lunedì 18 marzo 2024

Le gocce dell’Astico


[Gianni Spagnolo © 24C10]

Dopo il lungo periodo siccitoso appena trascorso, è consolante rivedere i nostri torrenti gonfi d’acqua, anche se a stagioni invertite. Eravamo infatti abituati alle cospicue piogge autunnali, che periodicamente declinavano in alluvioni, mentre ora le troviamo a fine inverno, o quando capita. A conferma del detto popolare: el tenpo l’è restà da maridare par far cuél chél vole! Ecco che allora, al ponte di Breganze, l’Astico si presenta carico di un’acqua che s’estende da riva a riva, a formare un basso invaso dal gradevole impatto paesaggistico. Quasi un piccolo lago, pur se effimero, scolmato dalla briglia sotto il ponte. 

Fa un po’ strano immaginare che solo un paio di secoli fa, sull’Astico fluitassero ancora le grandi condotte di legname, quelle che portavano le bore dei nostri boschi verso le segherie del piano, poste in prossimità delle città. Poi, i prelevamenti per alimentare i consumi della nostra civiltà, hanno inesorabilmente ridotto a rigagnolo qausi ogni flusso d'acqua.

Quando transito per quel ponte, son perciò portato a pensare alle innumerevoli gocce d’acqua che formano quel bacino e che provengono dalle infinite pieghe delle nostre montagne. Quale sarà la goccia che proviene dalla Val d’Assa, quale quella dal Ghelpach, quale dalla Civetta, dalla Torra, o dalla Val de Lujàn, .. o da quella dei Mori o dell’Orco? Non è possibile separarle, confluiscono a formare una massa indistinta e omogenea, quasi a metafora delle nostre vite. Si dipartono ognuna da luoghi e situazioni distanti e diverse, poi interagiscono insondabilmente fra loro, per confluire infine nell’unico bacino gravitazionale e nell’eterno riciclo della natura. 

L’Astico confluirà nel Tèsina, diluendosi con le risorgive della Pedemontana, quindi nel Bacchiglione, che s’immetterà a sua volta nella Brenta per confluire infine nell’Alto Adriatico. Lì ricomincerà l’eterno ciclo dell’acqua. S'eleverà in vapore, formerà le nuvole, che il vento trascinerà dove vuole (se vede che anca élo a l’è restà da maridare). Chissà perciò dove finirà la goccia d'acqua stillata faticosamente dalla fontanella dei Fondi; su quali montagne tornerà ad iniziare il suo ciclo. Se cadrà come fiocco di neve sul monti del Caucaso, o ritornerà liquida sulla catena dell’Atlante, o sui Vosgi francesi, o magari proprio sui nostri altopiani. Sarebbe interessante saperlo, ma non è nelle nostre facoltà; possiamo solo volare con la fantasia, rimasta fortunatamente nubile anch’essa.

Non ho un particolare rapporto con l’Astico, che pur è il torrente di casa; anche se noto che è stato comunque un po’ il trait d’union del flusso della mia esistenza. Sono venuto al mondo ad una decina di km di distanza dalle sue sorgenti, su alle Telder, e oggi abito ad altrettanta distanza dalla sua fine nel Tésina. Qualche tempo l'ho vissuto anche nel suo medio corso. 

Da bambino vedevo il suo alveo come un territorio estraneo, non mio. Io mi sentivo di appartenere alla roccia più che all’acqua, alla montagna più che alla valle; forse per un atavico portato della mia stirpe. L’Astico l’ho frequentato perciò poco e con deferenza. Forse due o tre le mie incursioni pescherecce a marsoni con la fiocina. L’attrezzo era ricavato dai pieròni de otòn dei bisnonni, ma fu del tutto inefficace, vuoi per la mia inettitudine predatoria acquatica, che perché l’acqua mi metteva in soggezione. Avevo perciò un po’ d’invidia con i boce che abitavano dó ai Pré e avevano col  torrente la stessa confidenza che avevo io con le Jóe.

Corre infine il pensiero ai nostri emigranti, gocciolati da queste montagne come innumerevoli lacrime. Scese per le valli trascinate dalla forza della vita e della speranza e disperse per il mondo, a fecondare posti distanti e diversi, con la determinazione impressa dal venire dall'alto. 

Torneranno, .. un giorno forse torneranno! Si poseranno lievi come fiocchi di neve sugli Spiadi del Campolongo, a guardare dall'alto la terra dalla quale sono faticosamente stillati e della quale hanno portato via la forza.


2 commenti:

  1. Una vera poesia in prosa... grazie!

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  2. Grazie, scritto dalla tua penna come sempre in modo lodevole.
    Il nostro fiume lo viviamo poco, non come meritetebbe.

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