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Caltrano è
comune che stende il suo territorio nella fascia sud-ovest della
Pedemontana Vicentina, laddove i primi risalti dell’Altopiano di Asiago
si affacciano alla valle dell’Astico. L’abitato nasce infatti in epoca
preromana presso un guado sul fiume e deve la sua storica rilevanza a
questa collocazione strategica.
Successivamente fu protagonista della
cristianizzazione della zona attraverso la chiesa dell’Assunta, “pieve e
matrice” di tutte le chiese del versante orientale della valle e
dell’altopiano. Sia il capoluogo che le frazioni – Camisino, San Donà,
Tezze, Campora e Maglio – conservano numerose corti, caratteristiche
unità urbanistiche con diverse abitazioni chiuse attorno a uno spazio
comune e un unico portale d’accesso che anticamente consentiva la difesa
in caso di pericolo.
La perimetrazione del comune risale al
Medioevo, come pure i principali collegamenti con i comuni limitrofi di
Cogollo del Cengio, Piovene Rocchette, Chiuppano, Calvene, Asiago e
Roana. Il territorio è in larga parte boscato, con estese abetaie e
faggete, cui s’alternano zone a pascolo, amministrate collettivamente
con l’antico sistema degli “usi civici”.
Nei secoli l’economia locale
ha avuto il suo punto di forza nelle attività silvopastorali, ancora
oggi di un certo ruolo, con sei malghe in attività e oltre trecento capi
di bestiame a pascolo libero. In campo agroalimentare è da segnalare
anche una storica azienda conserviera, la Zuccato, fondata nel 1868 e
nota soprattutto per la produzione di crauti.
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El formajo nel pignato di Caltrano
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La parsimonia è virtù tipica del
contadino, specie quando la natura non regala nulla. È il caso della
montagna, dove ogni prodotto costa fatica e dunque viene utilizzato
senza spreco alcuno. Così accade pure per il formaggio: il migliore
destinato al mercato e quello che ha qualche difetto all’autoconsumo.
Il
contadino parsimonioso s’ingegna allora per recuperarlo, sminuzzandolo
nel pignato, un contenitore di coccio, e poi bagnandolo con vino bianco;
quella che segue in cantina è una fermentazione che nel giro di qualche
tempo restituisce una sostanza cremosa dal sapore piccante, da spalmare
sul pane o da mangiare con la polenta, deliziosa per i palati avvezzi
ai gusti forti. C’è chi aggiunge delle spezie, a partire dal pepe, e chi
aggiunge anche un po’ di grappa. In tempi di grande povertà c’era chi
metteva nel pignato anche le croste e si dice che il risultato fosse
ancora migliore.
Oggi si usano saporiti formaggi di malga e non si
lesina certo sul vino, scegliendo fra gli ottimi bianchi di Breganze.
Ormai il formajo de pignato è prodotto da buongustai, che possono
degustarlo ai primi di febbraio, durante la festa del patrono San
Biagio, o la terza domenica d’ottobre, festa del Ringraziamento, quando
addirittura diventa protagonista di un concorso tra i casari della
valle.
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Li chiamano “casoni” e solo nel
territorio di Caltrano ne sono stati censiti sessantasei. Sono gli
edifici rustici, dagli spessi muri di sasso, che punteggiano il versante
pedemontano fino a 800 metri di quota circa. Un tempo erano il fulcro
delle attività agropastorali, ma oggi, nella maggior parte dei casi,
sono abbandonati e per questo il comune ha proceduto al loro censimento
nella speranza di poterli recuperare non solo dal punto di vista
edilizio, ma anche nel loro ruolo di presidio del territorio.
In tal
senso va interpretata l’iniziativa, in collaborazione con la Provincia,
che ha visto l’impianto di un meleto sperimentale presso alcuni casoni
in località Pianezze e Caorso: alcune centinaia di piante di un’antica
varietà montana, – la mela rosa, detta anche pomo gentile o pomo de la
rosa – a frutto piccolo e tondeggiante, di polpa croccante e profumata,
acidula e fresca, di prolungata conservazione, fin quasi a maggio.
Questo
frutto è stato scelto non solo per salvare dall’oblio una varietà
autoctona, selezionata nei secoli dai valligiani, ma anche per
rivitalizzare un ambiente che ha potenzialità turistiche nella più
attuale visione di questa attività. Con la prospettiva di fare dei
casoni luoghi di vacanza dove i più giovani possano venire a contatto
con la natura e con quelle tradizioni che rischiano di perdersi,
soffocate dai rovi dell’abbandono.
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La meravigliosa arte del riciclo di quando si aveva poco, ora è riconosciuta DE.CO!
RispondiEliminaCome cambiano i tempi!
Forse non tutti sanno che l'azienda agricola Toldo "Benito" ha vinto a Breganze alcuni anni fa il primo premio come miglior formaggio nel pignato delle nostre zone... mi hanno detto che c'era anche Fausto Maculan proprietario dell'omonima cantina, a Giuseppe è stato chiesto quale dei vini di Maculan poteva essere abbinato alla sua specialità e lui onestamente gli ha risposto che i vini di Maculan sono troppo cari...come dargli torto
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