venerdì 21 luglio 2023

Ecco sì... per fortuna che in qualcosa ci siamo evoluti...

 


LA TRISTE MORTE DI UN GLADIATORE

Gli ipercritici e insaziabili spettatori non ammettevano atti di codardia o di paura degli schiavi agli ordini degli allenatori: erano pronti a suon di frusta e di ferri roventi a risvegliare l’impeto sopito dei duellanti. Quando un gladiatore veniva colpito, dagli spalti gremiti si alzava un sordido grido: «Habet!» (colpito); alcuni rincaravano la dose e, come cani rabbiosi, strillavano a squarciagola: «Verbera!» (picchia!), «Uri!» (brucia!), «Iugula!» (sgozza!). Erano le grida dei tifosi o degli scommettitori del combattente in vantaggio, mentre gli altri tacevano in un silenzio assordante, terrorizzati per una potenziale scommessa persa o impauriti per la possibile dipartita del loro campione. Il gladiatore non più in condizione di continuare il combattimento poteva arrendersi e chiedere la grazia. A quel punto l’arbitro interponeva a fatica, con uno scatto felino, un bastone tra i duellanti e l’incerto destino dello sconfitto passava ora nelle mani dell’organizzatore dei giochi. Molto spesso la decisione finale era condizionata dal volere del pubblico, che con urla e gesti manifestava platealmente la propria opinione; migliaia di occhi attendevano impazienti la decisione finale dell’editor. Nel caso di rifiuto della grazia, l’affilata lama del vincitore penetrava mortalmente le inermi carni dello sconfitto, con una fulminea azione incorniciata dal coro degli indemoniati spettatori che, senza nessuna umanità, urlavano spietatamente: «Iugula, iugula!» (sgozzalo, sgozzalo!). Il vincitore emanava un bestiale urlo liberatorio dopo l’enorme fatica, sollevava in alto scudo e spada, e si godeva l’acclamazione del pubblico. Effettuato un graditissimo giro d’onore, era pronto per ricevere la palma della vittoria, i ricchi premi e attraversare la porta triumphalis, la porta dei vincitori. Adesso lo aspettava una meritata pausa prima del prossimo incontro, che non sarebbe avvenuto prima di qualche mese. Per lo sconfitto il destino era crudele: se ancora agonizzante, lo sventurato strisciava e rantolava lungo l’arena ellissoidale, lasciando dietro di sé una macabra scia di sangue. L’ultimo e definitivo colpo di grazia veniva inferto dal potente martello di un inserviente vestito da Plutone. Se invece il corpo dello sconfitto era esanime, per essere certi dell’avvenuto decesso, si procedeva a un lugubre controllo tramite un arroventato cauterio guidato dalla insensibile mano di un addetto ai giochi, abbigliato come Mercurio. Il corpo veniva infine trascinato fuori con un maglio attraverso la porta Libitina, la porta degli sconfitti. Il suo corpo martoriato, spogliato di tutto nello spoliarum, il più delle volte finiva miseramente la sua esistenza in una lurida e anonima fossa comune.

Tratto dal libro "Passioni e divertimenti nella Roma Antica"

Nessun commento:

Posta un commento

Avvisi della settimana

Sabato 1 e domenica 2 febbraio alle porte delle chiese di tutta la valle ci sarà la vendita delle primule a favore del Centro di aiuto alla ...