La retorica delle nostre guerre ha lasciato nelle piazze di ogni nostro paese monumenti di varia dimensione, tipo e foggia, principalmente inneggianti all'eroismo, alla vittoria, al sacrificio.
Statue in posa eroica, armi, cannoni, colonne, bronzee corone d'alloro, ecc. sono assurti a simbolo e perpetua memoria di quegli eventi, sublimando in virtù quelli che altro non furono che immani carneficine.
Bisogna andare in Ungheria per trovare un monumento che, nella sua evocativa semplicità, esplicita efficacemente il significato dell'assenza causata dalla morte.
Quel buco sagomato nel marmo rappresenta infatti l'assenza subita da milioni di famiglie all'indomani di quelle guerre. Rende superflua ogni scritta, ogni aulico motto inneggiante all'amor patrio. Dice tutto togliendo!
Buchi che non si possono tappare, buchi subiti, buchi indelebili nel tessuto familiare e sociale. Chissà cosa ne sarebbe della nostra società se non ci fossero stati quei buchi.
Opera molto suggestiva che mi fa pensare ad un scultore francese, Bruno Catalano. Il vuoto fa parte dell'opera, colmando a sua volta il vuoto dello spazio. L’opera viene analizzata per il vuoto che essa contiene, dunque.
RispondiEliminaSalvatore Garau, artista italiano, è andato più lontano nel vuoto : ha venduto un opera che ha chiamato "io sono", un opera invisibile, per 15000 euro. E un opera che si deve vedere con il cuore, dice lui. L'arte non ha frontiere.