Chi abitava a San Pietro nel XIV° secolo? Magari lo sapessimo!
L’unica notizia che abbiamo di quell’epoca riporta che nel trecento in paese c’erano si e no cinque umilissimi tuguri (sic); quindi ragionevolmente meno di una cinquantina d’abitanti. Nulla però sappiamo della gente che abitava quei tuguri e di dove venisse. Dei loro vicini dai braccini corti, che stavano sopra i soji e che non li lasciavano roncare sulle loro pertinenze, conosciamo invece qualcosina di più.
Da un’antica infeudazione tratta dai “Feudorum” (Vol. 10, crt. 214r/v) dell’Archivio della Curia Vescovile di Padova, apprendiamo i nomi degli assegnatari dei masi di Rotzo che anticamente componevano quella villa e che costituivano il feudo soggetto a decima vescovile. Proprio su queste investiture feudali si sono basate le ragioni della famigerata “Longa Litte” che ha opposto le nostre due comunità.
Lì c’è scritto in latinorum che: ../questi masi sono posti “in unum” e giacciono nelle pertinenze della villa di Rotzo e confinano da una parte con la valle di Santa Giustina e la valle dell’Orco, da una parte il Rio Secco e dall’altra l’Astico e infine dalla quarta parte la Val d’Assa e altre contiguità se ve ne sono di più vere.//
Questi confini dovettero comprendere sostanzialmente l’intera area di Rotzo, dato che la Valle dell’Orco citata non è la nostra, ma bensì un termine dalle parti delle Vezzene.
Ecco i nominativi che si ricavano da quelle carte:
Procuratori di Rotzo all’inizio del 1400 e infeudati delle decime:
- Pietro del fu Salesino, Sindaco
- Tondello del fu Guido, Sindaco
Capifamiglia assegnatari dei masi (probabilmente durante il 1200*):
- Maso delle selve (tenuto dalla Chiesa di Rotzo);
- Maso di Guncio con suoi consorti;
- Maso di Albertino di Soncio con suoi consorti (scritto di Genzio in altra investitura);
- Maso di Busaldo Lurtoti con suoi consorti;
- Maso di Bianco Zafranelli con suoi consorti (detto Bianca Zampadi in altra investitura);
- Maso di Grossella e nipoti con suoi consorti;
- Maso di Andrea Anzilasco con suoi consorti;
- Maso di Secimino e Benvenuto, presso Castelletto, con suoi consorti
- Mezzo maso di Jacopo Musa (detto Giacomo Mussa in altra investitura);
- Mezzo maso di Giovanni Zixone (detto Giovanni di Cesare in altra investitura).
Sono in tutto 8 masi e 2 mezzi masi; salvo l'esistenza di altri fondi in proprietà privata diretta e quindi esclusi da questo novero.
IL Maso medievale “Manso”era un appezzamento di terra idoneo a sostenere una famiglia. Non aveva perciò un’estensione fissa, dato che dipendeva dall’orografia e dalla fertilità del territorio. In genere comprendeva 12 iugeri. Lo jugero romano era a sua volta la superficie arabile da una coppia di buoi in una giornata di lavoro e corrispondente all'incirca a 2500 mq. Quindi il maso doveva avere una superficie di 30.000 mq, salvo eventuali pascolivi, dato la pastorizia era attività corrente.
Ovviamente i cognomi a quel tempo non erano ancora usati e la latinizzazione dei nomi e dei patronimici non aiuta a capire che legame ci possa essere fra quei precursori e gli attuali eventuali discendenti. Certo è che dovremmo essere a ridosso del primo secolo di colonizzazione dell’Altopiano da parte dei famosi coloni bavaresi (almeno stando a quanto ci raccontano in coro gli eruditi).
Vediamo un Tondello, che qui è dato come nome proprio. Di Guido era il patronimico della famiglia che teneva il castellare del Purgh (Castelletto) e che forse s’evolse nell'attuale De Guio.
Nomi d'origine teutonica sono certamente: Albertino, Busaldo e Guncio latinizzazione di Kunz (Corradino), così come Soncio (Genzio). Grossella è probabilmente la latinizzazione di “Grossele”. Secimino, Benvenuto, Cesare e Bianco sono nomi latini, come pure: Andrea, Pietro, Giovanni e Giacomo. Questi ultimi appartengono peraltro alla tradizione cristiana, quindi possono ritenersi trasversali. Per quanto a: Lurtoti, Zafranelli, Anzilasco e Zixone è ben difficile ipotizzare etimologie, anche se l’impressione è che siano trascrizioni di suoni di un’altra lingua. Va comunque considerato che nel medesimo periodo anche in tutti i paesi della pedemontana vicentina il rapporto fra nomi di ascendenza teutonica e latina era grossomodo equilibrato.
* Note: I documenti datano fra la fine del XIV° e l'inizio del XV° secolo, ma richiamano antichi titolari e diritti estinti che riportano la nostra lista indietro ai secoli precedenti.
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