giovedì 13 giugno 2019

E arrivava giugno...



Il mese dalle lunghissime tiepide sere, quando centinaia di rondoni volavano sui tetti delle stalle e le rondini si disponevano, prima del tramonto, fianco a fianco, sui fili della luce a riposare. Il mese dai mille e mille canti di tutti gli uccelli del bosco e dei prati; quando, tra l’orzo e il frumento ancora in attesa del color oro di luglio, la quaglia nascosta curava il suo nido nella speranza che nessun piede incauto potesse calpestarlo. Era bello giugno: la sera dopo la tredicina a Sant’Antonio si poteva giocare a lungo con le biglie di vetro, oppure a “scalon” saltando nei riquadri fatti col gesso sull’asfalto della strada, dove le macchine passavano così di rado, o a nascondino. Difficile nascondersi perché la penombra tardava ad arrivare. Ma c’era sempre un angolo nascosto di un orto, sotto il profumo di un glicine viola, un vecchio muro a secco attorniato da mille grappoli gialli del dolciastro maggiociondolo,
una stalla, adesso vuota o la finestra rotta di una vecchia casa abbandonata, dove entrare con la “morosetta” dove nascondersi con l’intesa tacita e condivisa di sfiorarsi per una timidissima carezza.
E c’era, a giugno, la tredicina di Sant’Antonio. Ogni mese aveva una sua pratica religiosa e giugno iniziava onorando, nei suoi primi tredici giorni, il Santo di Padova. C’era la sua statua in chiesa: alto e possente col Bambinello tra le braccia, il Santo dei miracoli posava il piede, calzato da un robusto sandalo, su un sasso che gli sarebbe servito, la notte, come cuscino per la sua penitenza! In un latino, così maccheronico da essere borbottato, tutta la chiesa cantava: “ Si quæris miracula mors, error, calamitas, … cedunt mare, vincula, membra,
resque perditas petunt, et accipiunt juvenes, et cani.” 
Noi bambini riconoscevamo in questa sorta di filastrocca, in questo “mantra” a sant’Antonio solo le ultime due parole JUVE (di juvenes, giovani in latino) pensando fosse ricordata in quella preghiera la più conosciuta JUVENTUS alla quale, chissà perché, seguivano i “CANI” (anziani in latino) che per noi però erano i nostri animali da caccia!
Sui biancospini carichi di mille fiori, nuvole di bianche, ronzavano laboriose api e dagli aceri e dai tigli profumati cadevano, scrollando, centinaia di maggiolini che venivano messi in un barattolo, lanciati tra i capelli delle femmine urlanti, o legati alla zampa con un sottilissimo filo per poi farli volare, come un primo, quasi medievale, drone di aereo!
Era il mese dei profumi, dei canti degli uccelli, dei nidi, dei giochi la sera, delle attese timide carezze, della fine della scuola e del “Si quæris miracula…” della tredicina di Sant’Antonio. 

Tanti anni fa, era giugno… così…
Lucio Spagnolo

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