giovedì 11 agosto 2022

Valà a stciùpese

 


[Gianni Spagnolo © 22G4]
Valà a stciùpese! Era un invito, solo un po' più elegante, per mandare a cagare la gente.

Lo si usava da boce pur essendosi ormai perso il suo significato originale. La chiocciola che usciva dalle masiére dopo i temporali estivi non si chiamava infatti più stciùpese, ma corgnólo. A corgnùi si andava anche, ma da noi non era usanza mangiarli, per cui la raccolta rimaneva nell'ambito del gioco e non alimentava le mense, salvo quella di qualche villeggiante di gusti francesi che c'incaricava di provvederli.

I corgnùi si raccoglievano per lo più per giocarci, per importunarli, toccandoli nei cornetti affinché li retraessero. Talvolta si schiacciavano per vedere com'erano fatti dentro e ti lasciavano sulle mani quella bava untuosissima ed elastica che oggi sembra molto ambita per i trattamenti estetici.

Stcioso, stcioséto, miti fora el cornéto... recita una filastrocca dalle parti del Padovano. Stciòsi son dette le chiocciole anche nel Bassanese e Stciòs nel Bellunese. Bovoi o bovoleti son chiamate invece nel Veneziano. Si tratta quindi di un nome diffuso nell'Alto Veneto in diverse pronunce, ma perché da noi aveva quell'improbabile suono di: Stciùpese, che poi s'è perso a favore di corgnólo?

Per noi mandare uno a stciùpese era decisamente più efficace che mandarlo a corgnùi, perché quel prefisso "stciù.." sembrava proprio on spuàcio, dando così vigore al concetto. 



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