sabato 9 settembre 2017

A Ròsso i se gà pròpio ignoccolà... ;-)





Sul post del primo settembre "LA PATATA DI ROTZO" c'è chi nei messaggi ha "tirato" questa frecciatina:

E per la rinomata patata della comunità montana del presidente Munarini in quel di San Piero a quando la festa? "

Quando l'ho letta, mi son fatta il nodo al fazzoletto.
Premetto che non sono informatissima sulla questione e poi è passato pure del tempo, ma mi permetto ugualmente di esprimere delle personali e forse banali considerazioni, senza intenti provocatori e nella speranza che fra chi legge ci sia qualcuno che possa fornire qualche informazione in più, per meglio capire.
Non sono una contadina, ho esperienza a livello di orticello dietro casa, ma da sempre so che la tipologia di terreno qui nelle nostre zone, ben si presta alla coltivazione della patata, nonché di fagioli e, con le dovute cure e attenzioni, anche per molto altro. Sappiamo che i nostri Avi si sfamavano principalmente con questi alimenti.
A parte le annate "storte" che ci son sempre state, mi risulta che la coltivazione della patata, almeno qui a San Pietro, abbia quasi sempre dato soddisfazioni, sia in termini di quantità che di qualità.
Io personalmente l'ho sempre apprezzata moltissimo e credo e spero non solo io. 
Cito ad esempio in loco la produzione di TOLDO SEBASTIAN (io consumo solamente le sue) e la trovo decisamente di qualità.
Per tornare a noi, presumo che a monte ci sia stato al tempo un "X finanziamento regionale" finalizzato alla promozione della coltivazione della patata in loco, utilizzando i numerosi terreni incolti. Si è provveduto come logico all'acquisto dell'occorrente per l'attuazione del progetto, tipo trattori, cassoni ecc. nonché le patate da seminare.
Mi sembra di ricordare nei campi anche dei volontari che han provveduto alla semina.
Gli addetti ai lavori sono passati di casa in casa per avere il "benestare" all'uso dell'appezzamento di terreno, garantendo tot. kg di patate in base all'andazzo dell'annata e presumo anche in base all'area resa disponibile. I vari confini... spariti, perché le "piantà" lunghe e strette, frutto di secolari divisioni familiari, erano di ostacolo all'economia della coltivazione. 
Ora per ripristinarli ci vorrà anche il Geometra con relativi costi aggiuntivi.
Tutto è "durato" una stagione. Poi più nulla. Le chiacchiere di Paese sulla motivazione si assomigliavano un po' tutte: dal: "i ga dito che ze tera che no rende", passando per: "le ven fora massa pìcole", o per un: "no sémo boni vénderle, no ghe zé richiesta"... e via di questo passo.
Praticamente un flop. Capita! 
Mi risulta però, ma prendete tutto con beneficio d'inventario, che una volta seminate... non si sia nemmeno provveduto a "sapàrle e reàrle"... Mi vien da dire semplicemente... "un laòro fato pròpio... ala carlòna"...
La pezzuola del reverendo sono certa suonerebbe pressappoco così: "ben dei Tusi... nemo ah... un fià de quel che se ghe dise"... e penso che i deludenti risultati ottenuti, siano da addebitare principalmente a questa forte incuria, ma è solo un parere personale. 
Dicono anche che i soldi non siano mai "persi"... ma anche questi sono stati comunque soldi pubblici "sprecati". Questi, come altri, qui, e non solo.
Carla


6 commenti:

  1. Ssavutu, Carla,.. se vede che Sanpiero a l'è l'unico paese al mondo andò che la patata no la tira. Me par che desso la tire de pì dale bande dei Stoner. Se garà rota la machineta, come ca cantavimu da coscriti sul careto infrascà.
    P.S.: a lo so che xe le cuatro de matina, ma xe tuta colpa dela carne salada coi crauti de Luserna e i fasui chei me ga ingramegnà.

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    1. Vuto che ne toche nar a lession da ROCCO SIFFREDI?

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  2. A dirimere la faccenda sarebbe interessante, " nella tanto decantata ottica della trasparenza ", che chi di competenza si sentisse in dovere di dire come sono andate le patate ... ehm le cose. E si che dalle foto si notano esperti agronomi e provetto zappatore "vegnui da fora" !!!!. Come si dice braccia prestate all'agricoltura...e si è visto!

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  3. Le tue riflessioni, Carla, sono più che lecite e molto probabilmente condivise dalla maggior parte di noi.
    qualcuno dei piani alti può rispondere?

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  4. Sicuramente un progetto che avrebbe meritato qualche attenzione in più, non si possono fare le cose tanto per farle, perchè poi bisogna assumersi anche le conseguenze. Come per esempio fare analizzare la tipologia del terreno se era veramente adatto ad una coltivazione di patate, piuttosto che di lamponi (cito esempio a caso.
    Mi viene anche da chiedermi per esempio, quel che si è acquistato con quei soldi per quel progetto, a parte ovviamente le patate da semina, che fine hanno fatto? Da sperare che siano ancora usati per qualche altro progetto simile. Parlo per esempio del o dei trattori.

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  5. per fare un po di chiarezza...per quello che so...al tempo il contributo della comunita montana serviva per la bonifica di terreni incolti questo implica la possibilita di lavorare I terreni scelti per un massimo di due anni appunto per effettuare la bonifica altrimenti diventa una produzione vera e propria una cosa impossibile per un ente pubblico(e' come se un comune mettesse in piedi una officina per avere una rendita ad esempio).Per quanto riguarda le macchine sono state utilizzate attrezzature di persone di Posina e non sono state acquistate....poi su come sono stati utilizzati I soldi si possono fare mille supposizioni o illazioni pero bisognerebbe avere un po di certezza di cio che si parla....il terreno al tempo fu analizzato da agronomi e proprio loro hanno indirizzato su questa coltivazione

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