L’ingresso
di don Sergio avvenuto il 24 settembre 2017 a San Pietro Valdastico,
ha segnato l’inizio della sua missione nelle tre parrocchie della
Diocesi di Padova, diventando a tutti gli effetti, parroco delle
comunità. A seguire, le domeniche successive, ha celebrato la messa
solenne anche a Ponteposta, Lastebasse, Pedescala, così da dare un
segno speciale d'inizio, con quello che ogni parrocchia ha preparato
per l’occasione.
In ogni paese l’arrivo del nuovo parroco ha
smosso le persone, ha dato nuovo stimolo per accoglierlo nel migliore
dei modi: archi con rami di pino, fiocchi e nastri, scritte e
cartelloni, canti e preghiere, brindisi e festa, per dare un caloroso
benvenuto come da tradizione dei nostri paesi.
Credo che prima di
tutto dobbiamo ringraziare Dio per il dono della presenza di una
guida tra di noi; il Vescovo Claudio per averlo inviato e don Sergio
per aver accettato di essere per noi e con noi, un buon pastore.
Lui
ha detto chiaramente la sua gioia di trovarsi fra noi, in mezzo ai
monti, vicino alla sua famiglia; non può però bastare un luogo, un
panorama o alcune persone per dire che si sta completamente bene... di
certo c’è che è tra noi per annunciare il Vangelo e fare quello
per cui tanti anni fa è stato chiamato.
Ora dopo la preparazione al
suo arrivo, le celebrazioni, i festeggiamenti dobbiamo insieme a lui
ripartire mettendoci in gioco, ognuno con le proprie possibilità e
attitudini, aprendoci alle novità che può portare nelle parrocchie
e tendendogli la mano per camminare insieme.
Quando le situazioni
della vita ci mettono davanti a dei cambiamenti, ci vuole impegno,
costanza, pazienza e tanto amore, un amore reciproco che ci porta ad
andare in una precisa direzione, consapevoli delle difficoltà, ma
sempre impegnati perché ci sia un arricchimento e una crescita del
singolo e della comunità cristiana.
Sto leggendo un libretto edito
da edizioni San Paolo 2017 dal titolo “Il signor parroco ha dato di
matto”; un racconto di come un pastore può trovarsi in situazioni
che lo fanno disperare per problemi senza un vero valore (litigi nel
consiglio Pastorale, del gruppo dei fiori, delle pulizie, del coro
,dei catechisti, delle tovaglie,ecc...) mentre si perde di vista il
VANGELO, i Sacramenti, il mondo che sta attorno. Che cosa fa questo
prete? Va in crisi, scappa e non si fa trovare facendo così smuovere
l’animo dei parrocchiani e del Vescovo, che si pongono delle
domande… è sempre difficile rintracciare il senso della vita
cristiana e contemporaneamente riflettere sul ruolo del sacerdote…
Ma non ve lo racconto tutto! Nel farvi partecipi della mia lettura
con queste brevi righe, vorrei augurare a don Sergio che trovi
braccia spalancate, menti aperte, cuori disponibili, buona volontà,
per costruire qualcosa di prezioso alla luce della Parola di Dio, con
la consapevolezza dei limiti umani, ma sempre e comunque rivolti a
quello che di profondo dobbiamo cercare in ogni nostra azione.
Buon cammino don
Sergio!
Lucia Marangoni
(le foto di Antonio Giacomelli)
Il problema non è il parroco, siamo noi che siamo troppo individualisti, opportunisti e ipocriti.
RispondiEliminaIo per prima.
Brava Lucia hai perfettamente centrato il problemi
RispondiEliminaBisognerebbe valutare situazione e situazione e non bisogna fare di ogni erba un fascio. Il prete è umano come noi. Ha pregi, difetti, limiti. Come noi, sbaglia. Chi più e chi meno. Non sempre la colpa è dei parrocchiani. Un po' di obiettività, suvvia. L'opportunismo e l'ipocrisia sono sempre esistiti. Anche l'individualismo, forse più accentuato ora, perchè viviamo tempi che ci permettono di esserlo un po' di più.
RispondiEliminaE sempre un grazie a Lucia. Ora manca la parrocchia di Lastebasse. Speriamo che Carla provveda.
El me piaxe sto prete, na bela facia cimbra finalmente. Desso ca ghémo el pastore novo, no resta che cambiare el can, magari anca elo cimbro. Se sa chei cimbri cole piegore i ghéva sata.
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