lunedì 2 ottobre 2017

Il Capusso Stciantiso


Nell’Alta Valdastico serpeggia sottotraccia una strana voglia di rivincita. 
No, non c’entra niente il proseguimento dell’A31, né le polemiche sul calcificio, bensì qualcosa destinato a rivoluzionare il panorama culinario della provincia tutta. 

Schiacciata ad est dalla Patata di Rotzo e ad ovest dallo Gnocco di Posina, la Lacrimarum ha sempre vissuto con invidia e rassegnazione questa sua subalternità agli ingombranti vicini.
Ma niente è per sempre!

Una sconvolgente novità sta per irrompere col botto nel cibario nazionale: 


il Capusso Stciantiso 
(Brassica oleracea Stciantisa)

Il Capusso Stciantiso è una varietà finora sconosciuta di cavolo cappuccio, recentemente censita e annoverata fra le novità botaniche del secolo.
Pare infatti che l'origine di questo ortaggio risalga alla notte dei tempi e sia il più autentico e tangibile retaggio dei nostri progenitori.

Narrano le ciàcole di Paese, che alla fine del settecento, un certo Titéla, bocia della famiglia dei Toldo di San Pietro detti Stciantisi, si trovasse a ténder vache sù dai Prunar a Castelletto e avesse aiutato l’abate Agostino a scavare nelle proprietà dei Dal Pozzo sul Bostel. 

Assai poco interessato ai sassi anneriti, ai fermagli di rame e alle ossa bruciacchiate,  che tanto appassionavano quello strano prete, il ragazzo fu invece attratto da un sacchettino di pelle di cervo incartapecorita trovato in un interstizio di muro e che conteneva delle minuscole palline scure. Se lo mise in tasca e lo portò a casa per mostrarlo alla nonna, la quale riconobbe d’istinto una potenzialità in quei familiari globuli tutti raggrinziti e li seminò nell’orto.
Ne nacquero dei cavoli di dimensioni impressionanti e diversi dagli altri comuni a San Pietro e che, fati pipàre in farsòra o trasformati sapientemente in crauti, si rivelarono un'autentica leccornia.
La vecchia pensò bene di tenere riservata questa scoperta e di non condividerla con i paesani invidiosi; ne curò quindi la coltivazione solo all’interno della famiglia, tramandandola come geloso segreto.

Sembrava che questa varietà fosse stata inghiottita dal tempo, insieme a tante altre meno misteriose coltivazioni del luogo, invece ecco che un appassionato rampollo degli Stciantisi, fatalità omonimo dell’antenato settecentesco, sia risuscito nell’impresa di riprodurre quell'ortaggio paleoretico. 








Con fare circospetto e carbonaro, Battista Stciantiso, sconfinando nel più acconcio territorio nemico, ha seminato alcune piantà del pregiato ortaggio e ora può esibire orgoglioso la sua produzione, certo che diverrà motivo di rilancio del paese e gradita proposta per i gourmet più esigenti.

Già San Pietro sogna già di surclassare Chiuppano nella produzione dei crauti e inondare la Valle di effluvi più acri e rustici, ma certamente più familiari e meno tossici delle esalazioni del calcificio o dell’autostrada.


Il capusso stciantiso in tecia, sarà senz’altro un contorno apprezzatissimo dagli appassionati arrampicatori che affolleranno il costruendo Anello delle Anguane, dato che i suoi effetti collaterali contribuiranno a migliorare la propulsione verticale e la soddisfazione dell’arrampicata.

Confidiamo che gli assopiti ristoratori della Valle colgano l’opportunità e diano a questo umile ortaggio lo spazio e la dignità che merita.

Pare anche che stia già nascendo un comitato spontaneo che raccoglierà le firme per chiedere l’annessione del comune di Valdastico, non già al Trentino, che ormai è banale, ma addirittura alla Baviera, in virtù della speciale e inaspettata fratellanza gastronomica.

Gianni Spagnolo



8 commenti:

  1. Ciao Gianni, è sempre un piacere leggere le tue storie, che confermano il tuo attaccamento al paese. È la prima volta però che vedo scritto stciantiso, io ho sempre visto sc-iantiso: qual è quello giusto? Ciao e grazie. P.S.: complimenti Battista.

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    1. Grazie Alessandro.
      Giusto o non giusto a me il trattino di separazione non piace. Non esiste nella grammatica italiana se non per sopperire appunto alla mancanza di caratteri fonetici adatti a rappresentare alcuni suoni. Lo usano i francesi, ma lo considero ostico alla lettura. Se si pronuncia la stc.. di Stciantiso, stcianta, stciopo, ecc. mi pare che la fonetica sia meglio rispettata.
      Non so cosa ne pensa Battista, che fra un capusso e l'altro magari si è posto il problema; altrimenti passiamo a Badòn, che non crea problemi ;-)
      Bravo Battista, W el capusso!

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    2. Stai attento Gianni, una volta ho chiamato Badon uno Sc-iantiso, robe che el me copa!!!😂😂😂

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  2. La Lacrimarum è troppo bella!
    Sempre un piacere leggerti..
    Complimenti al grande agronomo che abbiamo in paese.

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  3. A Battista dico BRAVO per l'impegno che ci mette a fare cose che oramai pochi sono inclini a fare, ma se mi conferma che non li ha POMPATI vada per il BRAVISSIMO, anche se il merito andrà anche un po' alla tipologia del terreno, alla giusta altitudine, temperatura e umidità.
    Con questi risultati, Il TERRITORIO NEMICO può urlare un forte “cicarabia” giù in valle, così, tanto per.
    Per STCIANTISO non metto lingua, ma fra la S e la C qualcosa si deve inserire: o una T come dice Gianni, o una virgola, o un apostrofo, altrimenti esce la pronuncia come SCIame, SCIagura.
    Per Gianni grazie per avermi messo di buonumore tutta la mattina dopo aver letto gli effetti che potrebbero avere i crauti sulla propulsione verticale. Ho riso tra me e me tutta la mattina.
    Per “CHI HA ORECCHIE INTENDA” non mi sembrerebbe poi tanto da cestinare l'idea della coltivazione di questo ortaggio, magari, se rendesse di più, in alternativa alla patata.
    Mi sorge però il sospetto che se Battista è salito in altopiano, in valle i suoi esperimenti li ha già fatti con risultati più scadenti.

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  4. Dalle mie parti se dise sgiantiso

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  5. Avendo scattato io le foto,e aiutando,ogni tanto, Battista nei lavori posso assicurare che non pompa niente,ne patate ne ortaggi.Aggiungo che grazie a mia figlia Giulia che gli fa vendere patate anche in giro per l'Italia ,queste sono molto apprezzate ovunque.C'è anche chi viene a prenderle direttamente nel campo,appena messe nei sacchi.Non trascuriamo Lucia che gli l'uso gratuito dei campi!!!!!!!!!Gianni complimenti per tutto l'articolo di apertura.

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