Sviluppata in Australia nel 1978 come modello di agricoltura sostenibile, la permacultura (dall’inglese ‘permanent agriculture’) è un’ insieme di pratiche agronomiche atte a progettare ambienti umani simili agli ecosistemi naturali. Gli inventori di questa particolarissima disciplina sono lo scienziato naturalista Bill Mollison e l’agronomo David Holmgren.
Il principio fondamentale della permacultura consiste nella convinzione che applicando in maniera etica e responsabile i metodi ecologici nei sistemi produttivi agricoli, si possa ricreare quell’equilibrio perfetto tra uomo e natura indispensabile alla vita
stessa. In altre parole, la permacultura punta a dimostrare che la
sopravvivenza umana è strettamente legata ad un tipo di agricoltura in
grado di durare nel tempo, con un impatto ambientale quasi prossimo allo zero.
Una teoria che può essere applicata a piccole o grandi realtà agricole,
a cominciare dal balcone di casa o dall’orto domestico, per finire alle
grandi aree naturali, agli insediamenti rurali, ai centri urbani ed ai
villaggi.
La teoria sviluppata da Mollison e Homlegren si è sempre basdata sulla coltivazione consociata di alberi perenni, arbusti, erbacee, funghi e tuberi. Ma dal momento che l’autosufficienza alimentare non può essere garantita senza l’accesso alla terra, ben presto i due scienziati iniziarono ad occuparsi anche di strategie legate all’acquisizione delle terre, strutture contrattuali e di autofinanziamento. È in questo modo che la permacultura è diventata a tutti gli effetti un sistema umano globale.
Sono molte le accademie nate in tutta Europa per applicare e
sviluppare i principi della permacultura; tra esse, la più importante si
trova in Inghilterra e conta oltre 900 membri.
Obiettivo fondamentale della permacultura, dunque, è la gestione etica della terra,
nonché la conciliazione fra l’ambiente naturale e quello antropizzato.
Una chimera? Forse, ma l’idea di ‘imitare’ la natura per ricreare quei
meccanismi produttivi capaci di coprire le esigenze alimentari umane non
sembra poi così utopistica.
Ritornare ad un equilibrio perfetto tra natura e uomo... Certi produttori lo stanno cercando con l'agricoltura biologica e, meglio ancora, quella biodinamica. In quest'ultima ci mettono anche il lato "Cosmo". Non ridete : è in costante sviluppo, se prendiamo l'esempio del vino, i più grandi, in Francia, ne sono adepti. "Il Romanée-Conti si è convertito interamente dal 2007, il Château Pontet-Canet a Pauillac o ancora La Vieille Julienne ed il suo Chateauneuf-du-Pape. Ma è in Alsazia che troviamo i punti di riferimenti in materia di biodinamica.
RispondiEliminaVi consiglio questo link per + informazioni :
http://www.movimentosereno.it/qual%E2%80%99e-la-differenza-tra-agricoltura-biologica-e-biodinamica/