martedì 10 ottobre 2017

Van Gogh e la Valle dell'Astico


Nato nel pieno sbocciare della primavera del 1853, Van Gogh ha portato dentro di sé e dipinto i colori forti e mai incerti di questa stagione; tanto il suo essere uomo era fragile nel quotidiano vivere, tanto era scangiante e sicuro nel suo essere pittore.
Mai segni di incertezza nei suoi dipinti, sempre tratti decisi e precisi, pregni di forza e virilità. Colori caldi e azzurri mozzafiato che ci fanno sentire il rumore dell'acqua ed il tenue profumo del grano o l'odore della terra dalla quale vengono estratte le patate.
E siamo tutti qui, pronti, alla linea di partenza per farci soffocare e tramortire dalla semplice bellezza della sua arte. Ed egli, magari anche stupìto, ci guarderà da quel suo cielo stellato chiedendosi il perchè di cotanta gente. Già, perchè tanta gente?
Sono innumerevoli le prenotazioni già effettuate e il primo giorno della mostra è scandita da quella fila di fronte alla Basilica Palladiana che sembra non muoversi mai, tanta è l'affluenza che l'alimenta dalle retrovie.
Ma i numeri non si discutono! E rimangono lì a dirci e a parlarci dell'affluenza, ma poco delle ragioni che sospingono migliaia di persone verso Vincent.
Amore per il pittore? Stima verso la sua persona? Fascino per la sua arte? Stupore verso il suo personalissimo stile? Evento mediatico? Voglia di dire “io c'ero”? Molti sono i quesiti che mi sollevano tutte quelle persone, sicuramente ben intenzionate, che affollano la mostra: quesiti rispettabili se pur non tutti condivisibili.
Rimango dubbiosa però, nel mio sadico tentativo di voler comprendere e capire, se tutte quelle persone in religiosa fila, comprendono e vedono la natura di Van Gogh: quei campi di grano, i campi di girasoli, i contadini che raccolgono le patate, gli alberi spogli di vita, ma ricchi di colori, i ruscelli intatti e variopinti, gli iris e i magici cieli stellati.
So che mi faccio del male nel rispondermi, ma non posso esimermi dal farlo e l'unica risposta è NO!
No, quelle persone non comprendono e non vedono la forza e la bellezza della natura disegnate dall'artista perchè altrimenti non potrebbero non vedere la bella e umiliata natura che circonda il territorio vicentino. Non possono comprendere la forza dell'odore della terra dipinta da Vincent, se lasciano che venga costruita la Pedemontana Veneta; non possono vedere la bellezza dei ruscelli e dei colori (veri!) dei boschi della Valle dell'Astico se permettono, con la loro indifferenza, di far costruire la Valdastico Nord!
E allora perchè tanta premura nel vedere una bella, straordinaria, ma pur sempre dipinta natura, se non si riesce a difendere quella vera che abbiamo attorno a noi?
E non ho risposte!
Van Gogh è morto in solitudine: sconosciuto ai più.
Succederà così anche per la Valle dell'Astico, morirà in solitudine: sconosciuta ai più. Speriamo almeno, che nei pochi anni che le rimangono, nasca un altro “Vincent” che la possa immortalare nelle sue tele e possa così tramandare la sua bellezza e unicità ai posteri.

Irma Lovato Serena

1 commento:

  1. Beh ,che dire,sicuramente tanti poi si riempiranno la bocca dicendo sai che ho visto i quadri di Van Gogh.Poi tieni conto che per ammirare la natura bisogna camminare e si fa fatica.Alla Basilica Palladiana ci arrivi quasi in auto e fai la tua bella figura di acculturato!Anni fa ho visto la mostra a Treviso su Van Gogh,l'oro e il blu,e poi la precedente in Basilica,mi hanno sempre emozionato lo ammetto.Però fare un giro ora per i boschi di S.Piero,forse perchè ghe son nato,e vedere le varie sfumature di colori dele foje dele visele o dei carpane,beh l'è na cosa che mi riempie di gioia.Cittadini muovete il posteriore e ammirate tutta la Valdastico.

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