lunedì 31 agosto 2020

La Segha di Russa

Gianni Spagnolo © 200830
Non è agevole risalire all’origine delle contra’ dell’Alta Valle dell’Astico. I documenti antichi si limitano a citare gli abitati principali, cioè le ville e i colonnelli, trascurando quelli minori. A parte Bellasio, che era un maso privato e fa un po’ storia a sé.
La maggior parte delle contrade che conosciamo oggi si svilupparono tra la fine del XVI e del XVII secolo, sull’onda di spinte demografiche e furono originariamente corti familiari, dato che di ciascuna possiamo identificare il clan d’origine e la sua provenienza. Sull’altra riva dell’Astico, nelle pertinenze di Forni, si vede ripetersi lo stesso schema già osservato per San Pietro. Contra’ come: Sella (Sella), Maso (Pettina’), Grotta (Fontana), Luconi (Dalla Via) e Soglio (Dal Soglio?) non sono mai nominate nei documenti più antichi, mentre è ovviamente citato Forni, in quanto capoluogo, e Valpegara. Non compare neanche Barcarola, se non alla fine del XVIII secolo, mentre invece ricorre un luogo, per noi moderni, assai misterioso: la Segha di Russa.
Le contra’ periferiche di Forni si sono formate prevalentemente con l’insediarsi di famiglie di Tonezza in un lungo lasso di tempo a partire dalla metà del XVI secolo. Da un documento del 1560 apprendiamo infatti che un Pettina’ di Tonezza si è trasferito ai Forni e vi dimora. Considerato che il clan dei Pettina’ di valle è saldamente insediato in contra’ Maso, è presumibile che quel capostipite si fosse accasato in quel luogo già in origine. La parte del territorio di Forni a monte di Valpegara, stranamente, venne colonizzata da famiglie, non già di Valpegara o Forni, bensì di Tonezza.
Ma torniamo alla Segha di Russa, che con Valpegara e Forni costituiva il territorio di Forni, pertinenza di Rotzo, distretto Vicentino. Essa era proprietà d’un ramo dei Cerato detto, in latinorum: à Ferra Russe (dal maglio - ferro - di Russa?). Questo soprannome identifica una specifica diramazione dei Cerato e fa supporre che costoro abitassero separati dagli altri e che il loro luogo di residenza fosse caratterizzante.
Li c’era dunque una segheria, questo è evidente. Verosimilmente vi coesistevano o preesistevano industrie legate all’utilizzo della forza motrice dell’acqua dell’Astico, come i magli. I Cerato avevano infatti l'investitura esclusiva delle acque del torrente fin da quando questa era stata loro concessa dalla Serenissima nel 1435 in premio dei loro servigi. Erano commercianti di legnami (1) ed è plausibile che la loro fosse stata in principio l’unica segheria della valle. Pare che l’attività sia stata condotta in proprio a lungo per poi passare ai Cechinato (Zecchinati), che pure vi lavoravano da tempo, nel corso del Millesettecento.
Ma dove si trovava esattamente questo sito? I posti candidati sarebbero tre: Maso, Soglio e Barcarola. Tutti situati in riva all’Astico, nell’orbita dei Cerato e potenzialmente adatti ad ospitare simili infrastrutture. Ma è Barcarola, per diversi motivi, la più accreditata. Da un lato gli Zecchinati sono presenti a Barcarola fin dai primi del Milleseicento e non nelle altre contra’ (rif. Cechinato dalla Sega di Russa - primo nato nel 1613), ma soprattutto perché un documento di compravendita del 1783 (2), fra un Cerato e Giovanni Cecchinato, stipulato inizialmente alla Sega di Russa in casa del secondo, venne perfezionato mesi dopo  nella medesima abitazione detta però stavolta a “Barcarola” (3). Ed è la prima volta che compre ufficialmente questo nome. 
Un toponimo che però non deve trarre in inganno: ragionevolmente la barca non c’entra. Il barco, in veneto, è una costruzione rustica destinata a contenere gli attrezzi da lavoro, separata dalla casa d’abitazione (detta anche barcon o barchessa a seconda delle dimensioni). Un edificio di servizio alla segheria, quindi, che sarebbe congruente al contesto. Forse indicava il fabbricato stesso dell’impianto, cioè una costruzione lunga e bassa, verosimilmente mente in legno.  Nel 1720 troviamo citato un Cechinato barcarolo.
Detto questo, rimane da capire la stranezza del toponimo: cosa vuol dire di Russa? Chi è Russa? A cosa rimanda?
Dicevo poc’anzi che quel ramo dei Cerato era detto à Ferra Russe e più recentemente forse Dal Ferro. Qui ci avvitiamo nel processo indiziario, mancando risultanze inequivocabili. Può darsi che proprio in riva a quell’ansa dell’Astico, nel luogo  chiamato oggi Barcarola, si fosse svolta in antico l’attività di lavorazione mineraria del ferro alla quale pare indissolubilmente legata la stessa origine di Forni. Magari lì era concentrata l'attività di frantumazione e lavaggio del minerale che veniva cavato sulla montagna di Tonezza, nelle concessioni dei Conti Maltraversi. Forse l’ossido delle scorie ferrose (le sléche) colorava quella sponda; atteso che l'etimologia di Russa richiami al rosso, ma è più un'assonanza che una convinzione. Mi sa che il vero significato ancora sfugge. 
(1)           D. Reich – Notizie e documenti di Lavarone e dintorni – 1910 - 1599 pg. 179
(2)           AdS Vicenza: Not. A. Dellai - Forni – Atto n. 93 - 01.07.1783 
(3)           AdS Vicenza: Not. A. Dellai - Forni – Atto n. 117 - 17.12.1783

2 commenti:

  1. Scusa GIANNI ma come mai"SEGHA" scritto con "H".Magari faccio la figura dell' ignorante.Ma mi sono posto la domanda.CIAO AGOS

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    1. L'ho riportata come compare nelle scritte in latinorum del 1500; nei secoli successivi l'acca sparisce. Non mi pare ci fosse una regola fissa, ognuno interpretava il parlato cercando di trascriverlo in lingua dotta. A volte l'acca è presente come rafforzativo, al posto delle doppie, altre è del tutto muta. Tu saresti stato annotato come Augustinus à Via Luconensis habitator Furnis, o Agostinus Strazzer de' Luchonis, a seconda dell'estro del notaio o del prete e della loro provenienza. Porsi domande non è mai segno d'ignoranza. ;-)

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