lunedì 26 settembre 2022

L'antilingua


C'è un linguaggio che infrange le norme basilari del buon senso linguistico poiché utilizza frasi inutilmente complesse e parole che non si usano più nel quotidiano. Si tratta del linguaggio burocratese: uno stile contorto e antiquato utilizzato dai pubblici uffici che molto spesso impedisce l’immediata comprensione del messaggio.

É il linguaggio delle amministrazioni (pubbliche o private), ma talvolta scimmiottato anche dai comuni mortali. In Italia è caratterizzato da un lessico e da costruzioni sintattiche particolari che lo rendono lontano dal linguaggio comune e comprensibile, essendo caratterizzato da:

– Termini ricercati, parole non comuni a volte presi da testi letterali. Ad esempio esborso (spesa); una lettera inesitata (lettera non spedita).

– Espressioni latine derivanti dal linguaggio giuridico: de facto, de iure, ad valorem ecc.

– Neologismi con un proprio stile. Es: utilizzo, allaccio, subentro, riferendosi a delle utenze domestiche.

– Accosta nello stesso testo elementi arcaici (locuzioni latine) a prestiti da altre lingue perché c’è l’intenzione di far vedere una certa efficienza e modernità. Es: partnership, breefing, sharing, ecc.

– Uso di eufemismi per non essere troppo espliciti, ad esempio quando si parla di soldi e licenziamenti. (Es. Corresponsione di una somma = pagare; Risolvere il contratto = licenziare).

– Verbo generico più sostantivo: portare a conoscenza invece che informare, porre fine invece che finire.

– Sovrabbondanza di locuzioni eccessive tipo “apposito spazio”: apposito da solo marca il testo come burocratico.

–  Sintassi  pesante con tanti incisi. Tipico del linguaggio è l’inserimento di subordinate lunghe prima della principale.

–  Stile impersonale per rendere distante la comunicazione (non si vuole instaurare un rapporto diretto). Es.: Si rammenta che è vietato aprire le porte esterne dei treni e salire o scendere quando non sono completamente fermi

Ma perché da noi, l’UCAS, ossia  l’Ufficio Complicazioni Affari Semplici è sempre all’opera e non cessa mai? 

Proviamo a immedesimarci in un turista che ha appena iniziato a studiare la lingua italiana e che viene in visita da noi in treno quando legge  frasi del tipo: “La soluzione di viaggio contiene una o più tratte appartenenti a zone inibite.” Di frasi come questa almeno la metà di noi è costretta a riflettere sul suo senso. Oppure c’è chi si limita ad usare il biglietto senza porsi troppe domande.

Attenendoci ai dati ISTAT i diplomati in Italia sono ancora poco più del 60 % della popolazione, ciò significa che il restante 40 % ha la terza media o solo l’istruzione elementare. Non dimentichiamoci degli stranieri residenti in Italia che corrispondono quasi al 10% della popolazione! Non si può biasimare chi interpreta in questo stile un tentativo di approfittarsi della poca chiarezza per ottenere dei profitti. Il modello della lingua italiana viene fornito dalla famiglia e dalla scuola. Sarebbe corretto che per le questioni formali ed istituzionali venisse utilizzato un italiano scolastico comprensibile a tutti. Invece in certi casi è proposto un italiano formale e criptico. Il linguaggio burocratese è un sottocodice della  burocrazia che nel Novecento si è posta come modello nell’insegnamento dell’idioma nazionale. Mentre la lingua italiana è in continua evoluzione, il burocratese rimane lo stesso dai documenti di fine Ottocento. Per la sua caratteristica non comunicativa Italo Calvino lo definisce “antilingua”. Nel 1965 lo scrittore pubblicò un noto articolo su questo argomento:

Antefatto: Il brigadiere è davanti alla macchina da scrivere. L’interrogato, seduto davanti a lui, risponde alle domande un po’ balbettando, ma attento a dire tutto quel che ha da dire nel modo più preciso e senza una parola di troppo: “Stamattina presto andavo in cantina ad accendere la stufa e ho trovato tutti quei fiaschi di vino dietro la cassa del carbone. Ne ho preso uno per bermelo a cena. Non ne sapevo niente che la bottiglieria di sopra era stata scassinata”.

Esito: Impassibile, il brigadiere batte veloce sui tasti la sua fedele trascrizione: “Il sottoscritto essendosi recato nelle prime ore antimeridiane nei locali dello scantinato per eseguire l’avviamento dell’impianto termico, dichiara d’essere casualmente incorso nel rinvenimento di un quantitativo di prodotti vinicoli, situati in posizione retrostante al recipiente adibito al contenimento del combustibile, e di aver effettuato l’asportazione di uno dei detti articoli nell’intento di consumarlo durante il pasto pomeridiano, non essendo a conoscenza dell’avvenuta effrazione dell’esercizio soprastante”.

Sono passati più di cinquant’anni ma questa “antilingua” è ancora utilizzata. Infatti se ci rechiamo in questura per sporgere una denuncia, l’impiegato scriverà per forza d'inerzia: L’anno 2022, il giorno 15 del mese di settembre, alle ore 09.11 antimeridiane ….

Vi potrà sembrare l’apertura di un racconto ed invece è l’inizio del documento che denuncia “l’ammanco del suddetto (…)”. Ebbene sì, sembra una barzelletta ma si tratta di un’eredità linguistica che gli uffici tengono a preservare con disinvoltura.

É dunque comprensibile che il lessico inglese si stia lentamente introducendo in quello italiano se, quando si tratta di essere chiari, la nostra bella lingua italiana prende la forma di un idioma oscuro. L’antiquata eleganza e la formalità del linguaggio burocratese potrebbero essere barattate con la chiarezza al fine di una maggiore efficacia per il bene comune. Per questo motivo sono già state avanzate diverse iniziative per la semplificazione della linguaggio amministrativo, ma la bonifica di questa varietà astrusa non è ancora stata completata. Il buon senso della norma linguistica presuppone che scrivere in maniera chiara sia un vantaggio per chi riceve il messaggio ma anche per chi lo scrive. Infatti i principi regolativi  insegnati in un corso di linguistica italiana invitano a rispettare la leggibilità di un testo  per garantirne il successo.

 


2 commenti:

  1. Per noi, figli di emigrati italiani cresciuti con il suono del dialetto veneto nelle orecchie, o dell'Italiano studiato alla scuola, leggere una lettera proveniente dall'amministrazione italiana diventa un esercizio pericoloso. Talvolta ci chiediamo quale sia il significato esatto di questa o quell'altra frase. Le conseguenze possono essere dannose. Non c'è da stupirsi se Italo Calvino abbia definito questa lingua amministrativa di Antilingua.

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  2. Beh, direi che certe creazioni di parole sono fantasiose e gatizzolanti.
    Un giorno un turista tedesco viaggiando in treno verso l'Italia, cambiò treno al Brennero.
    Avendo un impellente bisogno nel tratto seguente italiano, andò in cerca di un Klo, una toilette o un WC.
    Niente da fare, non c'era. Disperato cercò ancora e si trovò davanti a una porta con la scritta "RITIRATA".
    Forse è questo pensò. Entrò: azzeccato.
    Ammirò questo termine onomatopeico scelto dalle FS in quanto descriveva così bene i rumori che ne uscivano.
    Questo termine mi sembra sia sparito e siamo andati verso l'anglicistico WC ( water closet o Winston Churchill?)
    Ho sentito certi dire: devo andare al Winston Churchill. I politici importanti vanno ricordati!

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