martedì 3 settembre 2013

2 - Valdastico in quel tempo


2) 

...In autunno con il ritorno degli Emigranti stagionali, la gente si dedicava al taglio della legna da vendere, per arrotondare le magre entrate.
Quella strada era il calvario obbligato per tutto il paese. Le pietre trasversali erano levigate dal continuo passaggio dei pesanti carichi. Nel punto in cui filtrava dalla roccia un rivolo d'acqua, si era formata una piccola fonte che dissetava i passanti. Nei luoghi più pericolosi qualche immagine sacra ricordava ai passanti lo scampato pericolo. Là, mani pietose deponevano sempre qualche fiore selvatico.
Era una vita durissima, misera e grama. La cura degli animali era di primaria importanza. La morte del mulo o della mucca era considerata una grave disgrazia per la famiglia. Il latte era il primo alimento, la polenta e il formaggio, il secondo.
Nella cucina, a fianco del focolare, il lavatoio di pietra bocciardata. Lucenti secchi di rame conservavano l'acqua raccolta alla pubblica fontana. Pure di rame lucente il grande tegame appeso alla parete, le varie pentole, il caliéro per la polenta, la cògoma del caffè per gli ospiti di riguardo. Di bronzo la grande pentola per il minestrone, altro alimento importante per la famiglia. Al centro della stanza la tavola, appoggiata alla parete la credenza con due scomparti: uno per la farina bianca di frumento, l'altro per quella gialla di granoturco. Sopra, nella vetrina, in bella mostra piatti e bicchieri.
Nella cantina l'odore del vino si confondeva con quello del formaggio e dei salami appesi al soffitto. Dall'abbondanza o scarsità di queste scorte, si desumeva il benessere o la miseria della famiglia.
Un'eventuale malattia metteva in gravi difficoltà. Per uscire da questa precaria situazione, per gli uomini, la strada era una sola: emigrare, come sempre avevano fatto fin dal primo ottocento.
Partivano giovanissimi, assieme agli anziani, verso le miniere del nord Europa o i grandi cantieri idroelettrici in fase di costruzione sulle montagne della Francia. Altri attraversavano l'oceano su bastimenti diretti verso le Americhe o l'Australia.
In quelle immense terre, appena trovata una sistemazione, si facevano raggiungere dalla famiglia: così si formarono laggiù interi paesi di nostra gente. Anche là la vita era una lotta continua contro innumerevoli difficoltà: A volte le malattie, a volte la sorte avversa, piegavano la tenacia. Alcuni ritornavano, altri, con capacità ed ingegno, riuscirono ad inserirsi. Ai primi partiti ne seguirono altri: era un continuo partire e ritornare.
La guerra del 14-18 frenò questo esodo, che riprese più massiccio subito dopo. La grave crisi economica americana del 1929 comportò un sensibile rientro. La miseria condizionava le famiglie.
La vita grama, senza prospettive, fece accettare con entusiasmo la guerra contro l'Etiopia. Molti si arruolarono volontari, trasformandosi così da emigranti in soldati.
Era il principio di quella che sarebbe divenuta una tragedia: era l'ottobre del 1935.
Molti partirono: vedevano in quella terra africana un possibile avvenire. Partivano soldati per poi fermarsi come lavoratori o coloni. Nel viaggio verso l'Africa, morì Domenico Sartori. Giunti a destinazione, alcuni si ammalarono di malaria, altri furono feriti in combattimento. La guerra in Etiopia durò circa 8 mesi. Molti rimpatriarono, altri si fermarono, si fecero raggiungere dalla famiglia e si costruirono una nuova casa con molte speranze di un avvenire migliore. 
Questa guerra non era ancora del tutto finita, che in Spagna scoppiò una violenta rivoluzione: la falange franchista, contro l'esercito repubblicano. Anche in Italia si reclutavano volontari: un premio alla partenza e un tot mensile. Dal paese partirono alcuni giovani; nella battaglia di Bilbao, sul fiume Ebro, colpito, morì Leonardo Toldo "Marta".
L'Europa era in fermento. La Germania occupò la parte di Cecoslovacchia denominata Sudeti, abitata da popolazioni di lingua e cultura germanica. Anche l'Austria venne annessa. L'espansionismo tedesco si avviava con prepotenza verso la seconda guerra mondiale. (alla prossima)

2 commenti:

  1. Carla che tenerezza nelle parole di questo libro, alcune cose ancora presenti nel primo dopoguerra le ricordo pure io ( il camino,il seciaro e la mitica credenza fatta a mano uguale in tutte le case con i pomelli di vetro e dipinta con colori tenui azzurra, nocciola, verde acqua).....Nella prima puntata la foto dei cavallari vero che rappresenta il papà e lo zio della Alda Toldo ?????????Aspetto con impazienza le prossime puntate, ciao Floriana

    RispondiElimina
  2. No FLO, credo ti sbagli.
    Ho piacere che ti piaccia ciao!

    RispondiElimina

Girovagando

  Il passo internazionale “Los Libertadores”, conosciuto anche come Cristo Redentore, è una delle rotte più spettacolari che collegano l...