1916 - La piazza e la fontana de sora durante l'occupazione austriaca. |
【Gianni Spagnolo © 200813】
Nella recente serata organizzata dall’inedito duo Gino&Alberto, dal tema “Una Valle .. tante storie”, abbiamo avuto modo di rivedere ed approfondire piacevolmente un po’ di cose che già si conoscevano. Tutti infatti avranno letto il libricino pubblicato nel 1936 dal nostro benemerito compaesano don Giovanni Toldo, in occasione della consacrazione della nuova chiesa. Un’opera basilare che, nella sua semplicità e sinteticità, è stata la prima documentazione organica della storia del paese. Soprattutto ha avuto il pregio di fissare la memoria storica in un’epoca in cui la comunità era ancora numerosa e vivace, i ricordi nitidi e tramandati e il paese proiettato con speranza nell’avvenire. Dal canto suo, Gino non cessa di arricchire l’album fotografico, proponendoci nuovi scatti fortunosamente salvati dall’oblio.
Fra questi, la foto della fontana della piazza esistente prima della ricostruzione postbellica, ripresa durante l’occupazione dell’esercito Austro-Ungarico. Abbiamo tutti in mente quelle poche immagini che ritraggono la vecchia piazza vista di fronte, con le due vasche arcuate della fontana di sotto per l’abbeveraggio del bestiame, ma da questa angolazione è la prima volta che i più la vedono. È sicuramente una struttura massiccia, direi quasi monumentale, che eroga l’acqua proveniente dalla vicina sorgente perenne della “Fontana”, che sgorga da sotto l’ex corte dele boce dell'osteria della Bastiana (o dal Tones). Non è molto vecchia, questa costruzione, anche se lo sembra; potrà datare di circa mezzo secolo addietro, o poco più. Prima d’allora in quel posto c’erano le case degli Alessi, mentre le fontane del paese erano dislocate in prossimità della sorgente, di fianco alla strada che porta a Rotzo, nell’attuale slargo antistante l’ex osteria della Bastiana. L'erezione di queste nuove fontane fu coeva ad una prima modernizzazione del paese nella seconda metà del 1800, che creò una piazzetta di fronte alla chiesa e poi la nuovissima Via Regina Margherita. Vennero perciò incanalati i rivoli di scolo delle acque, bonificati i luoghi di accumulo che servivano per abbeverare il bestiame (una pozza esisteva nell’area oggi occupata dalla casa dei Stciantisi) e dirottato l’asse stradale sulla nuova via che di lì tagliava il piede delle Jare fino a contra’ Campagna, mentre prima passava per le Fontanéle, i Chéca e il vecchio cimitero. Lungo quella direttrice si sviluppò poi l'abitato, soprattutto con la ricostruzione post-bellica.
Ma cosa ci mostra questa foto, a parte l’evidente mole della fontana? Dai pochi scatti disponibili della fine del conflitto sembrerebbe che il paese fosse stato pesantemente bombardato, dato che nessuna casa è stata risparmiata. La realtà è un po’ diversa, e lo evidenzia proprio questa foto. Gli edifici più comodi sulla piazza - particolarmente la Macelleria dei Toldo Nicola - presentano gli stipiti divelti, ma non sono risultato di bombardamenti. Erano telai, balconi e finestre in legno stagionato, ottimo per il fuoco o per costruire gli alloggiamenti della truppa. Così come porte e tavole di solai e tetti divennero preziosi materiali da costruzione delle baracche fuori dal tiro delle artiglierie. Piante da tagliare, sul posto, non ce n’erano proprio, come mostra la fotografia più antica del paese (1), dove tutti i dintorni sono spelacchiati.
Non dimentichiamo che San Pietro, con Lastebasse, fu evacuato già allo scoppio della guerra, mentre Forni e Pedescala un paio di mesi più tardi. Fino ad allora il paese era direttamente sul fronte ed esposto ai tiri dei forti austriaci degli altopiani. Tuttavia, ad un anno di distanza, i tetti delle case della foto sono ancora intatti, perché evidentemente le truppe di presidio si guardavano bene dall'acquartierarsi in paese a far da bersaglio, e questo lo sapevano anche gli austriaci. L’opera raffazzonata di asportazione degli infissi, anche per estrarre le tavole dei solai, è del tutto evidente sugli edifici della piazza, ma non ancora nelle case vicine.
Non dimentichiamo che San Pietro, con Lastebasse, fu evacuato già allo scoppio della guerra, mentre Forni e Pedescala un paio di mesi più tardi. Fino ad allora il paese era direttamente sul fronte ed esposto ai tiri dei forti austriaci degli altopiani. Tuttavia, ad un anno di distanza, i tetti delle case della foto sono ancora intatti, perché evidentemente le truppe di presidio si guardavano bene dall'acquartierarsi in paese a far da bersaglio, e questo lo sapevano anche gli austriaci. L’opera raffazzonata di asportazione degli infissi, anche per estrarre le tavole dei solai, è del tutto evidente sugli edifici della piazza, ma non ancora nelle case vicine.
Dopo la "Spedizione Punitiva" del maggio-giugno 1916 (2), San Pietro si ritrovò nell’immediata retrovia nemica e quindi dovette offrire riparo e materiali alle truppe imperiali che presidiavano questo tratto cruciale della Valle dell’Astico. Perciò la demolizione sistematica del paese avvenne durante l’occupazione austriaca, data la necessità di recuperare legname da opera e da fuoco per le truppe. A quell'epoca, infatti, il sistema dei forti era già fuori uso dall'avanzamento del fronte e dalle distruzioni subite nella prima fase del conflitto. Queste considerazioni mi portano a datare questa foto qualche tempo dopo l'offensiva imperiale, nell’estate-autunno del 1916. Sta dunque appena iniziando, da parte dell'occupante, l’opera di demolizione delle strutture in legno delle case per la costruzione dei baraccamenti, mentre l’inverno di quell’anno e del successivo, ridurranno in cenere tutto quel che rimase in paese di combustibile (5).
A giudicare dagli isolatori posti sull'angolo dell'ex albergo Vittoria, San Pietro era già servito da una linea di corrente elettrica civile, mentre il pendio delle Jare che s'intravede dietro, sopra i tetti delle case, è del tutto glabro e privo di vegetazione, com'era ancora quand'eravamo bambini. L'acqua corrente nelle case della piazza, come ricordava mio nonno, arrivò invece nel 1920 e le prime a beneficiarne furono quelle degli Spagnolo Lussi, dacché concessero d'installarvi sotto i bagni pubblici, scavati nella viva roccia sulla quale erano fondate.
Una domanda sorge spontanea: A che far gai fato du scalini par rivare al spissaroto e intrigare le fémene cole sece?
Mmh.. a go capìo: pavia che sonò i portava a bevare le bestie lìve invesse che su cuéle de soto. Mia sémi stiani, ciò!
A giudicare dagli isolatori posti sull'angolo dell'ex albergo Vittoria, San Pietro era già servito da una linea di corrente elettrica civile, mentre il pendio delle Jare che s'intravede dietro, sopra i tetti delle case, è del tutto glabro e privo di vegetazione, com'era ancora quand'eravamo bambini. L'acqua corrente nelle case della piazza, come ricordava mio nonno, arrivò invece nel 1920 e le prime a beneficiarne furono quelle degli Spagnolo Lussi, dacché concessero d'installarvi sotto i bagni pubblici, scavati nella viva roccia sulla quale erano fondate.
Una domanda sorge spontanea: A che far gai fato du scalini par rivare al spissaroto e intrigare le fémene cole sece?
Mmh.. a go capìo: pavia che sonò i portava a bevare le bestie lìve invesse che su cuéle de soto. Mia sémi stiani, ciò!
1) Fine del XIX secolo, il paese con i suoi dintorni, intensamente antropizzati. |
5) San Pietro in Val d'Astico distrutto, come si presentò al ritorno dei profughi alla fine del conflitto. Solai e tetti sono stati demoliti, ma non dalle deflagrazioni, dato che le murature sono ancora tutte in piedi. |
Ciao Gianni Trovare foto che ricordino il proprio paese 100 anni fa è mestiere da segugi, se poi unisci le particolareggiate spiegazioni fatte da te ed Alberto ne escono dei piccoli capolavori. Spero tanto che l'inedito duo Gino&Alberto diventi l'inedito trio GianniGino & Alberto, abbiamo anche la casa editrice Edizioni La Seconda che ci sta aspettando...penseghe che stemo deventando veci anca naltri caro Coscri....un abbraccio gino
RispondiEliminaSenza indugio col segugio? Dai Gino, che la vecchiaia non è così male se consideri le alternative; è un privilegio negato a molti. Saper invecchiare è il capolavoro della sapienza, e uno dei più difficili capitoli della grande arte di vivere. Comunque sia un uomo non è vecchio finché è alla ricerca di qualcosa ;-)
EliminaOttone Brentari,nella sua descrizione dei paesi della valle ,diceva che nella fontana c’era sopra scritto”non lordare”.
RispondiEliminaQuesta scritta non era una prerogativa della fontana di San Pietro, ma campeggiava allora sulla più parte delle fontane pubbliche del Regno (su quella di Pedescala mi pare ci sia ancor oggi). Strano che il Brentari si sia preso la briga di annotare un particolare così comune e insignificante.
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