venerdì 12 luglio 2013

Una giornata particolare


La Maria mora toccò la spalla del marito e guardando verso il Cornetto gli disse: “ma varda che tempo che zé drio rivàre”...; l’uomo si girò e vide un muro bianco che stava invadendo la valle. Tempesta in arrivo e qualcuno corse a chiamare il sagrestano per far suonare le campane, era un’antica usanza, si credeva che il suono sacro delle campane potesse fermare il temporale, si bruciavano nelle stufe anche dei rami d’ulivo, ma quel temporale lì non aveva paura di niente. Si dice anche “quando che la vien da sora, no la passa la Tora”, succede spesso, ma se passa la Torra e la burrasca incontra l’aria fredda che scende dal Bìsele il disastro è garantito. “Proprio desso che fra un’ora ghemo da nare in piassa a scoltare el Duce”, sussurrò con voce timida Baldo,
marito della Maria mora, chiamato da tutti così, ma il suo vero nome era Ubaldo, apprezzato norcino del paese; i suoi salami erano conosciuti in tutto l’alto Vicentino. In fretta si chiusero i tarlisùni e il fieno venne portato di buona lena nella teda vicino alla casa; nel depositarlo a terra la Maria perse l’equilibrio e cadde di schiena sul fieno secco e morbido, Baldo rise e allungò la mano per aiutare la moglie ad alzarsi, le mani si unirono, ma con un tiro deciso la Maria portò il suo uomo sopra di lei, “el duce, el duce, no podémo perder tempo, go da nar sentire el duce”... fiato sprecato, le gambe della donna strinsero l’uomo a sè e Baldo a quel punto, visto il temporale e l’ambiente adatto quasi urlando disse “ma chel vaga in mona anca el duce”
L’acqua si tramutò in tempesta, batteva forte sulle lamiere prese da suo padre nel villaggio austriaco di Camprosà dopo la guerra. 

I due coniugi non si accorsero di niente, quel momento d'amore così inaspettato travolse la mente di Baldo e solo al forte richiamo della Grigia,  la loro mucca da latte, ritornò alla realtà e con un sorriso la Maria si portò accanto alla mucca per liberarla del latte. “Che ora saràlo, fursi fo in tempo a nare in piassa a scoltare cossa chel ga da dire el duce” pensò rivestendosi in fretta; la moglie gli disse di correre perché le pareva già di sentire la radio accesa. 
La piazza era gremita di gente e dal poggiolo dell’albergo "alla Vittoria" una radiomarelli di grossa fattura, gracchiava delle canzoni popolari, interrotte ogni tanto da una voce che annunciava che da lì a poco il Duce avrebbe parlato agli italiani. 

Baldo arrivò trafelato, vide suo compare Joani e lo raggiunse, “dove situ stà, no te duvivi rivar prima?... ma te si tuto pien de fen”...; grattandosi la nuca sorrise e inventò una scusa per il ritardo. 
La voce del capo iniziò il discorso: ”combattenti  di terra - di mare e dell’aria…”; era il dieci giugno 1940. 
Baldo tornò a casa, trovò la Maria che stava preparando la cena, minestrone, patate lesse e formajo con i bai, piatto preferito per entrambi, prendendo il vino dalla dispensa lei chiese: “e alòra cossa galo dito el duce?”
Baldo alzò lo sguardo verso la foto dei suoi vecchi e disse: “che pecà, na giornada così particolare e bela ruinà da quel testòn che gà parlà da Roma, el vole che femo la guera, naltra guera, par fortuna che no ghemo fiui, ma setu cossa ca te digo? Chel vae in mona lù e le so dichiarassiòn de guera, dopo magnà tornémo nella teda.
Piero Lorenzi

5 commenti:

  1. Ah ! l'amour l'amour l'amour !

    Bel esempio da seguire piuttòsto che la guerra....Dimmi Piero, è accadùto ? Speriamo di si, troppo bello !

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  2. Don Pedro ha pensato bene di movimentare questa scialba estate con qualcosa di diverso...
    Vedi che pure Odette incita al "fate l'amore e non la guerra"...

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  3. le vecchie e care tede se potessero parlare...quella dei lussi e de menego de daniele nella reta... che salti per comprimere il fieno...forse haidi se ricorda qualcosa...

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  4. Credo siano state le tue alcove preferite.

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  5. OOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO Piero!!!!!!!!!!!!!!!!!
    quei fienili!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

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