Far fòra le teghe da fasòlo...
Questo era il periodo adatto. Si raccoglievano gli ultimi prodotti dell'orto, lo si riassettava un po' e si piantava qualcosina per l'inverno che avrebbe resistito alle gelide temperature del tempo. Solitamente erano verze e capussi...
I freezer allora non esistevano e le teghe raccolte se le sparpanava sul solàro per l'essicazione nella stanza di sopra che Nonna non usava. Con la finestra sempre aperta. Far fòra le teghe da fasòlo xera una dele me passiòn da tosèta. E andavo ogni giorno a controllare se fossero pronte... Te digo mì quando... diceva la Nonna! E quando arrivava l'ok della Nonna, iniziavamo l'opera. Un grenbiàle vecio in gaia par no sporcarse, un secèto par mètare i fasùi e n'altro par le sgusse.
Bisognava stare attente a qualche fagiolo bacato, ma poi Nonna ripassava tutto.
Questo lavoro lo facevamo nel "salotto" di Nonna che altro non era che la stanza del camino ed era una stanza adibita un po' a tutto. Non da ultimo ai nostri giochi. Qualcuna che legge se la ricorderà di sicuro.😊
A me piaceva tanto questo momento anche perchè arrivavano puntuali come ogni giorno a prendere il caffè le Comari di Nonna e sferruzzavano... e chiacchieravano... ed io, curiosa come una scimmia, sempre attenta a ciò che dicevano, con due orecchie da Dumbo😊...
Mi ricordo che poi Nonna setacciava sulla grande tavola i fagioli per assicurarsi che tutti fossero sani, li riponeva dentro a grandi barattoli di vetro mescolati a delle erbe "anti-bai", presumo alloro, pepe in grani, chiodi di garofano e chissà quali altre misture😊.
Ricordi di un tempo che fu...
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