martedì 27 settembre 2022

La mascherina: un’avventura indimenticabile


In questi due anni e più di pandemia, la mascherina è stata un “accessorio” dapprima introvabile, poi di mille colori e forme, di ogni qualità, per poi arrivare alla ffp2, ritenuta la più efficace come protezione. Quest’ultima si deve mettere ancora oggi, sui pulmini scolastici, sugli autobus di linea e in tutte quelle occasioni, dove si ritiene di proteggersi e proteggere gli altri, in modo più sicuro. Quando si parla di mascherine, a me torna immediatamente alla mente un fatto che mi è accaduto e che ora vi racconto.

Era una mattina del maggio 2021, avevo l’appuntamento a Schio per la seconda dose di vaccino e insieme a mio marito, mi accingevo a partire. Noi, d’abitudine, arriviamo sempre dieci minuti prima dell’orario convenuto, qualsiasi sia l’impegno che abbiamo, quindi siamo partiti con largo anticipo. Tranquillamente discorrendo siamo arrivati nei pressi di Schio quando un lampo mi balena per la mente: ho preso la carta compilata con cui bisognava presentarsi? Mi volto a guardare sul sedile posteriore, niente… lo dico a mio marito che, imprecando me ne dice di tutti i colori, aggiungendo che faccio le cose con la testa altrove… e ha ragione! Essendo tardi per ritornare a casa, decido di andare comunque e chiedere se avrebbero potuto farmi il vaccino o se dovevo ritornare a casa a prendere il modulo. Scendo al volo dall’auto mentre mio marito parcheggia e attende una mia risposta. All’entrata trovo un volontario che mi dice di proseguire, all’interno chiedo a un altro che mi risponde di andare sopra a chiedere; salgo le scale e spiego a due volontari che  a loro volta chiamano un terzo perché sia lui a darmi una risposta. Dopo qualche battuta spiritosa, mi dice di mettermi in fila perché nel computer c’è tutto e così faccio; la ragazza mi dà il biglietto e comincio ad avanzare nella fila con ritrovata calma… Arrivata davanti alla scrivania, mi piego in avanti per spiegare all’infermiera, vergognandomi e scusandomi per la mia disattenzione; lei mi rassicura e inizia a preparare il modulo. In quel preciso istante, mi piego ancora di più in avanti e vorrei farmi piccola, piccola... sottovoce dico all’infermiera che mi sono accorta in quel momento di essere senza… mascherina! Faccio per prenderla dalla borsa dove ne tengo di scorta, ma mi accorgo che ho preso uno zainetto e non ho trasferito tutte le cose che conteneva la borsa. Non so più che fare, mi vengono i sudori, resto immobile chiedendo se l’infermiera ne avesse una da darmi e lei, non avendola, interpella il militare che gira chiamando i numeri e gli chiede di portarmi una mascherina. Lui arriva e mi intima di stare seduta e di non muovermi, così prendo posto mentre il soldato ritorna con la mascherina in mano e, tenendola in alto, grida forte “Dov’è quella signora che è senza mascherina?” Mi sento la moltitudine di persone che mi punta gli occhi addosso, prendo la mascherina e la indosso asciugandomi il sudore dalla fronte, con un sospiro di sollievo. Ma non è finita! Dalla sua scrivania si alza un medico e grida contro di me e contro tutti quelli che vedendomi, non si sono accorti della mancanza; io resto immobile e prego Dio che non mi capiti quel medico quando dovrò presentarmi per le consuete domande. Tremante, riesco a compilare il modulo e quando è il mio turno, mi sento sollevata perché vado da un altro medico, ma nella mente è un turbinio di pensieri. Allora ricapitolando: sono scesa in fretta dall’auto e non ho preso la mascherina, ho cambiato borsa, ma più di tutto, sette persone mi hanno guardato e non si sono accorte… sette, non una! In quei momenti mi sono sentita peggio di una ladro o di una delinquente, tanta era la tensione che sentivo aleggiare intorno a me; se avessi potuto, mi sarei nascosta in un “corgnòlo”, tanta è stata la mia vergogna. In quel periodo era obbligatorio avere i dispositivi di sicurezza, tanto più in un luogo frequentato da moltissime persone. Penso che quest’avventura mi resterà nella mente e raccontandola, sorriderò pensando a quello che mi è capitato solo per una semplice mascherina chirurgica, ma che in quel momento era di grande importanza, era quasi vitale. 

Ho raccontato più volte e in varie occasioni quest’avventura, completando la narrazione con  i movimenti del corpo e i toni della voce e vi assicuro, che chi mi ha ascoltato si è divertito molto!

Lucia Marangoni Damari

Pedescala 22 settembre 2022

Nessun commento:

Posta un commento

Girovagando

  Il passo internazionale “Los Libertadores”, conosciuto anche come Cristo Redentore, è una delle rotte più spettacolari che collegano l...