I megatrend sono i cambiamenti in corso da molti anni, destinati a durare ancora a lungo, come la crescita demografica.
Siccome invertirli è impossibile, bisogna prepararsi a gestirli. Ecco come.
Così come disponiamo di strumenti per studiare e ricostruire la
storia, analogamente esistono strumenti scientificamente solidi per
immaginare e studiare il futuro. La ricerca ha infatti sviluppato
strumenti affidabili per tracciare i megatrend che caratterizzeranno i
prossimi decenni ed elaborare scenari sufficientemente precisi per
guidare le decisioni nel presente. Intelligenza collettiva, tattiche
militari, strategie resilienti riempiono la cassetta degli attrezzi di
una nuova professione: quella del futurista, per la quale, però occorre
un talento particolare, ovvero la capacità di nutrire grandi
aspirazioni.
Pubblichiamo un estratto di Lavorare con il futuro. Idee e strumenti per governare l'incertezza di Roberto Poli (edizioni Egea)
Megatrend ed esplorazioni rappresentano previsioni e scoperte on steroids. Entrambi si riferiscono a serie coordinate di cambiamenti in corso da molti anni, tipicamente decenni, che promettono di perdurare ancora a lungo, ed entrambi hanno a che vedere con trasformazioni rilevanti, che influenzano molti altri mutamenti, impattando su diversi settori economici e modificando profondamente forme e meccanismi sociali. La principale differenza fra megatrend ed esplorazioni è che le variabili fondamentali dei primi sono determinate, mentre quelle delle seconde sono aperte e oscillanti.
Pubblichiamo un estratto di Lavorare con il futuro. Idee e strumenti per governare l'incertezza di Roberto Poli (edizioni Egea)
Megatrend ed esplorazioni rappresentano previsioni e scoperte on steroids. Entrambi si riferiscono a serie coordinate di cambiamenti in corso da molti anni, tipicamente decenni, che promettono di perdurare ancora a lungo, ed entrambi hanno a che vedere con trasformazioni rilevanti, che influenzano molti altri mutamenti, impattando su diversi settori economici e modificando profondamente forme e meccanismi sociali. La principale differenza fra megatrend ed esplorazioni è che le variabili fondamentali dei primi sono determinate, mentre quelle delle seconde sono aperte e oscillanti.
Uno degli errori più gravi che un futurista possa commettere è proprio
quello di confondere un’esplorazione con un megatrend, ovvero
considerare qualcosa che tutto sommato si può ancora orientare come
qualcosa su cui c’è ben poco da fare.
I megatrend sono così profondamente incassati nel funzionamento complessivo del mondo che la sola idea di provare a invertirne uno, appare implausibile.
Rispetto a una tendenza di questo tipo c’è ben poco che possiamo fare, se non prepararci a gestirla; la possibilità di deflettere un megatrend è close to nil, praticamente zero, benché non manchino alcune rare possibilità di intervento. A seguire ne presenterò un caso.
I megatrend sono spesso accompagnati da trend secondari che si muovono in direzione opposta. Per esempio, la costante crescita globale delle città è accompagnata da un movimento contrario di fuga dalla città e di ritorno nelle campagne. Il ripopolamento di alcune valli dell’arco alpino esemplifica bene questa controtendenza: dopo decenni di progressiva fuga dalla montagna, assistiamo ora a un flusso contrario di persone che decidono di tornare a vivere in montagna. Prestare attenzione ai controtrend può rivelarsi fruttuoso, poiché non di rado si tratta di indicatori di potenziali nicchie di mercato. L’importante è non confondere gli uni con gli altri, i megatrend dominanti con i controtrend secondari che ne contrastano gli effetti.
Di seguito andrò a illustrare alcuni esempi di megatrend. Tralascerò volutamente altri casi molto dibattuti, quali i cambiamenti climatici o le nuove tecnologie, non certo perché meno rilevanti, ma perché rientrano già stabilmente nel radar di chiunque voglia guardarsi attorno. Le descrizioni a seguire saranno per forza di cose altamente schematiche: ognuno dei temi che presenterò richiederebbe interi volumi per essere adeguatamente presentato, ma un’esposizione compatta permetterà comunque di farsi una prima idea.
Crescita demografica
I megatrend sono così profondamente incassati nel funzionamento complessivo del mondo che la sola idea di provare a invertirne uno, appare implausibile.
Rispetto a una tendenza di questo tipo c’è ben poco che possiamo fare, se non prepararci a gestirla; la possibilità di deflettere un megatrend è close to nil, praticamente zero, benché non manchino alcune rare possibilità di intervento. A seguire ne presenterò un caso.
I megatrend sono spesso accompagnati da trend secondari che si muovono in direzione opposta. Per esempio, la costante crescita globale delle città è accompagnata da un movimento contrario di fuga dalla città e di ritorno nelle campagne. Il ripopolamento di alcune valli dell’arco alpino esemplifica bene questa controtendenza: dopo decenni di progressiva fuga dalla montagna, assistiamo ora a un flusso contrario di persone che decidono di tornare a vivere in montagna. Prestare attenzione ai controtrend può rivelarsi fruttuoso, poiché non di rado si tratta di indicatori di potenziali nicchie di mercato. L’importante è non confondere gli uni con gli altri, i megatrend dominanti con i controtrend secondari che ne contrastano gli effetti.
Di seguito andrò a illustrare alcuni esempi di megatrend. Tralascerò volutamente altri casi molto dibattuti, quali i cambiamenti climatici o le nuove tecnologie, non certo perché meno rilevanti, ma perché rientrano già stabilmente nel radar di chiunque voglia guardarsi attorno. Le descrizioni a seguire saranno per forza di cose altamente schematiche: ognuno dei temi che presenterò richiederebbe interi volumi per essere adeguatamente presentato, ma un’esposizione compatta permetterà comunque di farsi una prima idea.
Crescita demografica
Alcune osservazioni:
1. entro fine secolo dovremmo aspettarci di passare, nel mondo, da
7,5 miliardi a 11,2 miliardi di persone; quasi quattro miliardi in più
della popolazione attuale. Si tratta di un aumento mastodontico. Dar da
mangiare, istruire, fornire abitazione e lavoro a oltre undici miliardi
di persone sarà tutt’altro che facile: sarà una sfida ciclopica per la
classe dirigente politica globale;
2. la popolazione dell’Asia rimarrà stabile. L’analisi dei dati paese
per paese indica, per esempio, che ci possiamo aspettare un limitato
aumento in India (da 1,3 a 1,5 miliardi di persone) e un importante calo
in Cina (da 1,4 a 1 miliardo di persone);
3. la popolazione europea calerà, passando da circa un decimo della
popolazione mondiale a poco più di un ventesimo della popolazione
mondiale; un continente saturo e ormai maturo che dovrà accantonare
qualsiasi pretesa di leadership planetaria;
4. l’Africa esploderà, passando da 1,2 miliardi a 4,4 miliardi di
persone. Nel caso in cui le condizioni ambientali (per esempio, la
mancanza di acqua) o sociali (mancanza di lavoro, guerre, epidemie) non
consentissero alle persone di vivere nei luoghi in cui sono nate, che
cosa potrebbero fare se non cercare di andare «altrove»?
È evidente che siamo in presenza di alcune problematiche strutturali
che rimarranno attive per svariati decenni. Fortunatamente, però,
l’aumento della popolazione è uno di quei rari megatrend che permettono
di intervenire e di provare a modificarne la traiettoria. L’attesa di
un’enorme esplosione demografica africana è legata al fatto che il 41
per cento della popolazione africana si trova nella fascia di età 0-14 e
che in Africa non si è ancora realizzata la transizione demografica,
ovvero il passaggio da cinque-otto figli per donna a uno-due figli per
donna. Due azioni possono condizionare questo processo: inviare le
ragazze a scuola e cominciare a migliorare la qualità complessiva della
vita, innescando un certo livello di sviluppo economico.
La prima è abbastanza semplice: poiché maestri e professori sono
sottopagati in tutto il mondo, costruire e sviluppare un sistema
educativo generalizzato comporterebbe un costo relativamente basso. I
paesi africani dovrebbero ricevere input, stimoli e aiuti per sviluppare
in tempi brevi una nuova classe insegnante indigena che, grazie a
estesi e capillari investimenti in moderne strutture scolastiche, spinga
a una rapida alfabetizzazione sia a livello urbano sia rurale. Il
percorso educativo dovrebbe però essere lungo e non fermarsi
all’istruzione primaria: i dati indicano, infatti, che per l’Africa
un’educazione elementare non sarebbe sufficiente a emancipare le giovani
donne da un destino di subalternità. L’istruzione dovrebbe inoltre
essere modulata secondo una specifica attenzione di genere, poiché solo
alfabetizzazione e upskilling femminile possono garantire l’abbattimento
di un tasso di natalità altrimenti insostenibile.
Innescare uno sviluppo economico non è altrettanto semplice, e questo
per svariate ragioni, che includono: la nota fragilità del suolo
agricolo africano, il fallimento di innumerevoli interventi umanitari,
lo sfruttamento internazionale delle risorse naturali del continente,
gli elevati livelli di corruzione di molti governi locali. Sono tutti
problemi seri e importanti, che non possono essere sottovalutati. Ciò
non di meno, secondo i dati del World Economic Forum, i lavori stabili
in Africa sono cresciuti del 3,8 per cento tra il 2000 e il 2015 (con un
+1 per cento sulla crescita della forza lavoro, un aumento non
sufficiente, ma comunque positivo); la forte urbanizzazione in corso
contribuisce ad accrescere la produttività (le città hanno una
produttività tre volte superiore a quella delle zone rurali); anche i
consumi sono in crescita (con un aumento del 4,5 per cento annuale tra
2000 e 2015). Infine, non va sottostimata la capacità degli africani di
fare ricorso a tecnologie moderne per superare alcuni limiti
infrastrutturali: l’Africa orientale, per esempio, è già leader globale
nei pagamenti via cellulare.
Un nuovo capitolo è stato poi aperto dall’ingresso massiccio e
coordinato della Cina in alcuni paesi africani, un intervento che sta
imprimendo un’accelerazione altrimenti impensabile allo sviluppo. La
Cina, che coltiva ambizioni globali e non regionali ed è scevra da
qualsiasi forma di subalternità culturale verso l’occidente, sembra
chiaramente determinata a fornire ad alcuni paesi una free ride, una
corsa gratuita, sulla strada verso la crescita. Al contrario, la
Comunità Europea pare disinteressarsi del problema della transizione
demografica e dello sviluppo economico dell’Africa, quasi che il
problema non la riguardasse.
Per quanto parziali, tutti questi dati mostrano come, almeno in
alcune parti del continente, si stiano consolidando processi di sviluppo
economico che hanno il potenziale di modificare radicalmente la
situazione, sebbene si tratti di sviluppi in cui la voce degli europei è
flebile.
(fonte l'inkiesta)
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