lunedì 11 marzo 2024

La cultura del narcisismo


Oltre alla nevrosi narcisistica dovuta a un arresto dello sviluppo psichico, oggi va sempre più diffondendosi una cultura del narcisismo, in cui viene a trovarsi ogni individuo cui è stato sottratto ogni orizzonte di senso che trascenda i limiti del proprio Io. 

In questa cultura soggettivistica, oggi governata in modo esasperato dalla scienza e dalla tecnica, i rapporti personali sono regolati dai ruoli e dalle funzioni, al punto che al singolo individuo non resta, per la propria autorealizzazione, che lo spazio ridotto del privato, in quella frammentazione che porta ciascuno a vedere se stesso in termini sempre più atomistici. 

Non solo: si diventa sempre più impermeabili alle richieste della natura, sia quella dentro sia quella fuori di sé, dopo avere perso quegli orizzonti di senso che la cultura dell’età pre-tecnologica aveva indicato nel rapporto dell’uomo col mondo (cosmologia), con gli altri (sociologia), con se stessi (psicologia). 

In un contesto di questo genere, dove l’identità è messa tra parentesi dall’idoneità e funzionalità all’apparato lavorativo, dove a renderci riconoscibili non è più il nome, ma il ruolo e la funzione, l’unico spazio libero per trovare se stessi è l’amore. 

Ma se l’amore viene subordinato all’affermazione di sé, è ovvio che ciascuno cerchi, nell’altro di cui si innamora, il proprio Io. Quindi non tanto il piacere della relazione, quanto la gratificazione nell'autorealizzazione. 

È evidente che individualismo ed egoismo, generati da questa cultura del narcisismo, sono in agguato, anche se ben nascosti e tacitati. 

La cultura del narcisismo, che impedisce di uscire dall’orizzonte ristretto del proprio Io, genera la cultura del relativismo, per cui ciascuno decide da sé in che cosa consiste l’autorealizzazione, senza che nessuno debba o possa interferire nella scelta.

A giustificazione di questo comportamento, la cultura del relativismo indossa i nobili panni della libertà, intesa non più come la scelta di una linea d’azione, ma come la scelta di mantenersi aperta la libertà di scegliere, quindi la revocabilità di tutte le scelte. Ma se ogni scelta è revocabile, la parola “scelta” non ha più significato, perché non possiamo considerare davvero tale una decisione che non comporta alcuna conseguenza di rilievo, con non trascurabili effetti anche sulla nostra identità che, in questo "regime", può essere indossata e poi tolta come un abito. 

Questo concetto di libertà, generato dalla cultura del narcisismo, raggiunge il massimo del degrado quando giustifica le scelte sulla base dell’affermazione: "Ma io sono fatto così", oppure: "Ma io sento così". 

Quando si assume il proprio “sentire” come criterio di scelta assoluto, si regredisce al livello infantile, regolato dal principio di piacere e non dal principio di realtà, come invece ci si attenderebbe da un adulto. 

Allora si innesca quella condotta edonistica che tende all’autorealizzazione, senza tenere assolutamente conto dell’appartenenza di ogni individuo a quel più ampio sistema sociale nel quale "ma io sento così" deve misurarsi con quello che "sentono gli altri". 

E degli altri il narcisista ha un estremo bisogno, se non altro per gli applausi e i riconoscimenti di cui è incessantemente alla ricerca, come un assetato lo è dell’acqua.

(Umberto Galimberti - da "La cultura del narcisismo")



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