Era l'abito iconico, semplice e pratico, delle nostre madri, le casalinghe degli anni Sessanta. Lo confezionavano le sarte del paese, con scampoli e retàji di stoffa. Era la mise d'ordinanza della massaia; roba priva di fronzoli che vestiva lasciando ampia libertà di movimento e garantendo comunque il necessario decoro. Lo stile era quello che era, essendo tagliata quasi col menaròto, su un modello base che differiva solo, ma neanche poi tanto, nella taglia, che era sempre comoda, come si direbbe oggi.
Scarséle che le fava provincia, fiori o quadretti dai colori sobri o accesi a seconda dell'età e stoffe dalla trama più o meno leggera a seconda della stagione: ecco la scamiciata! Ne era accessorio indispensabile el gronbiàle, che serviva ad infiniti usi, dal portare le uova o le patate, al togliere la teglia dal forno e la proteggeva dall'usura e dallo sporco quotidiano. Cavà el gronbiàle, che identificava immediatamente chi era intenta ai mistijri, la scamiciata consentiva di circolare per il paese par provèdare, far commissioni o visite di cortesia.
Per le occasioni più formali, essendo indumento da plao, la scamiciata non andava bene. Passi il fioretto le sere di maggio, ma a messa si andava col vestito buono: con la vesta! La vesta era una còtola al ginocchio, dritta e informe, che però non si chiamava còtola, ma vesta. Le còtole erano più roba da ragazzine, specie quelle plissettate.
Altro accessorio indispensabile alla scamiciata era la savàta. Era raro che la scamiciata fosse portata con le scarpe, talvolta con gli stivali o gli scarponi, par nar 'ntel'orto, a far erba pai cuniji, o a cavàr patate. L'abbinamento giusto per la scamiciata erano le savàte; di varie fogge e materiali, purché fossero libere sul tallone. D'altra parte, la savàta si prestava ottimamente ai fini educativi, potendo essere scalzata e lanciata in un batter d'occhio, nonché colpire l'educando con una precisione millimetrica e lo slancio di un proiettile 7,62x51 NATO. Spesso bastava la la mossa o anche solo la minaccia: Ténto ca te riva na savata, sétu!
Nessun commento:
Posta un commento