domenica 14 agosto 2022

La torta Paradiso

 



Nel secolo scorso, la mia casa paterna è sempre stata aperta e ospitale verso tutti i parroci e le loro famiglie, che si sono susseguiti negli anni a Pedescala, mio papà poi è sempre stato ”fabrisiere”, quindi sempre in contatto per una cosa o l’altra. 

Il parroco della mia infanzia è stato don Sante Dal Santo, un prete autoritario che m’incuteva timore, tanto che non riuscivo nemmeno a guardarlo negli occhi. 

Mi è stato insegnato ad avere rispetto, a salutare con “Sia lodato Gesù Cristo”, a stare sempre composta, a non parlare se non interrogata… 

Di quegli anni conservo ricordi vaghi, però una cosa mi è rimasta impressa nella mente, nonostante sia passato tanto tempo: la zia che viveva in canonica con don Sante, che si chiamava Ester, ogni tanto arrivava a casa mia con un dolce fatto da lei, che chiamava “torta Paradiso”. 

Era soffice, morbida e sopra aveva uno strato di zucchero a velo; mia sorella ed io, mettevamo timidamente il dito su quella bianca distesa per sentirne la dolcezza. La mamma tagliava le fettine e ce le porgeva come fosse qualcosa di prezioso e lo era veramente! Gialla come l’oro e candida come la neve, la mangiavamo lentamente perché durasse il più possibile. 

A quei tempi la mamma ci preparava ciambelle e torte moje, ma nonostante chiedesse alla zia Ester la ricetta, lei era sempre vaga come se volesse serbare per lei gli ingredienti di quella delizia. 

Ancora oggi, nonostante siano trascorsi molti decenni, quando vedo una torta soffice, spumosa e ricoperta di zucchero a velo, ripenso alla zia Ester, alla semplicità del suo dono e alla sua torta Paradiso che, con la mente di bambina, sapeva portarmi tra gli Angeli.

                                                 

Lucia Marangoni Damari

Pedescala 2 agosto 2022 

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