Platone dice che se sei preda di uno di quelli che definisce “Tiranni”, non conduci una vita nè saggia nè giusta.
Se sei preda del “piacere”, per
esempio, se non sei in grado di controllare la tua golosità e ti
abbuffi di dolci fino a stare male e rovinarti la salute, non fai una
vita giusta, perchè rovini il tuo corpo e di conseguenza
anche la tua mente che a lungo andare non funziona più bene.
Oppure se sei dominato da una
gelosia incontrollata, rovinerai la vita del tuo compagno/a, rovinerai
il tuo matrimonio, renderai infelici te stesso e i tuoi figli. Questa
situazione non è giusta e non è saggia per te.
La saggezza, ricordiamo, è la
conoscenza che consente a una persona di vivere in verità e felicità.
Se ti metti in una situazione in cui sei dominato da uno dei sei
tiranni, l'inevitabile conseguenza sarà la perdita della
felicità. E questa situazione viene definita ingiusta.
La cosa interessante è che Platone
dice che questo vale anche per la società nel suo insieme, e che una
società dominata dai sei tiranni è una società ingiusta, e perciò
infelice e non saggia.
Per esempio, credo che tutti
possiamo vedere che una delle caratteristiche dominanti nella società
moderna (non che in passato fosse molto diverso, ma mi riferisco ad oggi
per facilitare la comprensione) sia la ricerca
del piacere attraverso un consumo eccessivo e l'accumulazione di beni
materiali. I tiranni in questione qui sono il desiderio (di ricchezza e
di potere) e il piacere, che non hanno limite, non essendo noi mai
soddisfatti di quello che abbiamo.
Quali sono le conseguenze di questo
comportamento? L'accumulazione di denaro e potere da parte di un
numero ristretto di individui.
(Pensate che una ricerca di Oxfam ha
recentemente scoperto che le 84 persone più ricche
della terra controllano tanta ricchezza quanto ne hanno i 2 miliardi
più poveri).
Al consumo sfrenato e insensato dei ricchi si contrappone
l’esistenza di masse di poveri che fanno fatica a rimediare un pasto al
giorno.
A questo punto la risposta che
viene spontanea a molti è che questa è la natura umana, non è giusto,
ma non possiamo farci niente. Mi sembra che questa sia per noi una
buona scusa per giustificare la nostra riluttanza
ad agire con giustizia, e cioè a disfarci del superfluo, per paura,
per pigrizia, per egoismo e per chissà quale altro motivo. Azzardo a
dire che rispondiamo così per ignoranza, ignoranza su cosa sia la
saggezza e il nostro vero bene.
Azzardo anche a ricordare una
parabola del Vangelo, che tutti ci siamo dovuti sorbire da piccoli, non
capendoci granchè, quella del ricco stolto. A questo punto della mia
vita invece è tutta un'altra cosa, mi fa riflettere.
Premetto che personalmente non
pratico nessuna religione organizzata, nè credo al paradiso o
all’inferno, tuttavia trovo nei libri sacri, e non solo nel vangelo, un'inesauribile fonte di saggezza.
«La
tenuta di un uomo ricco diede un abbondante raccolto; ed egli ragionava
fra sé dicendo: "Che farò, perché non ho posto dove riporre i miei
raccolti?".
E disse: "Questo farò, demolirò i miei granai e ne costruirò di più
grandi, dove riporrò tutti i miei raccolti e i miei beni, poi dirò
all'anima mia: Anima, tu hai molti beni riposti per molti anni;
riposati, mangia, bevi e godi. Ma Dio gli disse: "Stolto,
questa stessa notte l'anima tua ti sarà ridomandata e di chi saranno le
cose che tu hai preparato?".
|
Sant'Agostino commenta
come il contadino abbia pianificato di riempire la sua anima di
eccessi e gioie non necessarie e di essere orgoglioso di disgregare
tutte quelle pance vuote dei poveri. Egli non realizza che le pance
vuote dei poveri sono più sicure delle sue stalle.
Questa
parabola è un esempio di cosa uno non debba essere. La persona la cui
identità è legata a ciò che possiede, al suo status, e/o alle conquiste
che ha raggiunto o direziona
la sua vita solo verso quello scopo può facilmente rimanere sordo ai
bisogni del vicino. La stoltezza del ricco risiede in particolare nel
fatto che creda che la ricchezza possa garantirgli il futuro: la morte
non ti manda una mail per avvertirti che sta
per arrivare
E’ questa una situazione giusta? Possiamo dire che sia una società saggia, giusta e felice? Che abbia un futuro?
Trovare le cause e i rimedi a
queste situazioni è certamente molto complicato, ma da filosofo penso
che la radice di tutto va trovata nei comportamenti dei singoli
individui. Non condanno la ricchezza di per sè (per principio
il filosofo, sapendo di non sapere nulla, non condanna ne giudica mai
nessuno), ma osservo che tutto quello che il singolo individuo consuma e
possiede oltre le necessità sue e della sua famiglia, e in coerenza con
la funzione che ricopre nella società, corrisponde
a quello che manca agli altri membri della società umana.
Nell'antica tradizione indiana ho
trovato una lista di qualità della persona saggia. Fra queste c’è “non
rubare”. Fin qui tutto bene, normale, direte. L’interessante viene
quando viene affermato che tutto quello che si
possiede e consuma oltre le necessità proprie e della propria famiglia è un furto, perchè tutto ti è donato dal creato, ed è ingiusto
prendere ed usare più di quello che ti serve.
Con questo criterio, lo
riconosco, sono un ladro.
Sono solo riflessioni un po' a
ruota libera, ma totalmente sincere, certamente opinabili, con
l’intenzione di cercare di fare un po’ di luce su quello che stiamo
cercando, la differenza fra giustizia e ingiustizia.
Finisco ricordando che per noi la
filosofia è un modo di esistere nel mondo, il cui scopo è di
trasformare la totalità della nostra vita, con la ricerca e la pratica
della saggezza. Siamo spettatori di quello che accade
intorno a noi, non abbiamo in realtà la possibilità di cambiare
quello che succede fuori di noi, di eliminare il male, i tiranni che
opprimono il mondo. Ma una cosa possiamo fare, ed è la più importante,
ed è l’unica di cui abbiamo potenzialmente il
controllo assoluto: cambiare noi stessi, scoprire chi siamo; e quando
ci riusciamo, cambiamo anche il mondo.
Luigi V.
Nessun commento:
Posta un commento