L’ultimo
blackout ha insegnato una cosa importante, quella cioè che un
ciclone di tre giorni può mettere in ginocchio una regione
trascinandosi dietro cose spaventose. Tre giorni pesantissimi quelli
vissuti con l’angoscia nel cuore, ma sarebbero potuti essere anche
sei, otto, dodici. Termosifoni, frigoriferi, stufe, lampadine, tutto
crudelmente spento. Chi non l’ha provata? Lastebasse non è certo
da meno, ma ha una fortuna, quella cioè di avere la Civetta da
sfruttare, però urge una decisione tassativa. I soldi Odi sono
ancora in cassa anche se impegnati e gli atti per avere contributi
(del. reg 38/2013 e Bur 01/06/2017) sono sul tavolo delle operazioni.
Si tratta di investire con raziocinio, tanto da non rinviare a domani
un problema urgente di oggi. Si tratta di decidere se conviene rifare
un pezzo di ex asilo costruito solo 50 anni fa o riattivare una
centralina in fondo alla Civetta, come quella che un tempo alimentava
il paese. Si faccia un referendum in modo che la popolazione possa
decidere. Ma non si creino ritardi. Chi non si adegua riconosca la
propria responsabilità perché la corrente elettrica è un bene
essenziale e la probabilità di altri blackout è infinita. Ci sono
opere pubbliche già finanziate, ma ancora ferme al palo per
controdecisioni dell’ultimo momento. Trattasi di valutare se
interessa di più un pezzo di vecchio asilo o la sicurezza delle
famiglie nei momenti di crisi. Non pare il caso di sottovalutare un
problema di così vitale importanza! La saggezza rammenta: “no
time like the present!
(chi ha tempo non aspetti tempo!).
Domenico Giacon
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