domenica 9 agosto 2020

Giustizia-ingiustizia



Platone dice che se sei preda di uno di quelli che definisce “Tiranni”, non conduci una vita nè saggia nè giusta.
 

Se sei preda del “piacere”, per esempio, se non sei in grado di controllare la tua golosità e ti abbuffi di dolci fino a stare male e rovinarti la salute, non fai una vita giusta, perchè rovini il tuo corpo e di conseguenza anche la tua mente che a lungo andare non funziona più bene.



Oppure se sei dominato da una gelosia incontrollata, rovinerai la vita del tuo compagno/a, rovinerai il tuo matrimonio, renderai infelici te stesso e i tuoi figli. Questa situazione non è giusta e non è saggia per te.



La saggezza, ricordiamo, è la conoscenza che consente a una persona di vivere in verità e felicità. Se ti metti in una situazione in cui sei dominato da uno dei sei tiranni, l'inevitabile conseguenza sarà la perdita della felicità. E questa situazione viene definita ingiusta.

La cosa interessante è che Platone dice che questo vale anche per la società nel suo insieme, e che una società dominata dai sei tiranni è una società ingiusta, e perciò infelice e non saggia.



Per esempio, credo che tutti possiamo vedere che una delle caratteristiche dominanti nella società moderna (non che in passato fosse molto diverso, ma mi riferisco ad oggi per facilitare la comprensione) sia la ricerca del piacere attraverso un consumo eccessivo e l'accumulazione di beni materiali. I tiranni in questione qui sono il desiderio (di ricchezza e di potere) e il piacere, che non hanno limite, non essendo noi mai soddisfatti di quello che abbiamo.

Quali sono le conseguenze di questo comportamento? L'accumulazione di denaro e potere da parte di un numero ristretto di individui. 
(Pensate che una ricerca di Oxfam ha recentemente scoperto che le 84 persone più ricche della terra controllano tanta ricchezza quanto ne hanno i 2 miliardi più poveri). 
Al consumo sfrenato e insensato dei ricchi si contrappone l’esistenza di masse di poveri che fanno fatica a rimediare un pasto al giorno.



A questo punto la risposta che viene spontanea a molti è che questa è la natura umana, non è giusto, ma non possiamo farci niente. Mi sembra che questa sia per noi una buona scusa per giustificare la nostra riluttanza ad agire con giustizia, e cioè a disfarci del superfluo, per paura, per pigrizia, per egoismo e per chissà quale altro motivo. Azzardo a dire che rispondiamo così per ignoranza, ignoranza su cosa sia la saggezza e il nostro vero bene.



Azzardo anche  a ricordare una parabola del Vangelo, che tutti ci siamo dovuti sorbire da piccoli, non capendoci granchè, quella del ricco stolto. A questo punto della mia vita invece è tutta un'altra cosa, mi fa riflettere.

Premetto che personalmente non pratico nessuna religione organizzata, nè credo al paradiso o all’inferno, tuttavia trovo nei libri sacri, e non solo nel vangelo, un'inesauribile fonte di saggezza.



«La tenuta di un uomo ricco diede un abbondante raccolto; ed egli ragionava fra sé dicendo: "Che farò, perché non ho posto dove riporre i miei raccolti?". E disse: "Questo farò, demolirò i miei granai e ne costruirò di più grandi, dove riporrò tutti i miei raccolti e i miei beni, poi dirò all'anima mia: Anima, tu hai molti beni riposti per molti anni; riposati, mangia, bevi e godi. Ma Dio gli disse: "Stolto, questa stessa notte l'anima tua ti sarà ridomandata e di chi saranno le cose che tu hai preparato?".

Sant'Agostino commenta come il contadino abbia pianificato di riempire la sua anima di eccessi e gioie non necessarie e di essere orgoglioso di disgregare tutte quelle pance vuote dei poveri. Egli non realizza che le pance vuote dei poveri sono più sicure delle sue stalle.
 

Questa parabola è un esempio di cosa uno non debba essere. La persona la cui identità è legata a ciò che possiede, al suo status, e/o alle conquiste che ha raggiunto o direziona la sua vita solo verso quello scopo può facilmente rimanere sordo ai bisogni del vicino.  La stoltezza del ricco risiede in particolare nel fatto che creda che  la ricchezza possa garantirgli il futuro: la morte non ti manda una mail per avvertirti che sta per arrivare



E’ questa una situazione giusta? Possiamo dire che sia una società saggia, giusta e felice? Che abbia un futuro?



Trovare le cause e i rimedi a queste situazioni è certamente molto complicato, ma da filosofo penso che la radice di tutto va trovata nei comportamenti dei singoli individui. Non condanno la ricchezza di per sè (per principio il filosofo, sapendo di non sapere nulla, non condanna ne giudica mai nessuno), ma osservo che tutto quello che il singolo individuo consuma e possiede oltre le necessità sue e della sua famiglia, e in coerenza con la funzione che ricopre nella società, corrisponde a quello che manca agli altri membri della società umana.

Nell'antica tradizione indiana ho trovato una lista di qualità della persona saggia. Fra queste c’è “non rubare”. Fin qui tutto bene, normale, direte. L’interessante viene quando viene affermato che tutto quello che si possiede e consuma oltre le necessità proprie e della propria famiglia è un furto, perchè tutto ti è donato dal creato, ed è ingiusto prendere ed usare più di quello che ti serve. 
Con questo criterio, lo riconosco, sono un ladro.


Sono solo riflessioni un po' a ruota libera, ma totalmente sincere, certamente opinabili, con l’intenzione di cercare di fare un po’ di luce su quello che stiamo cercando, la differenza fra giustizia e ingiustizia.



Finisco ricordando che per noi la filosofia è un modo di esistere nel mondo, il cui scopo è di trasformare la totalità della nostra vita, con la ricerca e la pratica della saggezza. Siamo spettatori di quello che accade intorno a noi, non abbiamo in realtà la possibilità di cambiare quello che succede fuori di noi, di eliminare il male, i tiranni che opprimono il mondo. Ma una cosa possiamo fare, ed è la più importante, ed è l’unica di cui abbiamo potenzialmente il controllo assoluto: cambiare noi stessi, scoprire chi siamo; e quando ci riusciamo, cambiamo anche il mondo.

Luigi V.

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