Fra coloro trattarono di storia del nostro territorio, si riconoscono autori di prima mano e quelli di seconda. I primi sono gli studiosi che si sono andati a cercare e spulciare direttamente le fonti e hanno raccolto e catalogato una gran mole di dati in prima persona con pazienza e rigore certosino, basando su di essi le loro pubblicazioni. I secondi sono, per così dire, "montati sulle spalle dei giganti", utilizzando e citando il materiale che i primi hanno meticolosamente raccolto con la dedizione di una vita e messo a disposizione dei posteri.
A cavallo fra la fine del XVIII e l'inizio del XIX furono particolarmente due gli autori che trattarono delle nostre zone basandosi su esperienze dirette e su una minuziosa consultazione delle fonti antiche: l'abate Agostino Dal Pozzo e il padre Gaetano Maccà.
Li sento entrambi particolarmente vicini e legati, come lo sono dal corso dell'Astico, anche perché il primo nacque nella zona dove nacqui anch'io e il secondo in quella dove attualmente risiedo. I due autori, pur con modalità, finalità e stile diverso, trattarono di cose che sapevano per proprio vissuto o per per aver visitato i luoghi, nonché per aver dedicato la vita allo studio diretto e alla verifica dei documenti storici. Il Dal Pozzo con un approccio più rigoroso e scientifico e volto all'approfondimento della singolare storia della nostra gente, Il Maccà più da cronista ecclesiastico; entrambi comunque accomunati da una grande e paziente dedizione al loro progetto e, credo, anche da modestia, intesa nel suo significato migliore.
A cavallo fra la fine del XVIII e l'inizio del XIX furono particolarmente due gli autori che trattarono delle nostre zone basandosi su esperienze dirette e su una minuziosa consultazione delle fonti antiche: l'abate Agostino Dal Pozzo e il padre Gaetano Maccà.
Li sento entrambi particolarmente vicini e legati, come lo sono dal corso dell'Astico, anche perché il primo nacque nella zona dove nacqui anch'io e il secondo in quella dove attualmente risiedo. I due autori, pur con modalità, finalità e stile diverso, trattarono di cose che sapevano per proprio vissuto o per per aver visitato i luoghi, nonché per aver dedicato la vita allo studio diretto e alla verifica dei documenti storici. Il Dal Pozzo con un approccio più rigoroso e scientifico e volto all'approfondimento della singolare storia della nostra gente, Il Maccà più da cronista ecclesiastico; entrambi comunque accomunati da una grande e paziente dedizione al loro progetto e, credo, anche da modestia, intesa nel suo significato migliore.
Scrisse anche specificatamente un libro sulla "Storia dei Sette Comuni e delle Ville annesse" (Edito a Caldogno nel 1816 per i tipi di Gio. Battista Menegatti). Morì a Vicenza il 5 marzo 1824.
Egli era solito visitare ogni paese e parrocchia del territorio vicentino della quale aveva preventivamente raccolto informazioni storiche e archivistiche andandosi a spulciare personalmente le fonti, anche le più remote. In loco raccoglieva quindi le informazioni dal parroco e dagli abitanti e le registrava nelle sue cronache senza commenti o elaborazioni personali. Non aveva tesi da perorare e pertanto è attendibile nei suoi resoconti. Visitò San Pietro intorno all'anno 1805: leggiamo cosa ne scrisse nella trascrizione fedele di quel testo di seguito riportata*.
Gianni Spagnolo
XII-IV-MMXVI
STORIA
DI S. PIETRO DI VAL D'ASTICO
CAPITOLO
PRIMO
Stato
presente, e antico di questa villa.
San
Pietro di Val d’Astico è distante da Vicenza miglia 24 e da Asiago sette in
circa. E’ villa tutta montuosa, eccettuati alcuni tratti di pianura a canto l’Astico,
che formano una valle spalleggiata da monti, e perciò penso, che da essa quella
villa abbia acquistato il nome di Valle d’Astico, valle fertile di sorghi, formagi, uve, e fieni. Il
luogo montuoso consiste nelle falde delle montagne di Rozzo, che sono io gran
parte coltivate. Questa villa forma comune con Rozzo, ed è uno de’suoi
colonnelli, così afferma anche il P. Barbarano; laonde come villa Inclusa nei
Sette Comuni gode anch’essa gli stessi privilegi. Il sulletto P. Barbarano
pone questa villa nella Podesteria di Marostica, e nelle liste delle ville
Vicentine è situata sotto il Vicariato di Schio, ed io la posi nei Sette Comuni
come villa annessa agli stessi. Essa abbonda di noci, delle quali sì fa anche
commerzio, oltre all'olio che da esse si estrae. Ne’ suoi monti appresso la
valle dei Ponti vi è una cava di marmo bellissimo, che rassomiglia all'affricano,
come potrebbesi vedere in un pezzo che conservasi nella nostra raccolta di
petrificazioni. E nella valle dell’Orco, come scrive nella sua Relazione delle Alpi Vicentine il conte Francesco
Caldogno, trovasi una vena d’argento. Il distretto di questa villa confina con
Brancafora stato Austriaco, e con Tonezza, Forni, Pedescala, e Rozzo. Scorre
pel suo piano il suddetto torrente Astico, e con acqua cavata fuori da esso
vengono girate una ruota di molino, e una sega da legname. Di questo torrente
trattai a lungo nella Storia di Montecchio Precalcino. Ivi adunque rimetto il
Lettore. Rapporto alla strada pubblica, che per la Valle dell’Astico conduce a
Trento, veggasi ciò che abbiamo detto nella Storia di Posena. Le famiglie di
questa villa sono circa cento, le anime in tutte quattrocento in circa, come
mi fu detto quando mi portai a visitarla. Dalla visita Vescovile di Padova
fatta nell’anno 1665 ai 18 di giugno si ha, che le anime di questa villa erano
allora, in tutte 2oo circa. Queste genti oggidì parlano la lingua italiana**.
Questo
comune ha l'esenzione dal dazio per libre trecento di setta, che ivi si fabbricasse
con obbligo agli abitanti di non estraere cosi li detta somma di libre trecento
come altra minima quantità, ma tutto restar debba in questo Serenissimo
Dominio.
S.
Pietro di Valle d’Astico non trovasi nominato nelle liste più antiche delle
ville del Territorio Vicentino, cioè in quelle degli anni 1262, 1264, 1311, e
1339 e soltanto il trovai registrato su una lista del 1389 colle seguenti
parole: Sanctus Petrus in astico.
La
Valle d’Astico fu data in feudo ai nobili Veli di Vicenza dal Vescovo di essa
città Sperandio nell'anno 1115 e molto tempo avanti di esso, come in detto
feudo leggesi, dai Vescovi Andrea, Pietro e Altogrado.
CAPITOLO
II
Della
chiesa parrocchiale.
La
chiesa parrocchiale di Val d’Astico di diocesi Padovana giace sopra una
collina, unitamente alla quale sononvi varie case, che in lontananza porgono
una piacevole veduta, ed è dedicata a s. Pietro Apostolo. Fu ultimamente
riedificata con cinque altari. Ha una tavola degl’Innocenti issai stimata.
Viene uficiata da un Rettore eletto dal Vescovo di Padova, e da un cappellano.
Questo rettore nel sabato santo fa da se le sue funzioni, e non portasi
altrove, quantunque, come scrive il P. Barbarano, coteesta chiesa sia filiale
della chiesa Arcipresbiteriale di Caltrano. Di fatto nella visita Vescovile
Padovana del 1610 18 giugno dicesi, che questa chiesta di Val d’Astico è sub
Plebe Caltrani. Véggasi ciò che abbiamo detto parlando di questa antichissima
pieve. Eppure la chiesa di Val d'Astico vanta un'antichità assai grande. Di
essa trovasi memoria sino dai tempi del Vescovo di Padova Girardo da Marostica,
che fu eletto Vescovo nell’anno 1165 di cui abbiamo parlato a lungo nella
Storia di Marostica stessa. Ragiona della medesima chiesa anche l'Abate Gennari
ne’ suoi Annali di Padova all’anno 1168 nel seguente modo: „ Un cotal Bellone
detto Orbo s’era impadronito contra giustizia della chiesa di S. Pietro
d'Astico nell'estrema parte del Vicentino, Girarci; ( Vescovo di Padova) ebbe
ricorso al Papa, il quale ne delegò il giudicio al Cardinale lidebrando Legato
apostolico sopra ricordato, e ad Enrico Patriarca di Grado. I due Prelati ne’ primi
giorni di novembre erano nel monastero di S. Ilario, ed ivi conosciute le
ragioni del, Vescovo, non essendosi presentati, benché citati due volte,
Bellone e i suoi compagni, restituirono a Girardo la chiesa suddetta colle sue possessioni.„ Riguardevoli testimoni furono presentati alla sentenza cioè Metrico Vescovo di
Trivigi, Martino Abate di Praglia, Cuifredo arciprete di Padova, Maestro Corrado,
Maestro Burfone, Manfredo, Ecelino, Alessio, giudici, Maestro Usolino, Maestro
Zilio e Gaanfo erano fratelli della celebre famiglia, che fu detta da Vò, e
Lanfranco usciva della stirpe de’ Gisi, o di Gisa, di cui si ha memoria sino dal
principio del secolo XI. Il prefato Bellone, che si chiama converso della
Chiesa di S. Pietro nel dicembre dell'anno seguente venne a Padova e nella
camera del Vescovo presenti alcuni Canonici giurò a lui fedeltà e ubbidienza
confessando di tenere la suddetta Chiesa e le sue possessioni ad onore di Dio e
del Vescovo. Questa chiesa, che ora è parrocchia, in processo di tempo ebbe un
monistero annesso come si legge in una investitura del nostro Vescovo Bernardo
del 1287, e forse da prima era uno spedale. Ebbero le chiese, siccome le altre
cose tutte, le loro vicende.
Di
questa medesima chiesa di Val d’Astico si fa menzione nel Codicillo di una tale Speronella, che fu moglie di Eccelino da
Romano detto Monaco fatto nel’anno 1199 18 giugno, nel quale tra gli altri
lasciti, dice: Ecclesie Sancti Petri in Astego X. libras. Spessamente negli
antichi documenti si nominano i beni che essa chiesa possedeva in vari
luoghi. Nel codice A. dell’Archivio della città, che ha la data del 1262 leggesi
tra i beni, che la città stessa possedeva nelle pertinenze di Piovene: Unum
campum etc. apud terram Sancto petri de astice etc. nem
unus campus opta daude allès apud terram Sancti petri de astice. Item duo campi
quos tenet Carlararius de Clupano et fratres apud viam astici et apud terram Sancii petti in astico etc. Dernunus campus terre arative apud terram Sancti petri de astico. tern unus campus et medium etc.,.. apud terram Sancti
petti de astice. etc.
Scrive
Marco Pezzo ne’ suoi Cimbri Veronesi, e Vicentini, che in questa villa sonnonvi
reliquie di un Monistero. E nei suoi Novissimi
illustrati Monumenti de’ Cimbri dice, che questo era un Monasterio di Vergini
Sacre rilevandose tuttora i vestigi dov'è l'Abitazione Parrocchiale. Pariamente
il P. Barbarano parlando di questa villa asserisce: Anticamente qui fu un
Monistero di Monache, di che ancora si vede qualche vestigio. Potrebbe darsi,
che cessate te Monache, purché vi siano state, il detto Monistero sia stato
convertito in priorato. La mia opinione è fondata sopra un documento del 1471,
nel quale tra testimonj leggesi : Presbytero Johannes priore monasterii Sancti
Petri de Valle astici. Ora passiamo agli antichi parrochi, ossiano Rettori di cotesta
chiesa, parlando de’ quali vedremo, ch'essa chiesa anticamente appellavasi
anche ospitale.
Il
più antico Rettore adunque di s. Pietro di ValAs:ico, che siami capitato sotto
l'occhio nel leggere le carte antiche è il contenuto nella seguente collazione di questo
beneficio, che ha la data del 1356 3 marzo, nella quale scopresi, che questa
chiesa si chiamava allora anche ospitale: Ecclesia sive huspitale sive cura
Sancti petri in Astico dioc. paduane consueta deticis secularibus in titulum
assignari. Pretore vacante per coniugationem domini Bartholomei Stephani de
Adenulphi de Comite de Valle Ortone etc. Nicolò Arcivescovo di Zara Vicario
Generale del Vescovo di Padova, volens ditte ecclesie de Rettore ydoneo
providere etc. conferisce: Nobili viro scientia virtuteque spettabili d.
Angelo de Lathosa Canonico Fiorentino predictam ecclesiam hospitale sive coram
et Rectoriam Sancii petri in Astico. Dopo, cioè nell’anno 1377 trovai ch'era
Rettore di questo beneficio, pure ancora chiamato ospitale, un prete Francese
cappellano del Vescovo di Padova, il quale lo affittò^ per cinque anni a due
Soggetti, cioè a Mistico di Creazzo professore di Gramatica in Vicenza, e ad un
tale Tebaldo Zucchi, e ciò fu nel di primo novembre del suddetto anno. Questa
affittanza così comincia: Providus et circumspectus vir dominum Johanne.s de.
burgu presbyter Ruthencnsis dioc. Capellantis Reverendi patris domini Episcopi,
Paduani., ac Rector gubernator et ministrator hospitalls Beneficii sive loci
Sancii Petri in Astico Vicentini distictus et dioc. paduane etc.
affitavit,.. ad quingue annos honorabilibus et discretis viris etc. ( a’ sopraddetti)
dictum suum hospitale benficium sive locum Sancti Petri In Astico etc. Un’altra
affittanza trovai di questo beneficio segnata colla data dell’anno 1380: die
mercurii penultimo mensa: maii Padue in Episcopali Curia, e così intitolaci:
Instrumentum locationis ad quinque annos bonorum hospitalis Sanai Petri in
Astico D. Joanni q. Pari a Saraceno fatte a domina Presbitero Joanne de Burgo
Ministro dicci ho. spitalis. Questo Ministro così ivi chiamasi: Discretus vir
dominus presbyter Johannes de Burso Rutenensis diocesi: Rector et minister
hospitali: benefica sive loci Sacti Petri in Astico vicentini districtus et
paduane diocesi:, Jure locationis ad affictum usque ad quinque annos etc.,..
Sapienti viro domino Johanni quondans domini Petri a Saraceno ;de Padua, de contracta
Ponti: curvii ibidem presenti etc. etc. Questo stesso anno ai 16 di giugno lo
rinunciò^, e del medesimo fu investito il signor Rolando de’ Doti Canonico Padovano.
Ora passiamo ai Rettori del seguente secolo XV. Nell'anno 1415, 17 aprile questa chiesa non chiamavasi più ospitale, ma chiesa parrocchiale; laonde a detta data v'è: Collatio parochialis ecclesie Sancti petri in astico paduane dioc. et vincentini districtus vacantis per spendaneam renuntiationem^ factam per presbytero clemente quondarn Jacobi de venetiis facta discreto et honesto viro domino presbitero Johanni piacentino tifino quondam aiberti de thienis. Poco tempo durò nel suo beneficio il detto Rettore Piacentini; atteso che ia questo stesso sono 1415 ai 9 di luglio trovasi: Collatio parochialis Ecclesie Sancti petri in valdastico paduane dioc. et Padovani districtus vacantis per mortem domini presbyteri Johannis piacentini de thienis fatta domino petro de Padua etc.
Nel 1417 ai 17 di maggio questo beneficio fu conferito: d. pietro quondam Clementis de padua Canonico regolari monasterti Sancte Margarite de Vigontia, ed era vacante per absentationem et inibitionem pro derelicta domini presbyteri clementis de Venetiis. Nell’anno 1417 v'è il seguente per testimonio di un testamento fatto in Rozzo In questo stesso anno ai 14 di luglio: domino presbytero Nicolao q. domino Albaniti de Comadola Rectore ecclesie Sancti Petri in astico.
Nell'anno 1433 5 marzo fu conferito questo beneficio: presbytero Georgio q. Johannis spirensis diucesis. Nel 1442 19 marzo: presbytero petro gaudentii de baliatis de Novaria. Nell'anno 1443 18 settembre: presbytero Michaeli q. Conradi de Regen pataviensis dioc. trovandosi vacante: per privationem presbyteri petri de novaria utimi rectoris in ea instituti. Nell'anno 1446 ai 22 di decembre trovai la rinunzia^della chiesa di Val d'Astico: per d. presbyterum Michaelem de patavia de Alemania ejus rectorem sponte factram. Nell’anno seguente fu eletto per Rettore di questa chiesa il signor Benedetto Ovetario di Vicenza Secretario del Vescovo di Padova. Di questa elezione arrecherò qui soltanto le seguenti poche parole: „ Petrus Donato etc. fideli et difecto Secretario nostro d. Benedicto Ovetario filio Ser Barcholomei de Ovetariis de Vincentia Rectori parochialis ecclesie Sancti petri in Astico nostre dioc. paduane licet districtus vincentini salutem indomino etc.,.. Cum itaque …ecclesia sancti petri in astico per spontaneam resignationem presbyteri Michaelis de Alemania ultimi rectoris in ea instituti in manibus generalis vicarii nostri nuper sponte factam etc. vàcaverit etc.,.. ecclesiam predictam cui cura imminet animarum etc.,.. preficimus in recto rem etc. etc. Dat. et accorri padue etc. anno nativitatis dominice Millesimo quadrio gentesimo quadragesimo se ptimo Ind. decima die mercurii vicesimo ottavo decembris ecc. „
Nell'anno 1488 trovai chi era Rettore di questa chiesa lo stesso Dominus Benedictus ser Bartholomei de Ovetarits de Vincentia, il quale in questo stesso anno la rinunziò^ spontaneamente nelle mani del Vescovo di Padova il qual Vescovo si 19 ai febbraio di questo medesimo anno la concesse a: presbytero petro q. Michaelis de Ratispona curaro animarum parochianorum etc. sibi plenarie committens etc. . Ma questo Rettore Pietro fu di poca durata; atteso che nell’anno seguente 1449 ai 20 di marzo questo beneficio cui cura imminet animarurn„ fu dato a: presbytero Adirmeli q. Andree de Segana, e ciò, come leggesi ivi: per liberam resignationem^ presbyteri petri de alemnania ultimi rectoris etc. .
Nelle visite Vescovilì di Padova fatte nell’anno 1457 alla chiesa di s. Pietro di Val d'Astico se le da il titolo di pieve, e al suo parroco quello di Arciprete, il quale con altri parrochi trovavasi presente alla visita della chiesa parrocchiale di Piovene; laonde così ivi è nominato: d. Presbytero petro archipresbytero plebis Sancti Petri in valle astici: ma però nelle collazioni de’ benefici ai parrochi di questa villa si da sempre il titolo di Rettori. Del 1477 ai 9 di decembre trovai la rinunzia^ fatta di questa chiesa dal: Venerabilí et eximio decretorum dottore Domino Bartoomeo de Caprellis Canonico Vicentino ultimo ejusdem ecclesie Rectore. Fatta questa rinunzia, tosto ll Vscovo di Padova della stessi chiesa investì: Venerabilem virurn dominum presbyterum Petrum ursolinum de tussignano.
Ora passiamo ai Rettori del seguente secolo XV. Nell'anno 1415, 17 aprile questa chiesa non chiamavasi più ospitale, ma chiesa parrocchiale; laonde a detta data v'è: Collatio parochialis ecclesie Sancti petri in astico paduane dioc. et vincentini districtus vacantis per spendaneam renuntiationem^ factam per presbytero clemente quondarn Jacobi de venetiis facta discreto et honesto viro domino presbitero Johanni piacentino tifino quondam aiberti de thienis. Poco tempo durò nel suo beneficio il detto Rettore Piacentini; atteso che ia questo stesso sono 1415 ai 9 di luglio trovasi: Collatio parochialis Ecclesie Sancti petri in valdastico paduane dioc. et Padovani districtus vacantis per mortem domini presbyteri Johannis piacentini de thienis fatta domino petro de Padua etc.
Nel 1417 ai 17 di maggio questo beneficio fu conferito: d. pietro quondam Clementis de padua Canonico regolari monasterti Sancte Margarite de Vigontia, ed era vacante per absentationem et inibitionem pro derelicta domini presbyteri clementis de Venetiis. Nell’anno 1417 v'è il seguente per testimonio di un testamento fatto in Rozzo In questo stesso anno ai 14 di luglio: domino presbytero Nicolao q. domino Albaniti de Comadola Rectore ecclesie Sancti Petri in astico.
Nell'anno 1433 5 marzo fu conferito questo beneficio: presbytero Georgio q. Johannis spirensis diucesis. Nel 1442 19 marzo: presbytero petro gaudentii de baliatis de Novaria. Nell'anno 1443 18 settembre: presbytero Michaeli q. Conradi de Regen pataviensis dioc. trovandosi vacante: per privationem presbyteri petri de novaria utimi rectoris in ea instituti. Nell'anno 1446 ai 22 di decembre trovai la rinunzia^della chiesa di Val d'Astico: per d. presbyterum Michaelem de patavia de Alemania ejus rectorem sponte factram. Nell’anno seguente fu eletto per Rettore di questa chiesa il signor Benedetto Ovetario di Vicenza Secretario del Vescovo di Padova. Di questa elezione arrecherò qui soltanto le seguenti poche parole: „ Petrus Donato etc. fideli et difecto Secretario nostro d. Benedicto Ovetario filio Ser Barcholomei de Ovetariis de Vincentia Rectori parochialis ecclesie Sancti petri in Astico nostre dioc. paduane licet districtus vincentini salutem indomino etc.,.. Cum itaque …ecclesia sancti petri in astico per spontaneam resignationem presbyteri Michaelis de Alemania ultimi rectoris in ea instituti in manibus generalis vicarii nostri nuper sponte factam etc. vàcaverit etc.,.. ecclesiam predictam cui cura imminet animarum etc.,.. preficimus in recto rem etc. etc. Dat. et accorri padue etc. anno nativitatis dominice Millesimo quadrio gentesimo quadragesimo se ptimo Ind. decima die mercurii vicesimo ottavo decembris ecc. „
Nell'anno 1488 trovai chi era Rettore di questa chiesa lo stesso Dominus Benedictus ser Bartholomei de Ovetarits de Vincentia, il quale in questo stesso anno la rinunziò^ spontaneamente nelle mani del Vescovo di Padova il qual Vescovo si 19 ai febbraio di questo medesimo anno la concesse a: presbytero petro q. Michaelis de Ratispona curaro animarum parochianorum etc. sibi plenarie committens etc. . Ma questo Rettore Pietro fu di poca durata; atteso che nell’anno seguente 1449 ai 20 di marzo questo beneficio cui cura imminet animarurn„ fu dato a: presbytero Adirmeli q. Andree de Segana, e ciò, come leggesi ivi: per liberam resignationem^ presbyteri petri de alemnania ultimi rectoris etc. .
Nelle visite Vescovilì di Padova fatte nell’anno 1457 alla chiesa di s. Pietro di Val d'Astico se le da il titolo di pieve, e al suo parroco quello di Arciprete, il quale con altri parrochi trovavasi presente alla visita della chiesa parrocchiale di Piovene; laonde così ivi è nominato: d. Presbytero petro archipresbytero plebis Sancti Petri in valle astici: ma però nelle collazioni de’ benefici ai parrochi di questa villa si da sempre il titolo di Rettori. Del 1477 ai 9 di decembre trovai la rinunzia^ fatta di questa chiesa dal: Venerabilí et eximio decretorum dottore Domino Bartoomeo de Caprellis Canonico Vicentino ultimo ejusdem ecclesie Rectore. Fatta questa rinunzia, tosto ll Vscovo di Padova della stessi chiesa investì: Venerabilem virurn dominum presbyterum Petrum ursolinum de tussignano.
Tralascio altri Rettori posteriori di questa chiesa per non rendermi troppo tedioso ai Lettori, e soltanto arrechino qui ciò che il Chiericato riferisce nella prima parte delle sue Spighe raccolte alla parola Cardinale, parlando della visita, che fece ai Sette Comuni il B. Gregorio Barbarígo, colle stesse sue parole:
„ Andai (diet’egli) con esso Eminentissimo Cardinale e Vescovo nella visita dé i Sette Communi che sono Montagne altissime con valli spaziose nel Territorio Vicentino, ma Diocesi Padovana. Era il mese di giugno, e nel giorno della festa dei Santi Apostoli Pietro, e Paolo si visitò la Chiesa Parochiale di San Pietro di Valle d’Astego alli 29 di detto Mese. Era un caldo grandissimo, et una siccità estrema in quella valle, essendo passati più di due mesi senza una goccia di pioggia. Terminate da Sua Eminenza in Chiesa tutte le funzioni della Santa visita, venne nella Casa Parochiale; et essendo di molto passato il mezo giorno, tutti i suoi Ministri andarono a pranzo. Io entrai subito in Camera di Sua Eminenza, li quale stava senza mangiare sino a sera, e le resi conto del mio operato coll'inquisizione fitta circa la diligenza del Parocho nella Cura dell’Anime, e circa i costumi di quei Popoli assai buoni e timorati di Dio. Nell'uscire dalla stanza trovai vicini alla porta sette, ò otto „ Huomini principali di quel Comune, che con santa simplicità mi dissero, bramare di dire due parole à Sua Maestà. lo mi posi à ridere; e ritornato subito nella Camera feci ambasciata a Sua Eminenza, quale pure fece tra benigno sorriso sentendo quel titolo di Maestà. Mi comandò, che gl’introducessi, come feci; et essi poste le ginocchia à terra, aperte le braccia, cominciarono à dire: Supplichiamo Vostra Maestà, che faccia piovere. Sua „ Eminenza li fece tutti levare in piedi, e rispose: Si aiutatemi con le vostre Orazioni, che io volentieri con le mie pregarò Nostro Signore vi esaudisca e li licenziò. L'Eminentissimo Cardinale s'inginocchiò avanti l’immagine d'un Crocifisso, e principiò à far Orazione. Io usci dalla Camera, e serai la porta, e andai a pranzo. All'ora di Vespero s’annuvolò l’aria, et alle hore 21. Venne una pioggia così copiosa per tutte quelle Valli e Montagne, che fece stupire tutti, e particolarmente me medesimo, che avevo sentito l'instanza di quei buoni huomini, e la risposta, che ad essi haveva data Sua Eminenza. „
^ Notiamo che fin dai tempi più antichi la pratica di subappaltare la cura d'anime della parrocchia da parte dei preti investiti del beneficio era assai diffusa, come pure la sfilza di rinunce che qui sono documentate.
* La lettura di questo testo, datato giusto due secoli fa, ci da anche un'idea delle regole grammaticali, sintattiche e lessicali in voga al tempo e diverse dalle attuali.
** Questa notazione è piuttosto curiosa: scrive così solo di San Pietro e Pedescala, oltre che di alcuni dei 7 Comuni (Enego, Lusiana, Gallio), a significare che questa era la condizione presente, diversamente da quella dei tempi precedenti (altrimenti non avrebbe avuto alcun senso specificarla). Analogamente annotò di San Pietro lo Schmeller nel 1833 e il Dal Pozzo di Pedescala nel 1797. Vedasi al riguardo il post: http://bronsescoverte.blogspot.it/2014/05/la-parlata-cimbra-nellalta-valle.html
Avviso che da una settimana NON ho connessione internet, speriamo oggi che... sicchè è tutto a rilento perchè sono "a prestito con la linea".
RispondiEliminacome sempre molto interessante, grazie Gianni
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