Per me la Ginzburg aveva ragione. Riconoscere le nostre radici non significa essere “retrogradi”. È retrogrado Odiffredi che attacca Dante e ritiene la Divina Commedia un insulto alla nostra intelligenza perché “cristiana”. È retrogrado Galimberti che vorrebbe far bandire i Promessi Sposi dalle scuole per lo stesso motivo. E che dire di Petrarca? Di Michelangelo, di Caravaggio?
Guardate la Pietà di Michelangelo. Maria tiene in braccio Cristo come un bambino da cullare, ma se guardate quel corpo esanime, la tenerezza con cui Maria lo sostiene, che emozioni vi suscita? Caravaggio invece vi costringerà a guardare il dolore dell’Uomo. Nella flagellazione, Cristo, circondato da spietati aguzzini, è l’emblema della sofferenza umana e della solitudine, di tutti coloro che sono stati «traditi, ingannati, venduti.»
Pensate che l’Idiota di Dostoevskij si ispirò proprio alla figura di Gesù. Per anni Dostoevskij era stato tormentato dall’idea di ritrarre un uomo “completamente buono”. Aveva cercato e cercato e cercato senza trovare un modello a cui ispirarsi. Ecco che uno dei più grandi capolavori della letteratura occidentale non avrebbe mai potuto essere scritto senza il confronto con il Cristo. La nostra arte, la nostra letteratura, la nostra poesia è stata profondamente influenzata dal cristianesimo, non possiamo negarlo.
Con ciò non voglio dire che dobbiamo essere cristiani, possiamo credere o non credere, coltivare in noi il dubbio, sospendere ogni giudizio o farci paladini dell’ateismo; ciò che non possiamo fare è cancellare le nostre radici. Riscriverle. Decontestualizzare un’opera d’arte. Depennarla perché esprime valori cristiani significa condannare tutta la nostra arte. E voi, cosa ne pensate?
Hai ragione al 100 x100 come un albero senza radici non può vivere anche noi senza radici, il nostro passato,saremmo una casa senza fondamenta.
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