lunedì 20 marzo 2023

Pippo


Per chi ha avuto nonni o genitori vissuti nell’ultimo periodo bellico, il nome Pippo, più che all’allampanato compagno di Topolino, ricordava un oggetto volante che popolò per un breve e tragico periodo, lo stretto cielo della nostra valle.

Quando calava la notte nel nord dell'Italia incombeva il "Pippo", l'aereo della guerra psicologica portata avanti dagli Alleati tra terrore e folklore.

Un rombo di motore solitario e solitarie eliche, poi la picchiata, e distante un grande botto, o una mitragliata. Faceva lo stesso. Laggiù, distante da chi l’aveva scampata, qualcun altro doveva essersela vista brutta forse, o forse non l’avrebbe vista più, l’alba. Una luce lasciata accesa per dimenticanza, qualcuno che era uscito con il coprifuoco, che aveva messo il muso fuori dall'uscio, ed ecco che il Pippo se n’era accorto: l’aveva visto al volo, e le bombe, quella notte, erano per lui.

Dalla seconda metà del 1943 fino al terminare della guerra, a nord della Linea Gustav e della successiva Linea Gotica, in Toscana e soprattutto in quella che gli americani rinominarono la “Po valley”, la Pianura Padana, formazioni di appena cinque aeroplani, caccia pesanti adibiti al volo notturno e talvolta dotati delle prime delicate apparecchiature radar, compirono pressoché indisturbati centinaia di sortite nell’ambito delle Night Intruder: una sofisticata e subdola attività d’intelligence e guerra psicologica.

Perché il Pippo, che secondo il folklore popolare era un unico solitario aeroplano, erano in realtà molti aerei. Si trattava essenzialmente di caccia bimotore Bristol Beaufighter e De Havilland Mosquito della forza aerea britannica, meno frequentemente P-61 Black Widow o A-20 Havoc della forza aerea statunitense, impegnati in missioni di interdizione e disturbo, che decollavano dalle basi nel sud Italia per suddividersi sui settori che avrebbero sorvolato individualmente per sganciare ordigni esplosivi di ridotte dimensioni su obiettivi prefissati di varia natura - piccoli ponti, strade, snodi ferroviari - o per condurre raid su obiettivi improvvisati.

A queste direttive si sarebbe aggiunto il compito di “volare in tondo” per fare da ponte radio e trasmettere le comunicazioni in cifra ricevute dalle radio a onde corte usate da gruppi di incursori paracadutisti britannici inviati a raccogliere informazioni a ridosso e oltre la linea del fronte. Proprio al fine di nascondere la vera natura di queste missioni d'intelligence della prima ora, gli aerei avrebbero mitragliato o colpito bersagli improvvisati per fingersi "impegnati" a dare la caccia a qualcosa.

La componente psicologica giocò sulla popolazione civile italiana - che aveva appena subito lo shock di vivere in una nazione spaccata in due, tra occupanti nazisti e Alleati, fiancheggiati da repubblichini fedeli al Duce e da cobelligeranti fedeli al Re - un ruolo ben più fondamentale nelle piccole missioni di disturbo di cui rimangono centinaia di testimonianze, raccolte su diari, citate in libri e articoli di giornale, ma delle quali non si trova un completo riscontro oggettivo da parte degli Alleati.

Sul conto del Pippo sappiamo ancora troppo poco sebbene siano ormai passati ben 80 anni dalla sua prima comparsa nei cieli italiani. Ciò che è certo, è che migliaia d'italiani, giovani e vecchi, brava gente di campagna che si credeva al sicuro dai bombardamenti a tappeto che devastavano le grandi città, i porti sulla costa e le province industriali, dovettero convivere una ventina di mesi con i nervi a fior di pelle, ogni notte. Convinti che se solo avessero violato l'oscuramento, dimenticando accesa una luce, una candela o accendendo anche solo un fiammifero per fumare, un aereo nero come la pece sarebbe piombato su di loro e avrebbe mitragliato, senza pietà. Fosse amico o nemico, alla fine, poco importava: bombe e proiettili non conoscevano più la differenza una volta presa la via.

Autore: Davide Bartoccini-Fonte da: ilgiornale.it


1 commento:

  1. Mia mamma mi ha parlato tante volte di questo Pippo e delle paure che scatenava durante la seconda guerra mondiale, in Val d'Astico. Un brutto ricordo che le faceva dire : meglio morire che vivere un'altra guerra !

    RispondiElimina

Girovagando

  Il passo internazionale “Los Libertadores”, conosciuto anche come Cristo Redentore, è una delle rotte più spettacolari che collegano l...