Spero di non trovare ostacoli nei Familiari di Gino se mi permetto la pubblicazione di questa foto che a me piace troppo... Mi ricorda un periodo che Renzo riusciva ancora a deambulare da solo e andava spesso a trascorrere qualche bella ora nella sua mitica bottega e non finirò mai di ringraziarlo per l'ospitalità che gli ha sempre offerto e anche la signora Norma per tutti i suoi caffè. Serbo un ricordo squisito di Gino, perchè qualche bella chiacchierata me la sono fatta pure io! Persona intelligente, di cultura, affabile, discreto, educato. Mai ho sentito una critica verso di lui. Quante Persone son passate di lì? Ah... se solo potessero parlare quella sedia e quel davanzale! Provo tuttora tristezza quando passo davanti e vedo tutto chiuso.
Hai ragione Gianni, quel davanzale era punto di riferimento per molti. Trovavi sempre, oltre a Gino ovviamente, qualcuno da poter scambiare quattro chiacchiere. Un altro punto di riferimento per Renzo e non solo, era da Armando Ciacci. Quanti ricordi stanno affiorando con questo post. Grazie Gianni per averlo ricordato.
RispondiEliminaSono stata io Renata, no Gianni.
EliminaA volte uso i suoi spazi per non dover cambiare pass.
Comunque nulla cambia. Hai fatto bene a ricordare l'Armando, altro Personaggio che ricordo con infinita nostalgia!
Si siamo fermati anche noi frequentemènte davanti la finestra per osservare il lavoro. E uno dei più antichi mestièri.
RispondiEliminaA Venezia, in 1260, c'era la scuola dei calegheri, chiamati anche solari (da suola) ; l'Arte della calzatura nel distretto calzaturiero della Riviera del Brenta era famoso in tutto il mondo.
Bella davvero! E importante il ricordo, purtroppo anche a San Pietro resta poco delle tante attività di un tempo: quando andavo alle medie e avevamo un pò di tempo prima che Campanaro arrivasse col pulmino, andavamo a fare un giro per il paese e... quante botteghe!!! E' veramente triste, Lucia
RispondiEliminaosserva il sorriso dei due... chi vuoi che abbia qualcosa da ridere? è una foto bellissima, Giorgio
RispondiEliminaLa serenità che traspare da questa bellissima fotografia è l'essenza di ciò che ho sempre respirato dentro la mitica bottega di mio papà, essenza che copriva il profumo del cuoio e del mastice.
RispondiEliminaCarla, grazie per il ricordo.
Nico Serafini
RispondiEliminaCiao Gino, manchi a tutto SanPiero.
Dedico il primo messaggio con l'iconetta a GINO!
RispondiEliminaDico solo: infinita ammirazione per questo GRANDE PERSONAGGIO! Ha lasciato un ricordo indelebile fra tutti i Paesani perchè ha saputo comportarsi sempre bene con tutti e aggiungo anche che era un Artigiano con la A maiuscola, bravissimo.
GINO: persona amabile, intelligente, di piacevolissima conversazione su ogni argomento, generoso con tutti. Da ragazzini (negli anni 50) si faceva a gara a chi gli portava i rotoli di "corame" che arrivavano con la corriera di mezzogiorno, e lui ci dara 10 lire di mancia. Su quel davanzale, quante partite a dama, a scacchi e carte...Tutti erano benvenuti a fare commenti su tutto e tutti.... Ricordate quando l'Italia vinse il campionato del mondo di calcio nel 1982 in Spagna..... La piccola bottega di Gino era il raduno degli sportivi per esprimere soddisfazione e pareri vari,,, per mesi. Veramente quel "tavolino", quegli attrezzi da calzolani, quello che è rimasto di gomme, cuoio, chiodini, lacci...
RispondiEliminapotrebbero costituire un piccolo "museo".
L'AIRONE
Gino era un'istituzione un pezzo di storia. Bravissima persona. Quante scarpe ho comperato e aggiustato da lui e quanta pazienza aveva. Quelle rotte venivano come nuove e poi le lucidava sempre per ben benino. Sapeva fare di tutto. Da piccola prima di cominciare la scuola mia mamma me ne comperava sempre un paio e per me era tanta emozione. Ecco erano tempi che anche indossare un paio di scarpe nuove ti faceva felice. Mi piaceva molto l'odore del cuoio. Grazie Gino per tutto. Quando passo in macchina e vedo tutto chiuso non è un bel vedere.
RispondiEliminaCiao Gino ti ricordo con simpatia e ammirazione. MANCHI, MANCHI A TUTTO IL PAESE!
RispondiEliminaSe quel davanzale potresse parlare, vi racconterebbe questa.
RispondiEliminaAvevo 5 o 6 anni, sarà stato dunque nel 63, i miei mi avevano comprato da Gino per l’estate un paio di scarpette bianche che logicamente si portavano solo la domenica.
L’estate ormai stava per passare e prima di cominciare ad andare a scuola mio papà prese mè e le scarpe e disse che andavamo da Gino. Io: (???)
Arrivati da Gino mi mette in piedi sul davanzale e si mette a parlare con Gino, colore di quà, colore di là, che ne pensi ……….
A dire il vero, non mi ricordo tutto. Ma dentro pensavo che quei due non erano normali
sento Gino che dice:” nero è troppo scuro, meglio marrone”
E io dentro: “e perchè non rosso o blù??“ forse perchè Gino quei colori non li aveva oppure perchè il colore preferito di mio papà era il marrone. chissà
Gino si alza e va a prendere una bottiglietta che sembra inchiostro e con un penello zac zac davanti ai mie occhi spalancati dal stupore, pittura le mie belle scarpe di color m….,tanto, piccole erano, poi me le mette sotto il naso e dice: “ vara che bele no? “ Io tiro una smorfia, mio papà invece soddisfatto.
Sto ancora scorlando la testa
Saluti dalla Svizzera
Betti Pierotto