mercoledì 20 aprile 2016

Sactus Petrus in astico (nel 1389 i sanpieròti diventano villani)

Fra coloro trattarono di storia del nostro territorio, si riconoscono autori di prima mano e quelli di seconda. I primi sono gli studiosi che si sono andati a cercare e spulciare direttamente le fonti e hanno raccolto e catalogato una gran mole di dati in prima persona con pazienza e rigore certosino, basando su di essi le loro pubblicazioni. I secondi sono, per così dire,  "montati sulle spalle dei giganti", utilizzando e citando il materiale che i primi hanno meticolosamente raccolto con la dedizione di una vita e messo a disposizione dei posteri. 
A cavallo fra la fine del XVIII e l'inizio del XIX furono particolarmente due gli autori che trattarono delle nostre zone basandosi su esperienze dirette e su una minuziosa consultazione delle fonti antiche: l'abate Agostino Dal Pozzo e il padre Gaetano Maccà
Li sento entrambi particolarmente vicini e legati, come lo sono dal corso dell'Astico, anche perché il primo nacque nella zona dove nacqui anch'io e il secondo in quella dove attualmente risiedo. I due autori, pur con modalità, finalità e stile diverso,  trattarono di cose che sapevano per proprio vissuto o per per aver visitato i luoghi, nonché per aver dedicato la vita allo studio diretto e alla verifica dei documenti storici. Il Dal Pozzo con un approccio più rigoroso e scientifico e volto all'approfondimento della singolare storia della nostra gente, Il Maccà più da cronista ecclesiastico; entrambi comunque accomunati da una grande e paziente dedizione al loro progetto e, credo, anche da modestia, intesa nel suo significato migliore.

Il Maccà, nacque a Sarcedo il 27 maggio del 1740 con il nome di Antonio; ancor giovane entrò nell'Ordine Francescano come minore osservante, assumendo quello di Gaetano Girolamo.  Dedicò gran parte della sua esistenza alla ricerca storica del Vicentino. La sua opera più rilevante è la voluminosa "Storia del Territorio Vicentino" in 14 tomi, pubblicata dal 1812 al 1815.  
Scrisse anche specificatamente un libro sulla "Storia dei Sette Comuni e delle Ville annesse"  (Edito a Caldogno nel 1816 per i tipi di Gio. Battista Menegatti). Morì a Vicenza il 5 marzo 1824. 
Egli era solito visitare ogni paese e parrocchia del territorio vicentino della quale aveva preventivamente raccolto informazioni storiche e archivistiche andandosi a spulciare personalmente le fonti, anche le più remote. In loco raccoglieva quindi le informazioni dal parroco e dagli abitanti e le registrava nelle sue cronache senza commenti o elaborazioni personali. Non aveva tesi da perorare e pertanto è attendibile nei suoi resoconti. Visitò San Pietro intorno all'anno 1805: leggiamo cosa ne scrisse nella trascrizione fedele di quel testo di seguito riportata*.
Gianni Spagnolo
XII-IV-MMXVI


STORIA DI S. PIETRO DI VAL D'ASTICO
CAPITOLO PRIMO
Stato presente, e antico di questa villa.

San Pietro di Val d’Astico è distante da Vicenza miglia 24 e da Asiago sette in circa. E’ villa tutta montuosa, eccettuati alcuni tratti di pianura a canto l’Astico, che formano una valle spalleggiata da monti, e perciò penso, che da essa quella villa abbia acquistato il nome di Valle d’Astico, valle fertile di  sorghi, formagi, uve, e fieni. Il luogo montuoso consiste nelle falde delle montagne di Rozzo, che sono io gran parte coltivate. Questa villa forma comune con Rozzo, ed è uno de’suoi colonnelli, così affer­ma anche il P. Barbarano; laonde come villa Inclusa nei Sette Comuni gode anch’essa gli stessi privilegi. Il sulletto P. Barbarano pone questa villa nella Podesteria di Marostica, e nelle liste delle ville Vicentine è situata sotto il Vicariato di Schio, ed io la posi nei Sette Comuni come villa annessa agli stessi. Essa ab­bonda di noci, delle quali sì fa anche commerzio, oltre all'olio che da esse si estrae. Ne’ suoi monti appresso la valle dei Ponti vi è una cava di marmo bellissimo, che rassomiglia all'affricano, come potrebbesi vedere in un pezzo che conservasi nella nostra raccolta di petrificazioni. E nella valle dell’Orco, come scrive nella sua Relazione  delle Alpi Vicentine il conte Fran­cesco Caldogno, trovasi una vena d’argento. Il distretto di questa villa confina con Brancafora stato Austriaco, e con Tonezza, Forni, Pedescala, e Rozzo. Scorre pel suo piano il sud­detto torrente Astico, e con acqua cavata fuori da esso vengono girate una ruota di molino, e una sega da legname. Di questo torrente trattai a lungo nella Storia di Montecchio Precalcino. Ivi adunque rimetto il Lettore. Rapporto alla strada pubblica, che per la Valle dell’Astico conduce a Trento, veggasi ciò che abbiamo detto nella Storia di Posena. Le famiglie di questa villa sono circa cento, le anime in tutte quat­trocento in circa, come mi fu detto quando mi portai a visitarla. Dalla visita Vescovile di Pa­dova fatta nell’anno 1665 ai 18 di giugno si ha, che le anime di questa villa erano allora, in tutte 2oo circa. Queste genti oggidì parlano la lingua italiana**.
Questo comune ha l'esenzione dal dazio per libre trecento di setta, che ivi si fabbricasse con obbligo agli abitanti di non estraere cosi li detta somma di libre trecento come altra mi­nima quantità, ma tutto restar debba in questo Serenissimo Dominio.
S. Pietro di Valle d’Astico non trovasi no­minato nelle liste più antiche delle ville del Territorio Vicentino, cioè in quelle degli anni 1262, 1264, 1311, e 1339 e soltanto il trovai registrato su una lista del 1389 colle seguenti parole: Sanctus Petrus in astico.
La Valle d’Astico fu data in feudo ai nobili Veli di Vicenza dal Vescovo di essa città Sperandio nell'anno 1115 e molto tempo avanti di esso, come in detto feudo leggesi, dai Vescovi Andrea, Pietro e Altogrado.

CAPITOLO II
Della chiesa parrocchiale.

La chiesa parrocchiale di Val d’Astico di dio­cesi Padovana giace sopra una collina, unita­mente alla quale sononvi varie case, che in lontananza porgono una piacevole veduta, ed è dedicata a s. Pietro Apostolo. Fu ultimamente riedificata con cinque altari. Ha una tavola degl’Innocenti issai stimata. Viene uficiata da un Rettore eletto dal Vescovo di Padova, e da un cappellano. Questo rettore nel sabato santo fa da se le sue funzioni, e non portasi altrove, quantunque, come scrive il P. Barbarano, coteesta chiesa sia filiale della chiesa Arcipresbiteriale di Caltrano. Di fatto nella visita Vescovile Padovana del 1610 18 giugno dicesi, che questa chiesta di Val d’Astico è sub Plebe Caltrani. Véggasi ciò che abbiamo detto par­lando di questa antichissima pieve. Eppure la chiesa di Val d'Astico vanta un'antichità assai grande. Di essa trovasi memoria sino dai tempi del Vescovo di Padova Girardo da Marostica, che fu eletto Vescovo nell’anno 1165 di cui abbiamo parlato a lungo nella Storia di Marostica stessa. Ragiona della medesima chiesa anche l'Abate Gennari ne’ suoi Annali di Padova all’anno 1168 nel seguente modo: „ Un cotal Bel­lone detto Orbo s’era impadronito contra giustizia della chiesa di S. Pietro d'Astico nell'estrema parte del Vicentino, Girarci; ( Vescovo di Padova) ebbe ricorso al Papa, il quale ne delegò il giudicio al Cardinale lidebrando Legato apostolico sopra ricordato, e ad Enrico Patriarca di Grado. I due Prelati ne’ primi giorni di novembre erano nel monastero di S. Ilario, ed ivi conosciute le ragioni del, Vescovo, non essendosi presentati, benché citati due volte, Bellone e i suoi compagni, restituirono a Girardo la chiesa suddetta colle sue possessioni. Riguardevoli testimoni furono presentati alla sentenza cioè Metrico Vescovo di Trivigi, Martino Abate di Praglia, Cuifredo arciprete di Padova, Maestro Corrado, Maestro Burfone, Manfredo, Ecelino, Alessio, giudici, Maestro Usolino, Maestro Zilio e Gaanfo erano fratelli della celebre famiglia, che fu detta da Vò, e Lanfranco usciva della stirpe de’ Gisi, o di Gisa, di cui si ha memoria sino dal principio del secolo XI. Il prefato Bellone, che si chiama converso della Chiesa di S. Pietro nel dicembre dell'anno seguente venne a Padova e nella camera del Vescovo presenti alcuni Canonici giurò a lui fedeltà e ubbidienza confessando di tenere la suddetta Chiesa e le sue possessioni ad onore di Dio e del Vescovo. Questa chiesa, che ora è parrocchia, in pro­cesso di tempo ebbe un monistero annesso come si legge in una investitura del nostro Vescovo Bernardo del 1287, e forse da prima era uno spedale. Ebbero le chiese, siccome le altre cose tutte, le loro vicende.
Di questa medesima chiesa di Val d’Astico si fa menzione nel Codicillo di una tale Speronella, che fu moglie di Eccelino da Romano detto Monaco fatto nel’anno 1199 18 giugno, nel quale tra gli altri lasciti, dice: Ecclesie Sancti Petri in Astego X. libras. Spessamente negli anti­chi documenti si nominano i beni che essa chie­sa possedeva in vari luoghi. Nel codice A. dell’Archivio della città, che ha la data del 1262 leggesi tra i beni, che la città stessa possedeva nelle pertinenze di Piovene: Unum campum etc.  apud terram Sancto petri de astice etc. nem unus campus opta daude allès apud terram Sancti petri de astice. Item duo campi quos tenet Carlararius de Clupano et fratres apud viam astici et apud terram Sancii petti in astico etc. Dernunus campus terre arative apud terram Sancti petri de astico. tern unus campus et medium etc.,.. apud terram Sancti petti de astice. etc.


Scrive Marco Pezzo ne’ suoi Cimbri Vero­nesi, e Vicentini, che in questa villa sonnonvi reliquie di un Monistero. E nei  suoi Novissimi illustrati Monumenti de’ Cimbri dice, che questo era un Monasterio di Vergini Sacre rilevandose tuttora i vestigi dov'è l'Abitazione Parrocchiale. Pariamente il P. Barbarano parlando di questa villa asserisce: Anticamente qui fu un Monistero di Monache, di che ancora si vede qualche vestigio. Potrebbe darsi, che cessate te Monache, purché vi siano state, il detto Monistero sia stato convertito in prio­rato. La mia opinione è fondata sopra un docu­mento del 1471, nel quale tra testimonj leggesi : Presbytero Johannes priore monasterii Sancti Petri de Valle astici. Ora passiamo agli antichi parrochi, ossiano Rettori di cotesta chie­sa, parlando de’ quali vedremo, ch'essa chiesa anticamente appellavasi anche ospitale.

Il più antico Rettore adunque di s. Pietro di ValAs:ico, che siami capitato sotto l'occhio nel leggere le carte antiche è il contenuto nella seguente collazione di questo beneficio, che ha la data del 1356 3 marzo, nella quale scopresi, che questa chiesa si chiamava allora anche ospitale: Ecclesia sive huspitale sive cura Sancti petri in Astico dioc. paduane consueta deticis secularibus in titulum assignari. Pretore vacante per coniugationem domini Bartholomei Stephani de Adenulphi de Comite de Valle Ortone etc. Nicolò Arcivescovo di Zara Vicario Generale del Vescovo di Padova, volens ditte ecclesie de Rettore ydoneo providere etc. con­ferisce: Nobili viro scientia virtuteque spetta­bili d. Angelo de Lathosa Canonico Fiorentino predictam ecclesiam hospitale sive coram et Rectoriam Sancii petri in Astico. Dopo, cioè nell’anno 1377 trovai ch'era Rettore di questo beneficio, pure ancora chiamato ospita­le, un prete Francese cappellano del Vescovo di Padova, il quale lo affittò^ per cinque anni a due Soggetti, cioè a Mistico di Creazzo pro­fessore di Gramatica in Vicenza, e ad un tale Tebaldo Zucchi, e ciò fu nel di primo novembre del suddetto anno. Questa affittanza così comin­cia: Providus et circumspectus vir dominum Johanne.s de. burgu presbyter Ruthencnsis dioc. Capellantis Reverendi patris domini Episcopi, Paduani., ac Rector gubernator et ministrator hospitalls Beneficii sive loci Sancii Petri in Astico Vicentini distictus et dioc. paduane etc. affitavit,.. ad quingue annos honorabilibus et discretis viris etc. ( a’ sopraddetti) dictum suum hospitale benficium sive locum Sancti Petri In Astico etc. Un’altra affittanza trovai di questo beneficio segnata colla data dell’anno 1380: die mercurii penultimo mensa: maii Padue in Episcopali Curia, e così intitolaci: Instrumentum locationis ad quinque annos bonorum hospitalis Sanai Petri in Astico D. Joanni q. Pari a Saraceno fatte a domina Presbitero Joanne de Burgo Ministro dicci ho. spitalis. Questo Ministro così ivi chiamasi: Discretus vir dominus presbyter Johannes de Burso Rutenensis diocesi: Rector et minister hospitali: benefica sive loci Sacti Petri in Astico vicentini districtus et paduane diocesi:, Jure locationis ad affictum usque ad quinque annos etc.,.. Sapienti viro domino Johanni quondans domini Petri a Saraceno ;de Padua, de contracta Ponti: curvii ibidem presenti etc. etc. Questo stesso anno ai 16 di giugno lo rinunciò^, e del medesimo fu investito il signor Ro­lando de’ Doti Canonico Padovano.
Ora pas­siamo ai Rettori del seguente secolo XV. Nell'anno 1415, 17 aprile questa chiesa non chiamavasi più ospitale, ma chiesa parrocchia­le; laonde a detta data v'è: Collatio parochialis ecclesie Sancti petri in astico paduane dioc. et vincentini districtus vacantis per spendaneam renuntiationem^ factam per presbytero clemente quondarn Jacobi de venetiis facta discreto et honesto viro domino presbitero Johanni piacentino tifino quondam aiberti de thienis. Poco tempo durò nel suo bene­ficio il detto Rettore Piacentini; atteso che ia questo stesso sono 1415 ai 9 di luglio trovasi: Collatio parochialis Ecclesie Sancti petri in valdastico paduane dioc. et Padovani districtus vacantis per mortem domini presbyteri Johannis piacentini de thienis fatta domino petro de Padua etc. 
Nel 1417 ai 17 di maggio questo beneficio fu conferito: d. pietro quondam Clementis de padua Canonico regolari monasterti Sancte Margarite de Vigontia, ed era vacante per absentationem et inibitionem pro derelicta domini presbyteri clementis de Venetiis. Nell’anno 1417 v'è il seguente per testimonio di un testamento fatto in Rozzo In questo stesso anno ai 14 di luglio: domino presbytero Nicolao q. domino Albaniti de Comadola Rectore ecclesie Sancti Petri in astico
Nell'anno 1433 5 marzo fu conferito que­sto beneficio: presbytero Georgio q. Johannis spirensis diucesis. Nel 1442 19 marzo: presbytero petro gaudentii de baliatis de Novaria. Nell'anno 1443 18 settembre: presbytero Michaeli q. Conradi de Regen pataviensis dioc. trovandosi vacante: per privationem presbyteri petri de novaria utimi rectoris in ea instituti. Nell'anno 1446 ai 22 di decembre trovai la rinunzia^della chiesa di Val d'Astico: per d. presbyterum Michaelem de patavia de Alemania ejus rectorem sponte factram. Nell’anno seguente fu eletto per Rettore di questa chiesa il signor Benedetto Ovetario di Vicenza Secretario del Vescovo di Pa­dova.  Di questa elezione arrecherò qui soltanto le seguenti poche parole: „ Petrus Donato etc. fideli et difecto Secretario nostro d.  Benedicto Ovetario filio Ser Barcholomei de Ovetariis de Vincentia Rectori parochialis ecclesie Sancti petri in Astico nostre dioc. paduane licet districtus vincentini salutem indomino etc.,.. Cum itaque …ecclesia sancti petri in astico per spontaneam resignationem presbyteri Michaelis de Alemania ultimi rectoris in ea instituti in manibus generalis vicarii nostri nuper sponte factam etc. vàcaverit etc.,.. ecclesiam predictam cui cura imminet animarum etc.,.. preficimus in recto rem etc. etc. Dat. et accorri padue etc.  anno nativitatis dominice Millesimo quadrio gentesimo quadragesimo se ptimo Ind. decima die mercurii vicesimo ottavo decembris ecc. „ 
Nell'anno 1488 trovai chi era Rettore di questa chiesa lo stesso Dominus Benedictus ser Bartholomei de Ovetarits de Vincentia, il quale in questo stesso anno la rinunziò^ spontaneamente nelle mani del Vescovo di Padova il qual Vescovo si 19 ai febbraio di questo medesimo anno la concesse a: presbytero petro q. Michaelis de Ratispona curaro animarum parochianorum etc. sibi plenarie committens etc. . Ma questo Rettore Pietro fu di poca durata; atteso che nell’anno seguente 1449 ai 20 di marzo questo beneficio cui cura imminet animarurn„ fu dato a: presbytero Adirmeli q. Andree de Segana, e ciò, come leggesi ivi: per liberam resignationem^ presbyteri petri de alemnania ulti­mi rectoris etc. . 

Nelle visite Vescovilì di Padova fatte nell’anno 1457 alla chiesa di s. Pietro di Val d'Astico se le da il titolo di pie­ve, e al suo parroco quello di Arciprete, il quale con altri parrochi trovavasi presente alla visita della chiesa parrocchiale di Piovene; laonde così ivi è nominato: d. Presbytero petro archipresbytero plebis Sancti Petri in valle astici: ma però nelle collazioni de’ benefici ai parrochi di questa villa si da sempre il titolo di Rettori. Del 1477 ai 9 di decembre tro­vai la rinunzia^ fatta di questa chiesa dal: Venerabilí et eximio decretorum dottore Domino Bartoomeo de Caprellis Canonico Vicentino ultimo ejusdem ecclesie Rectore. Fatta questa rinunzia, tosto ll Vscovo di Padova della stessi chiesa investì: Venerabilem virurn dominum presbyterum Petrum ursolinum de tussignano.

Tralascio altri Rettori posteriori di questa chiesa per non rendermi troppo tedioso ai Let­tori, e soltanto arrechino qui ciò che il Chiericato riferisce nella prima parte delle sue Spi­ghe raccolte alla parola Cardinale, parlando della visita, che fece ai Sette Comuni il B. Gregorio Barbarígo, colle stesse sue parole:
 „ Andai (diet’egli) con esso Eminentissimo Cardinale e Vescovo nella visita dé i Sette Communi che sono Montagne altissime con valli spaziose nel Territorio Vicentino, ma Diocesi Padovana. Era il mese di giugno, e nel giorno della festa dei Santi Apostoli Pietro, e Paolo si visitò la Chiesa Parochiale di San Pietro di  Valle d’Astego alli 29 di detto Mese. Era un caldo grandissimo, et una siccità estrema in quella valle, essendo passati più di due mesi senza una goccia di pioggia. Terminate da Sua Eminenza in Chiesa tutte le funzioni della Santa visita, venne nella Casa Parochiale; et essendo di molto passato il mezo giorno, tutti i suoi Ministri andarono a pranzo. Io entrai subito in Camera di Sua Eminenza, li quale stava senza mangiare sino a sera, e le resi conto del mio operato coll'inquisizione fitta circa la diligenza del Parocho nella Cura dell’Anime, e circa i costumi di quei Popoli assai buoni e timorati di Dio. Nell'uscire dalla stanza trovai vicini alla porta sette, ò otto „ Huomini principali di quel Comune, che con santa simplicità mi dissero, bramare di dire due parole à Sua Maestà. lo mi posi à ridere; e ritornato subito nella Camera feci ambasciata a Sua Eminenza, quale pure fece tra benigno sorriso sentendo quel titolo di Maestà. Mi comandò, che gl’introducessi, come feci; et essi poste le ginocchia à terra, aperte le braccia, cominciarono à dire: Supplichiamo Vostra Maestà, che faccia piovere. Sua „ Eminenza li fece tutti levare in piedi, e rispose: Si aiutatemi con le vostre Orazioni, che io volentieri con le mie pregarò Nostro Signore vi esaudisca e li licenziò. L'Emi­nentissimo Cardinale s'inginocchiò avanti l’immagine d'un Crocifisso, e principiò à far Orazione. Io usci dalla Camera, e serai la porta, e andai a pranzo. All'ora di Vespero s’annuvolò l’aria, et alle hore 21. Venne una pioggia così copiosa per tutte quelle Valli e Montagne, che fece stupire tutti, e particolarmente me medesimo, che avevo sentito l'instanza di quei buoni huomini, e la risposta, che ad essi haveva data Sua Eminenza.

^ Notiamo che fin dai tempi più antichi la pratica di subappaltare la cura d'anime della parrocchia da parte dei preti investiti del beneficio era assai diffusa, come pure la sfilza di rinunce che qui sono documentate. 

*  La lettura di questo testo, datato giusto due secoli fa, ci da anche un'idea delle regole grammaticali, sintattiche e lessicali in voga al tempo e diverse dalle attuali.

** Questa notazione è piuttosto curiosa: scrive così solo di San Pietro e Pedescala, oltre che di alcuni dei 7 Comuni (Enego, Lusiana, Gallio), a significare che questa era la condizione presente, diversamente da quella dei tempi precedenti (altrimenti non avrebbe avuto alcun senso specificarla). Analogamente annotò di San Pietro lo Schmeller nel 1833 e il Dal Pozzo di Pedescala nel 1797. Vedasi al riguardo il post: http://bronsescoverte.blogspot.it/2014/05/la-parlata-cimbra-nellalta-valle.html

2 commenti:

  1. Avviso che da una settimana NON ho connessione internet, speriamo oggi che... sicchè è tutto a rilento perchè sono "a prestito con la linea".

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  2. come sempre molto interessante, grazie Gianni

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