte integrante della ns vita. Quando posso vado a camminare nei boschi da solo, ma non per dimagrire o tenermi in forma, ma per ritrovarmi. Quante decisioni ho preso, quanti dubbi sciolti sudando in lunghe camminate, ascoltando il bosco che non era altro che la mia coscienza.Quante volte ci siamo fermati davanti ad un vecchio abete, appoggiando la mano, non per sostenerci ma sognando che ci trasmetta qualcosa, lui che ha passato le guerre, che era li molto prima di noi. Perchè per noi il bosco non è solo un'insieme di alberi. Domenica ho parlato con un anziano del paese, e gli avevo chiesto se era andato a vedere la montagna dopo quella maledetta sera." Certamente" mi ha detto, "mi sono fatto accompagnare, io nel '47 ero un bambino e lavoravo gia' in quei posti, e per tanti anni dopo, ma quando ho visto tutto quel disastro mi sono appartato e ho pianto". Caro Andrea quando succedono queste cose lasciaci piangere perchè per noi la montagna non è un insieme di alberi ma molto di più.

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  10. Bravo bepiti, noi non siamo quelli che vivono nei condomini e vengono in montagna solo alla domenica.

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    1. nati e cresciuti in condominio non per scelta...o no?

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