domenica 30 giugno 2019

La piccola Veronika e un viaggio inaspettato




Silenziosa e muta se ne stava la vecchia casa, solo il rumore del vento tra i logori infissi faceva sentire la sua voce, i raggi del sole accarezzavano le mura stanche e la pioggia bagnandola, le portava sollievo. Aveva visto giorni migliori quella casa, tempi dove la luce entrava dalle finestre aperte, dove il vociare di bimbi riempiva le stanze, o i ricordi degli anziani si mescolavano alla polvere del tempo. 
Fino al giorno in cui, dopo anni di vita, tutto si era fatto silenzioso e triste: i balconi chiusi, le porte sbarrate, nessun segno di vita, in qualsiasi stagione. 
Quando la signora Iva abitava alcune stanze di quella casa, il giardino era tutto fiorito e sui davanzali delle cadenti finestre, i vasi di fiori la rallegravano e le portavano gioia: con il tempo, aveva dovuto abbandonare quella dimora perché la sua salute non le permetteva più di stare da sola. 
Ora anche il giardino sembrava abbandonato come la casa, eppure le siepi e le ortensie continuavano a fiorire nella bella stagione. 
Ai fiori non importa se la casa è disabitata, se il cortile è spoglio, se nessuno si prende cura del giardino: la voglia di ricominciare, ogni primavera, è così forte che le siepi rinverdiscono e le ortensie di un color rosa acceso, formano dei cuscini stupendi. Ed è proprio in quel cuscino che inizia questa storia.

Era un chiaro mattino di giugno e il sole, facendo capolino dalla Valdassa, illuminava con una luce particolare tutto il paese, gli alberi, i giardini. La notte era stata piovosa, ma all’arrivo del giorno, il cielo si era fatto limpido, tanto da sembrare dipinto... Tutto intorno, solo il cinguettio degli uccelli che festosi salutavano il nuovo giorno; solo silenzio… la grande casa era come sempre addormentata e triste, ma nel giardino la vita era tornata. Fiori, steli verdi, siepi e i prati intorno, disegnavano una cartolina d’altri tempi, mentre tanti piccoli animaletti prosperavano indisturbati. Tutta quella bellezza sembrava quasi un omaggio, un dono che ancora una volta arrivava e portava un po’ di vita tra quelle mura disabitate. 
Nascosta tra i grossi fiori di ortensia, insieme a tante piccole amiche, stava Veronika, una simpatica chiocciolina che era nata nel prato e lentamente era riuscita a salire fin sulla cima swl grande fiore. Da lì aveva visto quanto era enorme il mondo intorno a lei e sognava di poter andare lontano, esplorare altri luoghi, fare nuove conoscenze… ma chi stava vicino a lei, ripeteva in continuazione che era un sogno impossibile! Eppure, nonostante la sua proverbiale lentezza, lei sognava di essere veloce come il vento che soffiava sul prato, sognava nuovi paesaggi, foglie tenere di cui cibarsi, nuove avventure… 
Mentre era intenta a fantasticare, sentì dei passi percorrere il ghiaino del cortile, poi più leggeri arrivare fino a dove lei si era appostata… cosa stava succedendo? 
Sentì una voce chiedere con gentilezza: “Iva, posso?" Grazie! Non ebbe il tempo di realizzare cosa stesse accadendo che una mano prese lo stelo del fiore, lo recise, quindi lo appoggiò dentro un cestino di vimini e lei, attaccata su quel fiore, quasi stordita, iniziò a viaggiare. Uno scossone la fece cadere dal suo appiglio e dalla paura, si ritirò tutta dentro la chiocciola, rimanendo ferma, immobile, terrorizzata… Rimase così sul fondo del cesto e percepiva solo il dondolio ritmato di chi portava quello strano contenitore. Quando tutto si fermò, pensò di uscire: prima con un cornetto, poi l’altro, con coraggio mise fuori il corpo e fu felice di ritrovare il suo fiore e di cibarsi ancora di qualche frammento di foglia. Pensò ai suoi tanti sogni, ma ora aveva paura, una grande paura e desiderava più di ogni altra cosa di tornare dove tutto era per lei conosciuto. Veronika si sentì sollevare e si avvinghiò ancora di più intorno ai petali del fiore, mentre una mano prendeva i fiori e con una forbice ne tagliava i petali: finì ancora una volta in fondo al cesto, rannicchiandosi e nascondendosi nella sua sicura casetta. Attese e poco dopo, sentì ancora quell’ondeggiare che aveva percepito poco prima, poi ancora tutto fermo… si sporse e si trovò in un altro luogo: profumi, voci, canti... ma.. dove si trovava? Si adagiò sui petali profumati, colorati, diversi dal fiore dov’era quel mattino e rimase lì ad ascoltare gustandosi quei momenti. Passò un po’ di tempo e prima di nascondersi ancora fece in tempo a vedere un grande Sole dorato che stava sopra tutti, quando i canti si fecero più forti e il movimento intorno le fece capire che doveva ancora una volta rientrare anche se la curiosità era grande…
Veronika con attenzione si arrampicò tanto da vedere cosa stava succedendo: vide dei bimbi con i cestini che spargevano mille petali di fiori al passaggio di quel Sole che aveva visto poco prima e che doveva essere proprio importante se al suo passaggio la strada era fiorita e profumata! Per ben due volte una mano prese i petali dal cesto e fra loro era attaccata la chiocciolina; ma chi teneva il cesto l’aveva vista e riposta mettendola al sicuro. Possiamo immaginare la fine di Veronika insieme ai petali sulla strada: quante persone passando l’avrebbero schiacciata e la sua vita sarebbe finita tra i petali.

Ormai i cesti, strada facendo, si erano svuotati: una brezza leggera spargeva i petali colorati qua e là quasi a farli sembrare leggere farfalle che, sospinte dal vento, svolazzando, creavano un immagine dolce e colorata. Veronika rimase completamente sola nel grande cesto, rannicchiata e spaventata. Dopo poco, la mano la riprese, la depositò con cura su una verde foglia e lei, sentendone il profumo, uscì piano piano e si guardò intorno. No, non era nel suo giardino, l’ambiente che vedeva non era adatto a lei, ma che fare? Ando un po’ in giro, prima con cautela, poi sempre più decisa; voleva conoscere, esplorare, ma desiderava tornare nel suo prato, tra i fiori e con le sue piccole amiche… Niente da fare, nulla intorno aveva il sapore famigliare, nemmeno i suoi sogni corrispondevano alla realtà… ora si trovava in un luogo sconosciuto e chissà... 
La mano la riprese con dolcezza, la trattenne un attimo poi la lasciò andare salutandola… “Ciao Veronika!” 
Sorpresa e gioia si mescolavano, era stata riportata nel giardino, nel suo giardino e dalla felicità rotolò più volte su sé stessa e poi uscì con i cornetti a salutare gli abitanti del prato e quello che le stava intorno. Era ritornata nel giardino vicino alla grande casa, tra la quiete di quel luogo e poteva continuare tranquillamente la sua semplice vita. Ripensò all’avventura straordinaria che aveva vissuto e a com'era sopravvissuta a una fine certa: ora grazie a chi l’aveva aiutata era viva ed era tornata nel luogo d’origine. Avrebbe avuto tutto il tempo per raccontare, per spiegare le emozioni di quella giornata, per cercare di far capire alle sue amiche che chiedevano dove fosse stata… ma ora non ci pensava: 
adesso finalmente, era a casa!



Ho scritto questo racconto anni fa, ricamando e fantasticando su quella chiocciola che mi sono trovata nel cesto il giorno del Corpus Domini, quando, al mattino, sono andata a raccogliere i fiori nel giardino della casa dei “Cencia” in via Giardini n° 5, dove abitava la signora Iva. 
Lei mi accordava sempre il permesso di raccogliere fiori per il capitello in piazza e per la processione del Corpus Domini. Per noi era un tacito accordo continuato nonostante lei non abitasse più in quel luogo; io mentalmente le chiedevo il permesso ed ero certa che lei ne fosse felice. 
Quest’anno non ho potuto raccogliere i fiori, ma ho pensato a Iva che ormai non c’è più e, recitandole una preghiera, l’ho ringraziata del suo grande cuore, del suo sorriso e di quello che semplicemente, sapeva dare a chi la incontrava. Per questo ho ripreso in mano la malacopia del racconto, l’ho ricopiata, sperando sia un dono gradito a chi legge…

Il SOLE nel racconto è l’OSTENSORIO, l’arredo sacro con cui si porta l’OSTIA CONSACRATA QUINDI IL CORPO DI CRISTO, durante l’adorazione e la processione per le vie del paese nella solennità del CORPUS DOMINI.

Lucia Marangoni





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