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Dueville è
comune della cintura settentrionale di Vicenza, dove le acque di
numerose risorgive si riuniscono per dar vita al fiume Bacchiglione.
L’ambiente meglio conservato allo stato naturale è il cosiddetto Bosco
di Dueville, prezioso perché conserva la fisionomia originaria di questa
fascia di pianura, molto varia per vegetazione acquatica e ripariale,
ma anche per fauna alata, con aironi cenerini e garzette come presenza
più appariscente.
Il comune prende nome da due importanti ville della
famiglia vicentina dei Da Porto, che amministrava il territorio. La più
significativa si trova in frazione Vivaro in un contesto ingentilito da
un corso d’acqua: il corpo padronale, con facciata a tempio su alta
scalinata, è attribuito ad Andrea Palladio e rientra tra i beni
catalogati dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità.
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Tutt’intorno, lo scenario di una
campagna coltivata soprattutto a mais, complementare al quale si pone la
coltura dei legumi, seminati tra i filari del cereale, sfruttandone i
fusti come tutore per gli steli rampicanti. Questo vale per i fagioli,
ma soprattutto per una varietà che tollera bene la siccità conosciuta
come fagiolo o “tegolina asparago”, caratterizzata da baccelli di
notevole lunghezza, fino a 80 centimetri, di colore verde scuro, cui si
devono le denominazioni correnti di “fagiolo serpente” o “fagiolo
metro”, e il dialettale scuria, ovvero “fagiolo frusta”.
Ulteriore
particolarità riguarda l’origine di questa leguminosa, probabilmente
importata dalla regione indiana in età molto precedente alla scoperta
dell’America. Quanto agli aspetti agronomici, la semina avviene ai primi
di aprile e la raccolta a fine luglio, in corrispondenza della Fiera di
Sant’Anna, donde la denominazione dialettale di teghe de Sant’Ana.
Il
consumo di questi fagiolini avviene per lo più allo stato fresco,
lessati e ripassati in tegame con un condimento, di solito un battuto di
lardo, nel quale sia stata stemperata della sarda salata. In modo
analogo si prepara un piatto di pasta, bigoli al torchio per lo più,
abbinandoli alla verdura in una sorta di “paglia e fieno” alla
vicentina. In passato era pratica diffusa l’essiccazione sull’aia e
l’utilizzo differito, come riserva invernale, previa reidratazione.
Ultima
virtù della pianta, come tutte le leguminose, la capacità di fissare
l’azoto dell’aria a livello radicale, migliorando la fertilità del
terreno in modo del tutto naturale.
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