Dei 6000 granatieri che erano giunti in zona Cengio maggio 1916, la notte sul 4 giugno riparavano sul M. circa 1.300 superstiti. Quando questi, pochi giorni dopo, sfileranno nuovamente per le strade di Marostica, la popolazione incredula e allibita rimarrà convintamente in attesa di una seconda colonna. Composta di morti, feriti e prigionieri, essa rimasta lassù, sulle balze del Cengio, fra le perdite complessivamente registrate dalla brigata Granatieri di Sardegna reggimenti di fanteria, 211°, 212°, 154°, 144°, oltre ai militari di altre armi, fra il 29 maggio e il 3 giugno compreso furono le seguenti: ufficiali morti 51, feriti 112, dispersi 77; militari morti 1.098, feriti 2.482, dispersi 6.444. Per un totale di 10.264 uomini. Si deve alla fede, al patriottismo ed alla tenacia dei Granatieri e delle popolazioni vicentine, se il ricordo degli eroi del Cengio è stato a noi tramandato sulla terra che fu teatro di una delle più sanguinose battaglie della fronte Tridentina. Con legge 534 del 27 Giugno 1967 il Monte Cengio è stato dichiarato Zona Sacra.
IL DUOMO DI BRENDOLA
In un tempo in cui il campanilismo a Brendola era molto aspro, i quattro parroci di Brendola costituirono nel 1926 un comitato per costruire una nuova chiesa atta ad unire tutti i Brendolani sotto un unico campanile centrale (anche geograficamente). Il 14 ottobre 1928 il vescovo Ferdinando Rodolfi giunse al Cerro, l'area acquistata per la costruzione, dando il suo benestare per l'avvio dei lavori. Sotto il progetto dell'architetto Fausto Franco si posò la prima pietra il 3 ottobre 1931 e da subito il progetto si servì dell'unione delle forze di molti Brendolani di ogni frazione, rigorosamente volontari, usando le pietre del Monte Comunale e la sabbia del Guà, procedendo con una tale fretta da chiedere al vescovo il permesso di poter lavorare di domenica. Nell'estate del 1933 erano già visibili le colonne erette; quando l'arciprete si ammalò due anni dopo, i lavori non cessarono e i capi di famiglia continuarono a portare materiale e a costruire. Sulla cima della facciata viene posta un'imponente statua di San Michele Arcangelo alta 4 mt. scolpita da Giuseppe Zanetti. In piena Seconda Guerra Mondiale però, il cantiere si bloccò senza più ripartire, per cause ancora non completamente chiare. L'edificio, alto 28,5 mt e ampio 1124 m², resta incompiuto a un passo dal completamento, ben visibile sul colle del Cerro, lasciato al degrado per più di 60 anni, durante i quali sono stati proposti vari progetti senza mai alcuna conclusione.
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