A fare le valige sono soprattutto i giovani tra i 18 e i 34 anni , 39.410 persone, e il 36,7%) dei nuovi emigranti.
La meta preferita rimane la Germania (16.568), che precede in termini di numero di italiani residenti la Svizzera, la Francia, l'Argentina (oltre 700 mila italiani residenti, +26%), il Brasile, il Belgio,
mentre tra le regioni che hanno subito un travaso più consistente di
emigranti verso i Paesi stranieri, ci sono - anche per ragioni
demografiche - la Lombardia - con 20.088 unità nel 2015 - e il Veneto, con 10.374 persone che hanno scelto di andarsene.
Ma
sono soprattutto le regioni meridionali quelle che, in rapporto alla
popolazione, conoscono il travaso più consistente: sono meridionali il
50% degli italiani residenti all'estero.
Il rapporto si chiama Italiani nel mondo 2016 ed è stato presentato oggi a Roma dalla Fondazione Migrantes:
un rapporto che è - secondo gli estensori della ricerca - la spia di un
depauperamento progressivo del nostro Paese che riguarda - a differenza
delle grandi ondate migratorie degli inizi del 900- tutte le fasce
sociali, dagli studenti ai ricercatori fino ai tradizionali lavoratori
manuali, ma principalmente i millenials, i giovani nati nel
nuovo secolo che, spesso, quando l'emigrazione è dovuta a ragioni di
studio, scelgono come meta preferita la Gran Bretagna.
C'è un altro fenomeno inedito però che riguarda gli italiani emigranti: quello dei “doppi migranti”,
coloro che sono arrivati in Italia da altri Paesi, si sono fermati
almeno dieci anni acquisendo la cittadinanza e poi decidono di partire
per cercare fortuna altrove. Per lo più sono persone originarie del Bangladesh. La loro meta prediletta è ancora il Regno Unito.
Nel complesso, il conteggio dei connazionali residenti all'estero ha raggiunto al 31 dicembre 2015 quasi quota cinque milioni,
un dato che rispetto all'anno precedente è più alto del 3,7 per cento.
Significa che poco più di un italiano su 12 è emigrato. Un dato cui deve
aggiungersi un'altra percentuale di chi parte per non tornare più: il
saldo migratorio tra chi rimpatria e chi parte, che era rimasto quasi
costante nel primo decennio del millennio, sta subendo una brusca virata
in negativo. Un altro elemento che fa temere un progressivo
impoverimento del nostro Paese.
(Panorama)
Una volta anni cinquanta - sessanta eravamo molti di più!
RispondiEliminaSembra impossibile, che negli anni 2000 , per lavorare, sopratutto i giovani, bisogna espatriare. Se ne vanno giovani sani e istruiti e importiamo estracomunitari ( anziché aiutarli nei loro stati, ove possibile ) senza cultura e di dubbia salute. La responsabilità di tutto ciò è forse degli italiani o di chi ci rappresenta a Roma pagati coi nostri soldi? Che desolazione! !!
RispondiEliminaI soliti commenti banali... Sempre colpa di Roma. Il mondo cambia, le condizioni socio-economiche dell'intero pianeta hanno subito svolte imprevedibili. Bisogna informarsi, riflettere e poi dare opinioni sensate.
RispondiEliminaANONIMO
La tua opinione è priva di fondamento sia culturale che intellettuale. Anche se il mondo gira e cambia in un ordine naturale della cose, è la tua ,''genialità '' da scarpe grosse che è statica.
EliminaAnonimo delle 1019.
EliminaDa come ti esprimi , lasci intendere, che grazie alla politica, sei anche tu uno che mangia è sbaffo!!!
Effettivamente di braccia destinate all'agricoltura ed a analogo, ne abbiamo bisogno. Qualcuno intelligente dopo la laurea c'è, ne troviamo in centro Italia che usano la testa e ricavano reddito dalla terra. Con aiuti regionali si potrebbe anche in valle ripristinare, come in Trentino, le vanezze e le masiere, facilitare gli allevamenti tipici dei nostri antenati, prodotti dai quali i più intelligenti meridionali ricavano reddito. Qua si rincorrono le industrie inquinanti, e si abbandonano case e luoghi.
RispondiEliminaIn Trentino ci sono i contributi delle due province autonome, soldi che, ricordiamolo, sono dell’Italia.
EliminaInoltre, il Trentino abbonda di acqua pubblica pressoché gratuita per gli usi agricoli. Nella nostra Valle, invece, ci sono riservate fatiche e sudori e un spessore di terra produttiva che non supera i 30 cm, priva di irrigazione, e si può utilizzare solo acqua privatizzata, che è molto costosa.