Rubbio è località che sorge a 1057 metri
a qualche distanza dalla strada di collegamento tra Bassano del Grappa e
Asiago. Una curiosa vicenda amministrativa ha fatto sì che il
territorio della frazione sia stato suddiviso tra due comuni in modo che
la chiesa risulti sotto Bassano e il campanile sotto Conco. La qual
cosa ha un curioso risvolto l’8 settembre, quando a rendere onore alla
Madonna Bambina, sono il vescovo di Padova, che ha giurisdizione sui
Sette Comuni, e due sindaci. La ricorrenza ha anche un significato
prosaico, legato alla produzione agricola che ha dato a Rubbio notorietà
quanto meno tra i vicentini. È difatti il momento del sedano,
protagonista di una mostra-mercato che si tiene sotto un tendone a due
passi dal sagrato, con tanto di concorso per i più bei cespi
infiocchettati di rosso e di stand gastronomico. La circostanza è
favorevole per apprezzare la bellezza del luogo, villeggiatura di mezza
montagna frequentata da chi ama la tranquillità e i valori autentici.
Notevolissimo, il panorama, che spazia dal Monte Grappa, con le Pale di
San Martino e il Lagorai sullo sfondo, alla laguna di Venezia, arrivando
nei giorni più limpidi fino all’Istria e agli Appennini. Un quadro
d’altri tempi, che tuttavia cela tra i boschi una curiosità d’arte
contemporanea: le cosiddette Cave di Rubbio, dove il bassanese Toni
Zarpellon si è divertito ad animare le vallette dove un tempo s’estraeva
la pietra con inquietianti figure dipinte sulla roccia o delineate con
rottami metallici.
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A mille metri di quota il sedano ha una
stagione tutta sua: un tempo si seminava in cassoni protetti da fine
gennaio a marzo; oggi le piantine arrivano dai vivai e vengono messe a
dimora, nel terreno ben lavorato e concimato con letame bovino o equino,
non appena il tempo dà idea d’essersi acquietato, tra maggio e giugno.
In estate il sedano cresce senza bisogno di gran che, perché per lo più
basta la rugiada notturna a tener fresco il terreno; lo stesso dicasi
delle altre avversità, malattie e parassiti, che hanno minore incidenza
grazie al clima montano. Giunge così il momento dell’imbianchimento,
operazione che consiste nel coprire di terra fino a una certa altezza le
coste del sedano, cosicché al riparo della luce possano restare chiare e
croccanti. Caratteristiche del sedano di Rubbio sono proprio la costa
bianca, la consistenza tenera e il sapore delicato. Un tempo il sedano
era coltivato su larga scala e nei giorni di mercato le donne scendevano
a valle con le ceste stipate di ortaggi: da Bassano a Thiene lungo la
Pedemontana, ma anche a Vicenza, sempre l’8 di settembre, per la festa
della Madonna di Monte Berico, patrona della città. Oggi l'8 settembre
viene festeggiato durante la Sagra del Sedano, con la mostra dei vari campioni di ortaggio e stand gastronomici nei quali viene proposto in tutte le salse.
Le
fonti non sono precise sull’origine della coltivazione, di cui tuttavia
si ha ricordo fin dai primi del Novecento. Anni che non conoscevano il
frigorifero e che dunque stimolavano la fantasia dei cuochi per
approfittare del limitato periodo del raccolto, da settembre ai primi
freddi. Abituati a considerare il sedano come ingrediente accessorio di
insalate e minestre, si resta stupiti di fronte alle ricette di questa
tradiziona locale: zuppa di sedano e salsiccia, riso e sedano, crema di
sedano, sedani in umido o gratinati, più tutti quegli utilizzi
promiscui, dalle insalate ai contorni, specie con il pollo. Specialità
d’altri tempi, le lumache col sedano.
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L’Altopiano di Asiago ha una forte
tradizione per l’impiego delle erbe spontanee in cucina e in liquoreria.
Le varietà di possibile utilizzo sono molteplici ed è un peccato che in
anni recenti questa competenza, un tempo tramandata di generazione in
generazione, si sia affievolita.
Una delle poche eccezioni riguarda
la pianta che con la sua estesa fioritura saluta l’arrivo della
primavera, il tarassaco, Taraxacum officinalis per i botanici, con
immediato riferimento alle molteplici virtù curative della specie. La
popolarità di questa pianta erbacea è testimoniata dal numero inconsueto
di denominazioni colloquiali: dente di leone, con riferimento alla
frastagliatura delle foglie; soffione, riferendosi ai semi che il vento
trasporta lontano grazie a una sorta di paracadute; piscialetto, in
dialetto veneto pissacan, per le spiccate proprietà diuretiche delle
foglie.
Una delle proprietà più caratteristiche del tarassaco
riguarda la cistifellea, stimolando l’afflusso della bile nell’intestino
con benefici effetti sulla digestione dei grassi, nella calcolosi
biliare, nella soluzione della stitichezza e in generale nella
depurazione dell’organismo. Il prodotto cotto mantiene buona parte delle
virtù di quello fresco, ma ottima abitudine è bere l’acqua di bollitura
dell’erba.
La raccolta riguarda le foglie più fresche della rosetta
basale, che possono essere utilizzate fresche nella preparazione di
insalate miste oppure lessate e impiegate in vario modo: ripassate in
padella con un battuto di lardo, come contorno di molteplice
abbinamento, oppure come base per un ripieno particolarmente adatto alle
carni bianche, come l’agnello.
Caratteristica inconfondibile del
tarassaco è il sapore amarognolo, più o meno accentuato a seconda del
momento e del luogo di raccolta. A Conco si verifica una combinazione
pedoclimatica che fa del tarassaco un’erba particolarmente tenera e
delicata, quasi dolce, adatta quindi a impieghi inconsueti, senza
dimenticare che i boccioli possono essere conservati sott’aceto come
fossero capperi, che i fiori possono essere lavorati per ottenere dolci
delicatissimi, che il miele è ottimo compagno con i formaggi del luogo.
Tanto è bastato per convincere i ristoratori della zona a organizzare
una manifestazione a tema, “A tavola con il tarassaco di Conco”, che si
tiene in aprile e maggio, con menu specifico dall’antipasto al dolce:
torte salate e crespelle, minestre e risotti, arrosti ripieni e
insalate, biscotti e frittelle.
Poi, nel resto dell’anno, si ricorre al prodotto conservato con ottimi risultati per tenere in lista i piatti più richiesti.
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Certa una cosa: che con tutti questi bei prodotti locali che ci fate conoscere (i più per me sconosciuti) non abbiamo nulla da invidiare le altre zone. Anche noi nel nostro piccolo ci difendiamo!
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