Sull’origine di queste moderne genti, oramai sussiste, più che una
teoria, si può dire una leggenda. Si sosteneva che derivassero dagli
antichi Cimbri che, nel 101 a.C., nella battaglia dei Campi Raudii,
subirono una disfatta a opera dei legionari romani di Mario e che un
gruppo di guerrieri, scampato allo spaventoso massacro (furono oltre
120.000 gli uccisi), riparasse in queste remote montagne.
Invece è molto probabile che siano giunti tra il 900 e il 1200 d.C. da Baviera e Tirolo Occidentale, irradiandosi anche nell’Altopiano di Folgaria, Val Posina, Monti Lessini e Bosco del Cansiglio. Erano famiglie invitate da vescovi e rappresentanti imperiali, giunte quindi in modo pacifico, per deforestare e mettere a coltura un’area semidisabitata e improduttiva. Trovarono perciò terre libere e rifugio sicuro (la ricca e grassa pianura, normalmente, era la preda più ambita da invasori e avidi signori) e, all’ombra di queste foreste e monti poterono prosperare e conservare la loro lingua e le loro tradizioni, indisturbati.
Dal punto di vista politico nel 1310, con la caduta degli Ezzelini di Vicenza, i Cimbri si costituirono come entità autonoma, dando vita alla Spettabile Reggenza dei Sette Comuni (in cimbro Hòoge Vüüronge dar Siban Komàüne). I comuni erano Asiago, Lusiana, Enego, Roana, Rotzo, Gallio e Foza; tra questi, la capitale e città più grande era Asiago – che verrà definita da D’Annunzio “la più piccola ma luminosa città d’Italia” – dove si teneva l’Assemblea e risiedeva un Cancelliere, eletto da 14 rappresentanti comunali, che amministrava i beni della comunità. Fu un’esperienza marcatamente democratica e che, per durata, ha pochi eguali. Il noto scrittore asiaghese Mario Rigoni Stern ha sempre esaltato i principi d’uguaglianza dei suoi antenati “Nel territorio dei Sette Comuni non esistono castelli di nobili, non esistono ville di Signori, né cattedrali di vescovi, per il semplice fatto che la terra è del popolo e i suoi frutti sono di tutti secondo l’uso antico”.
Invece è molto probabile che siano giunti tra il 900 e il 1200 d.C. da Baviera e Tirolo Occidentale, irradiandosi anche nell’Altopiano di Folgaria, Val Posina, Monti Lessini e Bosco del Cansiglio. Erano famiglie invitate da vescovi e rappresentanti imperiali, giunte quindi in modo pacifico, per deforestare e mettere a coltura un’area semidisabitata e improduttiva. Trovarono perciò terre libere e rifugio sicuro (la ricca e grassa pianura, normalmente, era la preda più ambita da invasori e avidi signori) e, all’ombra di queste foreste e monti poterono prosperare e conservare la loro lingua e le loro tradizioni, indisturbati.
Dal punto di vista politico nel 1310, con la caduta degli Ezzelini di Vicenza, i Cimbri si costituirono come entità autonoma, dando vita alla Spettabile Reggenza dei Sette Comuni (in cimbro Hòoge Vüüronge dar Siban Komàüne). I comuni erano Asiago, Lusiana, Enego, Roana, Rotzo, Gallio e Foza; tra questi, la capitale e città più grande era Asiago – che verrà definita da D’Annunzio “la più piccola ma luminosa città d’Italia” – dove si teneva l’Assemblea e risiedeva un Cancelliere, eletto da 14 rappresentanti comunali, che amministrava i beni della comunità. Fu un’esperienza marcatamente democratica e che, per durata, ha pochi eguali. Il noto scrittore asiaghese Mario Rigoni Stern ha sempre esaltato i principi d’uguaglianza dei suoi antenati “Nel territorio dei Sette Comuni non esistono castelli di nobili, non esistono ville di Signori, né cattedrali di vescovi, per il semplice fatto che la terra è del popolo e i suoi frutti sono di tutti secondo l’uso antico”.
Gloriosa bandiera della Reggenza
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