Non porsi domande sul senso della vita significa rinunciare alla possibilità di comprendere pienamente la nostra esistenza. "Tentiamo" d'instaurare un dibattito on line spronati ed aiutati dalle risposte che Persone di cultura hanno dato a domande del tipo: Cos'è la felicità, l'Amore, la Morte, la sofferenza, il senso della vita, il bene e il male, ecc...
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E’ una condizione essenziale per poter realizzare il progresso e l’eternità. La morte spezzetta la Filogenesi (che dovremmo considerare la nostra vera, autentica esistenza) in tanti tronconi contigui, che possono così evolversi, sperimentando modelli esistenziali sempre più complessi. Se la morte terrorizza così tanto è perché ci siamo convinti (razionalmente) che la nostra vita autentica sia l’ontogenesi, all’inizio della quale possiamo disporre solo di “conoscenza istintiva inconscia”, poiché quella “razionale” si resetta ad ogni cambio generazionale. A causa di questo resettamento ci siamo purtroppo convinti che ogni volta si comincia dal nulla per finire miseramente e tragicamente nello stesso nulla. Il che è chiaramente una valutazione errata.
Anche qui dipende dalla persona che la pronuncia. Per un ateo radicale la morte è puro annichilimento, l’essente viene dal nulla e finisce nel nulla, questa è la quinta essenza del vero nichilismo per il credente è transitus [N.d.R. passaggio] in una vita, che però è una vita al di là dell’essente, al di là della condizione umana. Non può esservi un significato univoco della morte, così come non vi è dell’amore, così come non vi è della felicità. L’unica cosa che si può dire in generale è che noi pensiamo la morte, siamo gli unici animali sulla terra che pensano la morte e che quindi sono in qualche modo un “essere per la morte”, perché la pensano continuamente e pensando continuamente alla morte, che certamente non è vita, in qualche modo pensiamo sempre a un al di là della vita. Questo può essere l’unico tratto che accomuna credente e non credente, che accomuna le diverse fedi, religioni, culture.
Mi piace pensare che le persone care che se ne sono andate, passeggino per i giardini soffici di un lontano paese delle ombre, come pensavano i greci. Anche se la ragione mi dice che tutto finisce per chi muore, nonostante che da quel corpo nasceranno altre vite. La terra è fertile.
La morte è il momento in cui la tua esistenza cessa di palpitare, la morte è vederti sottrarre la propria esistenza senza averlo voluto, la tua esistenza che sfugge al tuo controllo, capisci che passi da capacità, da possibilità che ad un certo momento non esistono più, non sei più un essere umano ma una cosa, diventi un oggetto di cui tutti possono servirsi.
Una nuova vita senza i limiti di quella già trascorsa.
E VOI CHE NE PENSATE?
che temi profondi Carla!, qui ci vuole una vita intera per parlare della morte, alla fine sopraggiungerebbe senza accorgersi del tempo passato a parlarne.La morte non dovrebbe avere un senso più' di quanto effettivamente abbia.ossia un fatto per certo avvenuto.Ha senso parlarne sotto un profilo prettamente Metafisico, per dare un connotato a un disegno sensato al suo fine e soprattutto al suo dopo.che nessuno sà oggi. nemmeno il più' impavido ha certezza di qualsiasi dopo.Che siano vergini e prosciutti,gloria luminosa o puro concime per Gaia.Solo se avete fatto una vita sana e genuina!,altrimenti con tutti i conservanti e additivi siete più un rifiuto speciale stoccato in una discarica speciale.Mi piace pensare alla morte come alla necessaria conclusione di un viaggio interessante. Sai che due palle L'eternità, mi annoio al solo pensiero di cosa fare tutto il tempo,che per definizione e' eterno e infinito.Allora nascerebbe il problema del tempo/eternità.Se e' eterno non ha tempo,se non ha tempo quindi non potrei avere un tempo da impiegare.Se non c'e' tempo perché' eterno ogni istante e' il proseguimento del precedente senza variazione.sebbene impercettibile,il fatto di avere istanti tutti uguali presuppone in qualche modo l'esistenza di un tempo che scorre,ma se eterno non può' esserci tempo che scorre,presuppone un inizio e fine sebbene lunghissimo ma non eterno. Carla la domanda da porre in un prossimo post e' se dopo la morte il tempo esiste ancora per come lo conosciamo. perché se così non fosse, allora ciao paradiso,ciao vergini e prosciutti.ma anche ciao inferno!. boh! boh! forse e' la glicemia alta dopo pranzo...o forse e' la metafisica o la metà fisica.
RispondiEliminaSi temi molto interessanti che riguardano tutti ,ma questa settimana tra sofferenza ,morte e cimiteri va' ben che siamo in Quaresima ma se uno e' un po' debole di carattere o un po' depresso gli viene voglia di anticipare l'orario della partenza.Dai su' un po' di cose allegre e un po' di ottimismo.
RispondiEliminaun po' di ottimismo e cose allegre.....fammicimicimicimici pensare......ah si. vai in biblioteca e prendi il simposio scritto da me. si parla d'amore.
Eliminaè una delle cose più belle che ci possano capitare, basta che ci venga a trovare il più tardi possibile.
RispondiEliminaMa perché vi preoccupate della morte? Finché ci siete voi non ci sarà la morte. Quando ci sarà la morte non ci sarete voi.
RispondiEliminae' solo per educazione,non sapendo quando arriva, vorrei prepararmi al meglio per non fare brutta figura.
Elimina“Mi disturba la morte, è vero. Credo che sia un errore del padreterno. Non mi ritengo per niente indispensabile, ma immaginare il mondo senza di me: che farete da soli?
RispondiEliminaEhm.. la riflessione di prima non è mia, l'ho rubata all'Alfieri.
RispondiEliminaComunque ve ne lascio anche una del vecchio Schoppy: “ "Non v'è rimedio per la nascita e la morte, salvo godersi l'intervallo"
grande Alfio! un poco illuminista e cio' mi garba parecchio.aveva un sol difetto. si dice e confermo nel business di oggi. che il piemontese e' falso e cortese.
EliminaImmaginatevi l'ultima espressione sensoriale cosciente, l'ultimo pensiero, la assenza di stimoli cerebrali che convincono quelli del tunnel e della luce, del bianco... eccetera... Ecco cosa sarà la morte per ciascuno di noi...
RispondiEliminala leggerezza avvertita da chi ha sperimentato il coma profondo, e dai familiari e medici temuto irreversibile,
seguente alla cessazione dei vari stimoli provenienti dalla periferia e rilevati dai sensi... lì finisce il tempo, ed inizia l'eternità. Con l'ultima sensazione, l'ultimo pensiero cosciente...
Molèghe co' sti teoremi e tornemo al carnevale, che sxe mejo
RispondiEliminaXe ben quel ca digo anca mi. Ma pero' moleghe anca ti de zontarghe coma profundi cessazioni di stimoli cerebrali ecc.Tanto quando che riva el momento no se pol tirarse indrio.Bon a go' finio.
RispondiEliminaOk ragazzi, ho capito che questi temi, nel blog non sono graditi. Mi scuso e provvederò a cancellare quelli in programma. Proseguiremo con temi più "leggeri".
RispondiEliminaBon brava senza farghe colpa a nissuni par l'amor del cielo;ma adesso a smorso sto bagolo qua e par na setimana no lo taco pi',parche fursi a son ignorante ma l'unica sensasion ca go' xe TRISTESSA.Arrivederci ,a scapo prima ca devente un celulare o un coperton de machina come che dise PHILO ale 10,04 AUF WIEDERSEHEN
EliminaValà Hotty (muy caliente, ciò), che tra Philogenesi e Ontologia tegarè perso anca el Philo. Ma la ontologia ela na roba sporca? El punto de vista ontologico xelo un pensiero sbrodegòn?
Elimina"The best is yet to come" ( Il meglio deve ancora venire). Queste parole sono state incise sulla tomba di Frank Frank Sinata, morto il 14 maggio 1998.
RispondiEliminaAnonimo
E l'inferno ?
RispondiEliminaQuel che ci confonde nel concetto dell'inferno cristiano è l'eternità e l'irrevocabilità della pena. Non rientra nei nostri parametri una simile perentorietà. Forse perché sappiamo che i nostri parametri sono imperfetti e pertanto il nostro giudizio non potrà mai essere categorico. Ma va bilanciato con l'altrettanta eternità e irrevocabilità della grazia. Questo del Giudizio perfetto è un argomento che ci sovrasta talmente da risultarci sconvolgente, ma appena lo coniughiamo col criterio dell'amore acquista tutta un'altra dimensione. Con l'amore come parametro di giudizio anche la giustizia sarà perfetta.
Eliminaquesta invece e' una visione più' cristiana tratta dal diario di suor faustina,canonizzata santa da pochi anni e che scriveva nel suo diario cose un come queste. Ma mi raccomando, e' la vita di un altra persona,una che ha scelto di essere suora già' a 7 anni.
EliminaÉ un luogo di grandi tormenti per tutta la sua estensione spaventosamente grande. Queste le varie pene che ho viste: la prima pena, quella che costituisce l'inferno, è la perdita di Dio; la seconda, i continui rimorsi della coscienza; la terza, la consapevolezza che quella sorte non cambierà mai; la quarta pena è il fuoco che penetra l'anima, ma non l'annienta; è una pena terribile: è un fuoco puramente spirituale, acceso dall'ira di Dio; la quinta pena è l'oscurità continua, un orribile soffocante fetore, e benché sia buio i demoni e le anime dannate si vedono fra di loro e vedono tutto il male degli altri ed il proprio; la sesta pena è la compagnia continua di satana; la settima pena è la tremenda disperazione, l'odio di Dio, le imprecazioni, le maledizioni, le bestemmie. Queste sono pene che tutti i dannati soffrono insieme, ma questa non è la fine dei tormenti. Ci sono tormenti particolari per le varie anime che sono i tormenti dei sensi. Ogni anima con quello che ha peccato viene tormentata in maniera tremenda ed indescrivibile.
Ci sono delle orribili caverne, voragini di tormenti, dove ogni supplizio si differenzia dall'altro. Sarei morta alla vista di quelle orribili torture, se non mi avesse sostenuta l'onnipotenza di Dio. Il peccatore sappia che col senso col quale pecca verrà torturato per tutta l'eternità. Scrivo questo per ordine di Dio, affinché nessun'anima si giustifichi dicendo che l'inferno non c'è, oppure che nessuno c'è mai stato e nessuno sa come sia. Io, Suor Faustina, per ordine di Dio sono stata negli abissi dell'inferno, allo scopo di raccontarlo alle anime e testimoniare che l'inferno c'è. Ora non posso parlare di questo. Ho l'ordine da Dio di lasciarlo per iscritto. I demoni hanno dimostrato un grande odio contro di me, ma per ordine di Dio hanno dovuto ubbidirmi. Quello che ho scritto è una debole ombra delle cose che ho visto. Una cosa ho notato e cioè che la maggior parte delle anime che ci sono, sono anime che non credevano che ci fosse l'inferno. Quando ritornai in me, non riuscivo a riprendermi per lo spavento, al pensiero che delle anime là soffrono così tremendamente, per questo prego con maggior fervore per la conversione dei peccatori, ed invoco incessantemente la misericordia di Dio per loro."
Invece della morte bisogna parlare. Mi rendo conto che è' un argomento scomparso dagli orizzonti moderni ma che pur ci coinvolge ed interroga tutti. Oggi c'è il tabù della morte come ieri c'era del sesso. Non se ne deve parlare, si tratta con sufficienza e ironia, come quel burlone del Don, perché la temiamo e vogliamo esorcizzarla. Eppure è un passaggio fondamentale e inevitabile, come la nascita. La nascita e la morte, l'inizio e la fine dell'esistenza umana sensibile: due passaggi che ci confondono perché sono sottratti al nostro arbitrio e proiettati verso dimensioni delle quali non conosciamo le coordinate. E' sbagliato associare la morte fisica al concetto di fine, perché nulla realmente comincia e nulle realmente finisce, semplicemente si trasforma, cambia dimensione. Ne è prova le lezione che traiamo dall'universo, dove nulla si genera e nulla si distrugge ma tutto si trasforma, acquista un'alta dimensione, un'altra utilità all'interno di un disegno insondabile. Quello che ieri era una pietra, oggi è magari la mano d'una statua e domani sarà il sottofondo d'una strada. Quello che ieri era un mollusco marino, oggi ci fa marciare l'automobile o è diventato un pezzo di plastica del nostro cellulare, in un divenire eterno. Tanto più l'uomo che è fatto di materia ma anche di spirito seguirà le leggi dell'eternità. La materia seguirà le sue leggi proprie e a maggior ragione lo spirito, che non vi è soggetto ed è dotato della creatività e del libero arbitrio, attributi divini. L'eternità è un divenire che richiede una continua trasformazione della materia e la sublimazione dello spirito.
RispondiEliminaMio padre diceva sempre che non bisogna temere la morte perchè quando la nostra vita sarà stata massacrata per benino dalle sofferenze ci verrà a prendere e per noi potrebbe essere anche una liberazione.............io allora le domandavo: ma i bambini e le persone felici senza sofferenze???? Lui rispondeva che in quei casi la morte sapeva che lasciandoli in vita essi avrebbero patito sofferenze che non erano in grado di affrontare. Floriana
RispondiEliminaEpitafio di una antica tomba romana.
RispondiEliminaQuando tu nascesti tutti sorridevano e tu solo piangevi... fa che alla tua morte tutti piangono e tu solo sorrida.
Una frase che mi è rimasta impressa su una lapide:
RispondiEliminamedita o passante perchè quel che tu sei io ero
e quello che io sono tu sarai
Mi sembra di essere a una cena di sadici e masochisti.
RispondiEliminaA ghi na fifa boia tuti (anca mi par quelo) e no vulì parlarghine
RispondiEliminaSta tento ca te do un consiglio :sta sconto in casa par qualche jorno parche' sula foto te ghe' somij a un avoltoio con chi oci cativi.E sicome che se sejta a parlare de morte calcheduni magari el te tra na fusilada; speta che se calme le aque prima de voltegiare sula valata
EliminaCosa ne dite della frase evangelica: ................vi verrà data in premio la morte?
RispondiEliminache passo un domani a ritiralo ?
Eliminase vi piace leggere.Vi consiglio un romanzo avvincente e in tema assoluto alla morte.
RispondiEliminaSinossi:
Un paese senza nome, 31 dicembre, scocca la mezzanotte. E arriva l'eternità, nella forma più semplice e quindi più inaspettata: nessuno muore più. La gioia è grande, la massima angoscia dell'umanità sembra sgominata per sempre. Ma non è tutto così semplice: chi sulla morte faceva affari per esempio perde la sua fonte di reddito. E cosa ne sarà della chiesa, ora che non c'è più uno spauracchio e non serve più nessuna resurrezione? I problemi, come si vede, sono tanti e complessi. Ma la morte, con fattezze di donna, segue i suoi imprendibili ragionamenti: dopo sette mesi annuncia, con una lettera scritta a mano, affidata a una busta viola e diretta ai media, che sta per riprendere il suo usuale lavoro, fedele all'impegno di rinnovamento dell'umanità che la vede da sempre protagonista. Da lì in poi le lettere viola partono con cadenza regolare e raggiungono i loro sfortunati (o fortunati?) destinatari, che tornano a morire come si conviene. Ma un violoncellista, dopo che la lettera a lui indirizzata è stata rinviata al mittente per tre volte, costringe la morte a bussare alla sua porta per consegnarla di persona.
Titolo: Le intermittenze della morte.
Autore:José Saramago
costo: sotto i 10 Euro