Se provate a chiedere ad un vostro conoscente o collega quali sono
gli argomenti core in Italia che dovrebbero essere oggetto di una
ridefinizione o di un consistente riassetto legislativo,
sentirete in sequenza i seguenti: classe politica ed
organi costituzionali, corruzione dilagante, debito pubblico e pubblico
impiego. Nella maggior parte delle casistiche raramente troverete
qualcuno che inserisce anche la
spesa previdenziale ossia il sistema pensionistico e le
rendite che questo ogni anno paga. Si ha come una illusoria percezione
che le pensioni sono una sorta di tematica intoccabile, quasi come una
vacca sacra che
nessuno si può sognare di manipolare, contestare o
modificare. Me ne rendo conto molto bene anche quando mi capita di
parlarne all’interno di qualche palinsesto mediatico o qualche tavola
rotonda tra imprese e parti sociali quando mi permetto
di accennare alla necessità di un riassetto corposo ed invasivo
dell’intero apparato previdenziale, in quelle occasioni si sollevano
spesso anche critiche o denigrazioni piuttosto pesanti o a sfondo poco
edificante. Della serie
toccate tutto tranne che le pensioni. Proprio qui si
infrangerà presto l’illusione italiana nel senso che ancora ad oggi si
dà per scontato che la necessità di intervenire sulle rendite
pensionistiche possa essere procastinata ad infinitum.
Continuate a sognare e quando vi sveglieranno
inizierete a vivere presto un incubo. Provo a partire da lontano per far
comprendere questo tema e le sue implicazioni dirette per la fiscalità
nazionale.
Quante volte avete sentite all’uopo qualcuno in giovane età dire
tanto io non avrò la pensione o se ce l’avrò questa sarà di importo
talmente risibile che non mi consentirà ne di avere una vita decorosa e
né tanto un livello di sopravvivenza. Eppure a queste
esternazioni, manifestate quasi con uno stato di mera rassegnazione, non corrispondono comportamenti razionali
atti a risolvere un significativo problema che si dovrà sostenere nel
futuro, praticamente certo. Per gli italiani, anche quelli
molto giovani, ho notato negli anni il confidare quasi maternamente
alle cure ed alle soluzioni che i vari organismi di governo attueranno o
proporranno, quasi
come se il problema della propria rendita pensionistica
non fosse un loro problema, ma piuttosto uno dello Stato o di qualche
organo costituzionale. Niente di più fuorviante ed aberrante. Chi oggi
ripone fiducia nello Stato e nelle sue varie
emanazioni sta vivendo di illusioni enfatizzate dai vari cantastorie.
Come vivrete da anziani e su che cosa potrete effettivamente contare
dipende esclusivamente da voi,
soprattutto se non siete boomers. Qui si deve aprire
una parentesi per spiegare il tutto e far comprendere la faida ed il
furto intergenerazionale che si sta perpetrando all’interno della nostra
popolazione (attenzione, il tutto non vale solo
per l’Italia, anche altre nazioni hanno dei driver similari di andamento insostenibile della spesa pensionistica).
L’odierna popolazione in vita può essere suddivisa in cinque classi di appartenenza
per generazione di nascita. Quella più anziana ed è la Greatest
Generation chiamata così dal giornalista americano Tom Brokaw,
riferendosi a persone che
crebbero durante la Grande Depressione e combatterono anche durante la
Seconda Guerra Mondiale: stiamo parlando pertanto di persone molto
anziane che oggi, se ancora in vita, potrebbero essere
ultranovantenni o addirittura centenari. La loro
pensione è rappresentata dalla famiglia che si sono costruiti, ed in
ogni caso vista la loro età hanno altro a cui pensare al momento. Dopo
la Greatest Generation troviamo la
Silent Generation, ossia tutti coloro i quali sono nati
tra il 1925 ed il 1945, pertanto persone che oggi sono decisamente
anziane in età avanzata, nate e cresciute in un secondo momento storico
molto difficile durante il secolo passato, la
fine di un conflitto militare e la successiva fase di ricostruzione e stabilizzazione economica.
A causa delle difficili condizioni finanziarie del periodo in
questione, i tassi di natalità rispetto alla generazione precedente
subirono una
consistente contrazione. Queste persone, che oggi possono essere
ottantenni o novantenni, hanno sempre
riposto grande fiducia nelle istituzioni e manifestato
un grande senso di appartenenza patriottica al loro Paese (pensiamo al
ruolo dei governi durante la ricostruzione postbellica). Dopo la Silent
Generation arriviamo alla Boomer Generation
e qui iniziano i problemi. Sostanzialmente
sono tutte le persone nate tra il 1946 ed il 1963, le quali hanno
potuto contare su una fase di prosperità e stabilità economica data
dalla fine di un conflitto militare su scala mondiale.
Questa generazione è caratterizzata da elevati tassi di crescita demografica
(per ovvie ragioni) ed anche a notevoli contributi alla propulsione
economica: richiesta di beni di consumo, investimento in immobili e
necessità di risparmiare
per consentire alla loro progenie di conseguire alti livelli di
formazione scolastica. A questa generazione
ogni governo ha dato ogni sorta di protezione: sociale,
previdenziale, assicurativa e medicale. Sostanzialmente la Boomer
Generation rappresenta la parte della attuale popolazione vivente che
vanta i migliori standard di fruizione dei rispettivi
sistemi di welfare. I modelli econometrici e previdenziali calcolati
per sostenere le pensioni a chi appartiene a questa generazione
sono insostenibili finanziariamente (non esclusivamente
per avverse dinamiche demografiche) e pertanto si deve attingere a
risorse finanziarie attribuite alle generazioni successive le quali non
si trovano ancora nelle condizioni di potersi
ritirare dal mercato del lavoro. Questa generazione inoltre ha potuto
anche contare sulle
migliori cure e modalità di assistenza sanitaria sempre a scapito di quelle successive
che hanno consentito un notevole allungamento della speranza di vita.
Dopo la Boomer Generation, possiamo trovare la X Generation ossia chi è
nato tra il
1964 ed il 1980, e si è trovato a vivere in un mondo di transizione,
con la fine del comunismo e l’inizio del turbocapitalismo. Solitamente
questa generazione è considerata disorientata sia in termini di valori
che di identità culturale per
il delicato momento storico in cui è stata catapultata in cui un mondo
stava finendo ed un altro stava iniziando.
Successivamente alla X Generation, troviamo la Y Generation detta anche
Millenial Generation, coloro i quali sono nati tra i primi anni
Ottanta ed i primi anni del nuovo Millennio. Per loro la pensione sarà
un enigma stando ai parametri di lettura attuali ed alle più autorevoli
proiezioni demografiche. Chiudiamo con la Z Generation
ovvero chi è nato in questi ultimi dieci anni, i bambini appena nati con
l’Ipad dentro la culla: per loro la pensione sarà un enigma avvolto
dentro un
mistero segregato all’interno di una cassaforte di cui
nessuno ha la chiave. Tornando tuttavia a noi, il fulcro di questo post
che richiama l’insostenibilità finanziaria delle attuali rendite
pensionistiche soprattutto, quelle dei boomers,
ci deve proiettare alle prossime (pianificate) operazioni di finanza pubblica volte a tentare di riequlibrare
le poste contabili tra la Boomers Generation e la X Generation in modo
da poter arrivare sino al 2040 quando si presume che per quell’epoca
i boomers saranno ormai trapassati a miglior vita. Stiamo parlando
comunque di una
revisione significativa delle rendite che oggi vengono
erogate, di cui conosciamo la consistenza figurativa dei relativi
montanti contributivi. La gestione delle casse di previdenza pubbliche,
senza le prestazioni assistenziali, supera in Italia
abbondantemente i 190 miliardi di euro ossia il 20% del bilancio dello stato italiano.
Molto presto la ridefinizione delle rendite pensionistiche pregresse,
quelle che si pensava fossero intoccabili o diritti acquisiti, aprirà un
altro vaso
di pandora e farà comprendere anche a chi ha oggi la pensione da
svariati anni che il suo vitalizio non è una questione dello Stato o del
Governo, ma
esclusivamente un suo problema. Ed anche la Z
Generation a quel punto si troverà come la X Generation in una nuova
epoca di transizione in cui le certezze dei padri diventeranno gli
incubi dei nipoti.
Benetazzo 31/3/2016
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