lunedì 5 novembre 2018

Alluvione del 29 ottobre

Marco Todarello
Intontiti dalle immagini delle carcasse degli yacht spiaggiati a Rapallo, in tanti non si sono accorti che le Alpi italiane hanno subito una delle ferite più profonde della loro storia plurimillenaria


Guardateli quegli alberi, sdraiati uno sull’altro come i pezzi di una partita a Shangai finita male, ammassati nei letti dei torrenti esondati, ridotti a brandelli dalla furia dell’acqua e dei venti: sono decine di migliaia, nelle valli dolomitiche del bellunese e della Pusteria, in Alto Adige; in ampie zone del Friuli, dalla Carnia al Gemonese; nelle trentine Val di Fiemme e Val di Fassa.
Secondo i tecnici del patrimonio boschivo di Asiago, i danni sono paragonabili a quelli causati dalla Grande Guerra.
Pensateli uno a uno, perché i pini, gli abeti e i larici, che sono l’ossatura del paesaggio d’alta quota, sono alberi fortissimi che impiegano diversi decenni, a volte secoli, per diventare come li vediamo.
Con i rami e le foglie proteggono il suolo, con le radici lo stabilizzano e ne limitano l’erosione, che tra le altre cose influisce sulle portata delle frane e delle alluvioni.
Creature meravigliose delle nostre meravigliose Alpi, gli alberi senza vita sono il simbolo di questa ecatombe.
Già colpite dall’isolamento, dallo spopolamento e dall’indifferenza della politica, e ora in ginocchio per le frane, i blackout e i crolli di ponti e strade, le valli alpine dovranno provare a rialzarsi. Sarà una sfida senza precedenti.

Dal Governo nemmeno una parola per questo disastro silenzioso, del resto la montagna è considerata per lo più una meta turistica, buona per il grappino nella stagione dello sci o per postare la foto di un tramonto estivo.
E invece la montagna è una delle cose più preziose che abbiamo.
Dai pochi ghiacciai rimasti sgorga la vita, perché è da lì che viene l’acqua che beviamo o con cui irrighiamo i campi, così come l’ossigeno che respiriamo: ogni albero ne produce 30 litri al giorno, e per vivere ogni essere umano ne ha bisogno di almeno 200 ogni giorno.
“La provincia di Belluno come era fino a domenica non esiste più - ha detto il sindaco di Taibon Silvia Tormen - la Valle di San Lucano, gioiello Unesco, è distrutta, cancellata nelle sue caratteristiche ambientali e idrogeologiche”.
L'equilibrio degli ecosistemi di montagna serve alla sopravvivenza dell'uomo, non solo alla natura stessa.
E questa è l'ennesima occasione per capire che è un nostro dovere comprendere la natura, tutelarla, per limitare i danni che stiamo facendo e così garantirci (forse) un futuro.

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