Nato nel pieno sbocciare della
primavera del 1853, Van Gogh ha portato dentro di sé e dipinto i colori
forti e mai incerti di questa stagione; tanto il suo essere uomo era
fragile nel quotidiano vivere, tanto era scangiante e sicuro nel suo
essere pittore.
Mai segni di incertezza nei suoi
dipinti, sempre tratti decisi e precisi, pregni di forza e virilità.
Colori caldi e azzurri mozzafiato che ci fanno sentire il rumore
dell'acqua ed il tenue profumo del grano o l'odore della terra
dalla quale vengono estratte le patate.
E siamo tutti qui, pronti, alla linea
di partenza per farci soffocare e tramortire dalla semplice bellezza
della sua arte. Ed egli, magari anche stupìto, ci guarderà da quel
suo cielo stellato chiedendosi il perchè di cotanta gente. Già,
perchè tanta gente?
Sono innumerevoli le prenotazioni già
effettuate e il primo giorno della mostra è scandita da quella fila
di fronte alla Basilica Palladiana che sembra non muoversi mai, tanta
è l'affluenza che l'alimenta dalle retrovie.
Ma i numeri non si discutono! E
rimangono lì a dirci e a parlarci dell'affluenza, ma poco delle
ragioni che sospingono migliaia di persone verso Vincent.
Amore per il pittore? Stima verso la
sua persona? Fascino per la sua arte? Stupore verso il suo
personalissimo stile? Evento mediatico? Voglia di dire “io c'ero”?
Molti sono i quesiti che mi sollevano tutte quelle persone,
sicuramente ben intenzionate, che affollano la mostra: quesiti
rispettabili se pur non tutti condivisibili.
Rimango dubbiosa però, nel mio sadico
tentativo di voler comprendere e capire, se tutte quelle persone in
religiosa fila, comprendono e vedono la natura di Van Gogh: quei
campi di grano, i campi di girasoli, i contadini che raccolgono le
patate, gli alberi spogli di vita, ma ricchi di colori, i ruscelli
intatti e variopinti, gli iris e i magici cieli stellati.
So che mi faccio del male nel
rispondermi, ma non posso esimermi dal farlo e l'unica risposta è
NO!
No, quelle persone non comprendono e
non vedono la forza e la bellezza della natura disegnate dall'artista perchè altrimenti non potrebbero non vedere la bella e
umiliata natura che circonda il territorio vicentino. Non possono
comprendere la forza dell'odore della terra dipinta da Vincent, se
lasciano che venga costruita la Pedemontana Veneta; non possono vedere la
bellezza dei ruscelli e dei colori (veri!) dei boschi della Valle
dell'Astico se permettono, con la loro indifferenza, di far
costruire la Valdastico Nord!
E allora perchè tanta premura nel
vedere una bella, straordinaria, ma pur sempre dipinta natura, se non
si riesce a difendere quella vera che abbiamo attorno a noi?
E non ho risposte!
Van Gogh è morto in solitudine:
sconosciuto ai più.
Succederà così anche per la Valle
dell'Astico, morirà in solitudine: sconosciuta ai più. Speriamo
almeno, che nei pochi anni che le rimangono, nasca un altro “Vincent”
che la possa immortalare nelle sue tele e possa così tramandare la
sua bellezza e unicità ai posteri.
Irma Lovato Serena
Beh ,che dire,sicuramente tanti poi si riempiranno la bocca dicendo sai che ho visto i quadri di Van Gogh.Poi tieni conto che per ammirare la natura bisogna camminare e si fa fatica.Alla Basilica Palladiana ci arrivi quasi in auto e fai la tua bella figura di acculturato!Anni fa ho visto la mostra a Treviso su Van Gogh,l'oro e il blu,e poi la precedente in Basilica,mi hanno sempre emozionato lo ammetto.Però fare un giro ora per i boschi di S.Piero,forse perchè ghe son nato,e vedere le varie sfumature di colori dele foje dele visele o dei carpane,beh l'è na cosa che mi riempie di gioia.Cittadini muovete il posteriore e ammirate tutta la Valdastico.
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