Torno su un tema che mi
indispone parecchio, ovvero quello che vede nell’emigrazione di necessità, nostra o di
altri popoli, una soluzione da promuovere ed incentivare come una comoda panacea dei disastri della politica, peraltro spesso provocati proprio da chi la invoca.
Nel mio piccolo credo di
sapere cos'è l’emigrazione, sicuramente più di chi ne parla a vanvera. Sono
figlio, nipote e pronipote di emigranti ed emigrato a mia volta. L’emigrazione
l’ho conosciuta in ogni coniugazione e sperimentata sulla mia pelle, sui miei
sentimenti, sul mio modo di essere. Ha condizionato la mia formazione; ne è imbevuta la memoria della mia famiglia
e ancor più della nostra Valle, che ne è stata dilaniata. Pratico ancor oggi le vie del mondo e conosco direttamente parecchie delle situazioni di origine e di approdo dei flussi migratori moderni.
Perciò io sostengo che l’uomo, ad ogni latitudine e sotto qualsiasi stella, per attendere alle proprie fondamentali necessità ha bisogno di stabilità, non
di precarietà; di certezze, non di incognite; di lavoro e dignità, non di elemosine; di affinità,
non di ostracismo, di unione familiare, non di divisione.
Intendiamoci bene: ognuno deve sentirsi libero di muoversi e stabilirsi dove meglio crede, ma questa libertà richiede spirito e competenze che non tutti hanno e non è comunque dell’emigrazione elettiva che stiamo parlando. La costrizione invece non è mai una buona ragione e non deve essere promossa a veicolo di trasformazione e progresso.
Si può obiettare che, a conti fatti, spesso lo è stato in passato. Forse si, ma a prezzo di decenni o secoli di sradicamento, patimenti e sopraffazioni.
Vogliamo continuare a pagarlo?
Intendiamoci bene: ognuno deve sentirsi libero di muoversi e stabilirsi dove meglio crede, ma questa libertà richiede spirito e competenze che non tutti hanno e non è comunque dell’emigrazione elettiva che stiamo parlando. La costrizione invece non è mai una buona ragione e non deve essere promossa a veicolo di trasformazione e progresso.
Si può obiettare che, a conti fatti, spesso lo è stato in passato. Forse si, ma a prezzo di decenni o secoli di sradicamento, patimenti e sopraffazioni.
Vogliamo continuare a pagarlo?
Alla fine dell’ottocento alcuni dei Nostri (quelli della lapide al
cimitero), costretti dal bisogno, andarono nel Rio Grande do Sul e contribuirono a costituire nel tempo
comunità che ora sono integrate e magari prospere. Non dimentichiamo però che
il Brasile abolì la schiavitù giusto in quegli anni e gli emigranti italiani andarono spesso a sostituire gli schiavi neri, in condizioni non molto dissimili.
Vedere storie di successo a distanza di secoli e in terre allora scarsamente antropizzate, impedisce di capire le immani ripercussioni che quelle vicissitudini ebbero sugli individui e di valutare le cose dal punto di vista del singolo essere umano, per spostarle comodamente al livello asettico dei processi storici. Se poi volessimo strafare e considerarle con l'occhio dei nativi americani, forse si ridimensionerebbero molti dei preconcetti ideologici che tanto impazzano (ma i vinti non contano, si sa!).
Vedere storie di successo a distanza di secoli e in terre allora scarsamente antropizzate, impedisce di capire le immani ripercussioni che quelle vicissitudini ebbero sugli individui e di valutare le cose dal punto di vista del singolo essere umano, per spostarle comodamente al livello asettico dei processi storici. Se poi volessimo strafare e considerarle con l'occhio dei nativi americani, forse si ridimensionerebbero molti dei preconcetti ideologici che tanto impazzano (ma i vinti non contano, si sa!).
I nostri sforzi devono
essere orientati affinché i nostri figli si sentano prima di tutto accettati e stimolati a casa loro, e lì possano esercitare liberamente le loro abilità e i loro talenti a
beneficio delle loro comunità, alle quali per secoli hanno contribuito quelli
che li hanno preceduti, in una continuità di tradizioni, credenze, abitudini e comune sentire che costituisce appunto la nostra essenza, la nostra cultura, la nostra civiltà, la nostra identità. Con buona pace di coloro che, non avendo alcuna identità, o deliberatamente
misconoscendola, vogliono ridurre quella degli altri all’ammasso informe del
pensiero unico, cui i corifei delle magnifiche sorti e progressive sono disciplinatamente allineati.
Incapaci di offrire alternative, per
calcolo o per ignavia, ecco che si innalzano potenti i cori degli Illuminati a indicare
ai nostri figli e alle moltitudini che ci bussano alle porte prospettive che loro
non solo non hanno mai sperimentato, ma che si guardano bene anche di sfiorare.
Ma fateci il piacere! Direbbe Totò.
E se invece incentivassimo una emigrazione di massa di tutti i quei parassiti che la suggeriscono a noi? Questa sì, che sarebbe una vera soluzione!
Ma fateci il piacere! Direbbe Totò.
E se invece incentivassimo una emigrazione di massa di tutti i quei parassiti che la suggeriscono a noi? Questa sì, che sarebbe una vera soluzione!
Ne dà un’efficace analisi l’articolo
apparso sull’Inkiesta dello scorso 6 settembre che riproduco di seguito.
Gianni Spagnolo
Giovani, non cascateci: vi vogliono fuori dall'Italia
perché hanno paura di voi
Anche Ilvo Diamanti, sul Corriere,
scrive che per i giovani è meglio andarsene dall’Italia. Un tema che torna
periodicamente e che fa venire un sospetto: che i vecchi non vedano l’ora di
levarsi i giovani dalle scatole
Linkiesta 06/07/2017 - Flavia Perina
Ci deve essere un complesso profondo, qualcosa di segreto e di
innominabile nella psicologia delle élites italiane che periodicamente,
con varietà di toni e argomentazioni, sentono l’esigenza di rivolgersi ai
giovani per dire: andatevene, non c’è più speranza.
L’ultimo è stato Ilvo Diamanti,
che è professore universitario oltreché apprezzatissimo politologo da prima
pagina. “Ragazzi, non
tornate” dice al termine di una lunga analisi sulla nuova emigrazione. “Restate
altrove. Fuori dal nostro, vostro Paese”. Almeno “fino a quando
il nostro, vostro Paese si accorgerà di voi”.
Ma come? Sei uno dei primi influencer della carta stampata. Presidente
dell’Isia di Urbino. Membro di Commissione Parlamentare. Ricercatore e
saggista. Tutto qui quel che sai dire ai ragazzi? Niente da aggiungere riguardo
agli altri, agli adulti, a quelli che hanno determinato questa
situazione, all’impresa che paga poco, alla politica sempre in ritardo, e anche
al mondo accademico dove il rinnovamento dei quadri ormai richiede ere
geologiche?
Questa idea che i giovani, alla fin fine, “stiano meglio fuori” è
radicata da un decennio nell’intellighenzia italiana. La squadernò forse per primo Pier
Luigi Celli, in una lettera aperta a suo figlio, sempre su Repubblica, nel
2009: “Prendi la strada dell’estero”, diceva al primogenito appena
laureato, l’Italia “è un Paese in cui, se ti va bene,
comincerai guadagnando un decimo di un portaborse e un centesimo di una velina
o di un tronista”. Pure Celli non era uno qualsiasi: dirigeva la Luiss, aveva diretto la Rai, era
stato presidente dell’Enit. “Se deve andarsene suo figlio,
figuriamoci il mio” si disse l’italiano medio con smarrito scoramento,
cominciando a informarsi sui costi delle case a Londra (poi il figlio di Celli,
bravo ingegnere, finì in Ferrari: ma questa è un’altra storia).
Qualche tempo dopo arrivò lo “Iatevenne”
di Roberto Saviano, altrettanto sconsolato: “Pensando al Paese reale credo che
l’unica strada possibile per i giovani sia emigrare”.
Diventò un tormentone, ripetuto dalle più diverse fonti. Il Nobel per
l’Economia Dale Mortensen: “Fate le valige, spostatevi verso le regioni europee
che offrono maggiori opportunità”. Il guru della comicità cinica Paolo Villaggio:
“Cari giovani, emigrate come avrebbe fatto Fantozzi”. Il mago del Billionaire Fulvio Briatore:
“Restano solo quelli che non vogliono farsi il mazzo”. Chiuse il cerchio il ministro del
Lavoro Giuliano Poletti: “Certi è meglio non averli tra i piedi”.
Non solo “Andatevene”, insomma, ma anche “restatevene lì che è meglio per
tutti”.
Così, tra una dichiarazione e l’altra, in un decennio abbiamo incardinato
l’ideologia della fuga, convincendo larga parte del Paese che non ci sia modo di
costruirsi una vita decente qui, quasi che fossimo l’Italia morta di fame degli
anni ’20 o la Siria demolita dai bombardamenti dell’Isis. Ha funzionato.
Carpentieri e laureati in neuroscienze, lavapiatti e bioingegneri, si levano
dai piedi appena possono con la stessa, collettiva determinazione. Ma la coralità delle
esortazioni con cui le classi dirigenti, da destra e da sinistra, hanno
costruito il racconto del “meglio scappare”, del "chi vale
se ne va", è tale da suscitare qualche sospetto. Questi vecchi, questi
arrivati, questi titolari di posizioni immobili nel feudo di chi ce l’ha fatta,
parlano per saggezza o anche, magari inconsapevolmente, per interesse?
Dicono “andatevene” per il bene dei ragazzi o perché non vogliono
andarsene loro? E
le loro descrizioni di un Paese finito, immobile, senza speranza, sono
autentiche oppure sono solo un esorcismo collettivo contro i fantasmi di epoche
antiche, quando i giovani restavano, e pretendevano, e rompevano le scatole, e
invece di fare le valige magari facevano le molotov?
Grazie Gianni,sempre molto acuto
RispondiEliminaGrazie, ci vorrebbe un po' di acutezza anche sualto.
EliminaEsportare tutti i nostri parassiti potrebbe essere un'idea, ma bisognerebbe accordarci con Putin, dato che è l'unico a avere a disposizione così tanto posto libero da ospitarli. Temo tuttaviamente che si faranno rientrare nelle disposizioni dell'embargo, così da evitare anche questa evenienza. I parassiti, caro mio, sono gli organismi opportunisti più abili ad adattarsi all'ambiente, sono sempre danti, mai prendenti.
RispondiEliminaDon Sponcio, per favore traduci le ultime 5 parole, grazie. comunque apprezzo l'analisi di Gianni.
EliminaPer tradure, nel caso di DS ou SMS, usare "roverso"
Eliminaporta pazienza, ancora non capisco...
EliminaIl Don evita di essere scurrile, ora dovresti arrivarci....
Eliminachi da', chi prende... cosa sarà mai???
grazie, ci sono arrivato.... meglio tardi che mai
EliminaInteressanti queste tue osservazioni Gianni. Prova ad inviarle al giornale di Vicenza se te le pubblicano perchè meritano.
RispondiEliminaSponcio la prego faccia lei qualcosa! Non ha qualche canale che arrivi fin da Vladimir?
Ottimo signor Gianni!
RispondiEliminaI ragazzi d’oggi hanno poche opportunità rispetto a quelle avute in gioventù dai loro genitori.
I giovani possono avere una grama visione della vita: il lavoro è spesso precario e mal pagato, metter su famiglia (in senso tradizionale) e generare figli è un lusso, una meta ambita e difficile da realizzarsi, che non tutti si possono permettere e, pertanto, questo progetto viene prorogato nel tempo.
Noi genitori, nati nel dopoguerra, abbiamo conosciuto a volte momenti difficili e di grande miseria, ma in prospettiva si profilava un benessere crescente; le possibilità di lavoro e di miglioramento erano ben visibili, cosicché il matrimonio di fatto costituiva, in genere, un punto di partenza, non di arrivo, un atto desiderato, non una chimera.
Dal 1997, con le leggi che introducevano il lavoro interinale (da interim, ossia provvisorio), il processo di precarizzazione sfrenata della prestazione del lavoratore dipendente divenne un imperativo a cui ogni governo succedutosi nel tempo dedicò grandi energie, con il risultato che si generarono nei giovani insicurezza e sfiducia verso l’idea stessa di procreare, in quanto solo la certezza del lavoro può assicurare dignità e forza di lottare per raggiungere gli obiettivi primari propri della stessa natura umana.
In questa epoca, consci dell’illegalità diffusa, cioè della corruzione, dell’evasione fiscale, della malversazione, (veri sport nazionali e cause, tra le tante, della ingiustizia sociale in argomento), può farci insorgere il desiderio di premere il pulsante del vaso sanitario, permettendo allo sciacquone di adempiere al suo compito, cioè di far “migrare” le innumerevoli sanguisughe e i vari grilli sparlanti, testimonial prestigiosi dello status-quo, verso il loro ambiente più congeniale.
Gianni,Gianni!! L'Emigrazione è un male Utile e Necessario!!!Rifletti un po':
RispondiEliminasessanta milione siete voi piu' settanta milioni siamo noi emigrati.LItalia
conterebbe 130 milioni di abitanti.Sarebbero un po' "baucoup"su 400mila metri quadrati di cui trequarti montagne...instabili...Cosa sarebbero la Francia,la Svizzera,il Belgio,la stessa Germania senza l'emigrazione!! Ed il rinnovo del patrimonio genetico??? Se ho letto bene, in Italia,l'anno scorso sono nati
piu' di centomila bambini in meno dell'anno antecedente... Brutto segno...
Molto peggio dell'emigrazione.....di qualche migliaio!!!
Caro Lino, non potrei certo mettermi a discutere di emigrazione con te, che ti sono allievo.
EliminaHo riconosciuto che essa è stata fautrice di trasformazione e progresso fin dalle origini. La possiamo infatti considerare la maledizione di Caino. Ma lo stesso si può dire anche della guerra, se non consideriamo i suoi COSTI UMANI.
Se vogliamo restare sui sui numeri, posso però ricordarti che il Giappone ha più del doppio degli abitanti dell’Italia su un territorio di poco più esteso, con morfologia analoga e altrettanto instabile. È indipendente dal 7° secolo a.C., si è risollevato da una sconfitta disastrosa diventando la terza economia del mondo e piazzandosi al 17° posto nella qualità della vita e con la più alta aspettativa. Non ha emigrazione né immigrazione significativa. Quando capita qualche sisma di alta intensità causa meno danni e vittime che da noi un nubifragio. Io credo che la differenza la facciano sempre gli uomini che non si adeguano alla fatalità o al destino cinico e baro.
Risposta da incorniciare.
EliminaBeh, non facciamo la gara a chi meglio le spara...
EliminaSparo anche io…
Giappone terra dei suicidi, disastro nucleare, dimostra che la ricchezza vale un tubo.
Non che si debba vivere delle miserie che spingono i "migranti" ai "paradisi europei"...
Ma siccome i ricchi tendono a sfruttare, leggi strozzare, i deboli, e piegarli alla loro
potenza... bisognerebbe che i poveri riuscissero a coalizzarsi, non ostanti le trame dei
ricchi per soggiogarli.
Saputelli di latino, col divide et impera, questi "ricchi" lobbisti mettono i poveri in guerra
coi poveri... Quelle mezze calzette zeppe di ignoranza che si propongono di andare
al governo manco si accorgono di fare il gioco loro, dei saputelli ma ricchi… che ignorano
la tragedia di re Mida. Sperano solo di far parte della schiera di eletti.
Gli stessi che emigrano regolari e richiesti nei vari paesi del mondo, e fanno talvolta
illuminate scoperte a favore dei paesi ospitanti, magari aiutano questo sistema insulso
del progresso…
Anche questi, in pratica, spinti dalla pagnotta dei ricchi… che pagnotta!
condivido la tua opinione
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