Questo mistero, perché è e rimane
comunque un mistero nel quale muoversi in punta di piedi, è stato
tanto, anzi troppo manipolato e per troppo tempo, quasi per
convincerci che il dolore, la sofferenza, siano un dono, la
manifestazione di una sorta di predilezione da parte di nostro
Signore…forse il crederlo o il pensarlo era (e per certi versi è)
un modo per attraversarlo con maggiore accettazione. Ed accanto a
questa “interpretazione” conviveva l’altra che vedeva la
sofferenza in modo totalmente opposto, come punizione divina per
chissà quali malefatte (il famoso “sta tento perché Dio dopo el
te castiga), concezione questa che nostro Signore stesso ha cercato
di estirpare dalla mente dei benpensanti/malpensanti del suo tempo
(ci basti per questo pensare o rileggere la parabola sulla guarigione
del cieco nato riportata dall’evangelista Giovanni).
Non è che nostro Signore abbia
compiuto moltissimi miracoli, abbia guarito chiunque incontrasse nel
suo andare terreno; quando è accaduto, il miracolo è sempre stato
segno di sincerità di cuore e di fede cercata, magari inconsciamente
eppure appassionatamente, a dispetto delle convenzioni, di tutto e di
tutti (“…Sol che io tocchi la sua veste e sarò guarita…”
che strano vero? la folla lo sospinge, lo urta, lo preme da tutte le
parti eppure Cristo sente quel tocco, quell’unico, disperato tocco
della donna - Matteo 9,20-22) .
Che Dio sarebbe se seminasse
sofferenza? Abbiamo o no la convinzione che Lui conosca la nostra
sofferenza, anzi di più, che ne sia totalmente partecipe? Quel “non
si muove foglia che Dio non voglia” va riscritto in “non si muove
foglia che Dio non lo sappia”.
Dio ci ha creati perché “avessimo la
vita, e l’avessimo in abbondanza”, ci ama appassionatamente e
l’unico suo limite, volendo utilizzare un termine del tutto
inadeguato se riferito a nostro Signore, è la nostra libertà, già,
perché Lui liberi ci ha voluti, liberi di accoglierlo, di
aggrapparci a Lui, ma liberi pure di ignorarlo (e così non fosse
saremmo tanti piccoli e perfettini robots).
Ma Lui stesso ha attraversato l’umanità
in tutti i suoi aspetti: dall’amore della madre e per la madre alla
gioia dell’amicizia, dal dolore per l’incomprensione alla
disillusione di qualche speranza, dai giorni lieti alla croce; chi
mai gli era accanto in quella sua quasi disperata preghiera nell’orto
degli ulivi? Chi ha confortato la sua umanissima e profondissima
angoscia? Gesù era solo e solo ha affrontato il suo Calvario e,
probabilmente, le uniche parole di conforto sono state quelle del
ladrone pentito appeso accanto a Lui.
E’giusto porsi domande sulla
sofferenza, soprattutto su quella dei piccoli ed innocenti, ma
ricordiamoci che è e rimarrà mistero da attraversare; non
chiediamoci quindi dov’era Dio durante lo sterminio nazista, o
durante tutti gli stermini più o meno silenziosi che continuano in
varie parti del mondo, chiediamoci piuttosto dov’era e dov’è
l’uomo (come diceva pure Bonhoeffer, quel grande teologo luterano,
tedesco, protagonista della resistenza al nazismo e morto a
trentanove anni nel campo di sterminio di Flossenburg) già, l’uomo,
colui che dovrebbe essere custode del fratello, di ogni suo
fratello.
E questo penso valga per ogni tipo di
sofferenza; credenti o non credenti non arroghiamoci mai il diritto
di poter “giudicare” la sofferenza altrui, né di pensare che le
nostre parole abbiano l’esclusiva della saggezza o della
verità… dobbiamo attraversare certe esperienze pure noi per poterle
veramente comprendere, ma quello che a tutti è dato di fare, anzi,
che tutti dovremmo imparare a fare, è il porsi in ascolto,
sospendere il nostro tempo ed i nostri tanti o pochi pensieri, per
aprirci all’altro, fargli spazio in noi, fargli sentire che siamo
lì per lui o per lei, imparare il silenzio condiviso e colmo,
imparare a stringere una mano, ad abbracciare… la solitudine di
troppi si scioglierebbe, e con lei pure la tanta, troppa sofferenza.
Ada
Eh sì, tutto vero cara Ada! E'però difficile far capire un Dio Buono e vicino all'uomo quando capitano grandi disgrazie ... sopratutto per le persone che sono state indottrinate a un Dio che castiga; spesso si sente dire: Ma che male ho fatto per meritarmi il castigo di Dio? Ci vuole conoscenza e fede, tanta fede... credo che, come faccio io, dovremo spesso dirci" Signore aumenta la mia fede!". Siamo cristiani troppo tiepidi, invece dovremmo essere infuocati,quasi posseduti da Dio, allora sì che anche la sofferenza diventerebbe un fardello meno pesante... Lucia
RispondiEliminaSi valà Lucia, me pare che te sconfini con Lucifero co' ste esagerassion! "Infuocati, quasi posseduti..."..
RispondiEliminadate 'na calmàda par carità
E la Ada??
senti:"non chiediamoci quindi dov’era Dio durante lo sterminio..." domandatelo valà, non sta scondare la testa soto la sabia... sofismi fideisti no so sei fassa pì ben che male al mondo.
E se ci chiedessimo invece chi ha votato l'ascesa al potere di Hitler (perché l'hanno votato), chi ha allevato i kapò, gli sterminatori di Pedescala, quanti hanno favorito, blandito o almeno tollerato le peggiori nefandezze della storia, quanti hanno taciuto, si sono giurati dall'altra parte o ne hanno approfittato. C'è un solo colpevole: l'uomo, l'uomo, l'uomo! L'uomo che si chiedeva dov'era Dio dopo aver calpestato ogni suo comandamento. Dicono che Dio sia onnipotente. Non è vero: è vincolato dal rispetto della nostra libertà. Quale libertà avremmo infatti, se lui ci cavasse le castagne dal fuoco dopo che noi abbiamo abusato a mani basse della nostro libero arbitrio? Il grano e il loglio cresceranno assieme e della pioggia s'avvantaggeranno entrambi, lo sappiamo da secoli. Staremo a edere cosa succederà quando passerà la sesola.
EliminaTi un fià te ghe rason, par dirsela; però nostà parlare de sèsola, nissun sa pì gnente co la riva.
EliminaMa chele do lì le pare proprio forsennate... pare che le voja par forsa essare divine... ste bone velà, che un posto el ghe par tuti de là, sel ghè... sel ghè, nemo!
E po' Hitler e gentaglia chi la gavarà fata vegnère a sto mondo??!! Già, malatie... imponderabili...
incolpevoli... tuto par metarne ala prova, fede fede cari mie...
Se ci sono questi pensieri, è inutile replicare....
RispondiEliminaBrava, verità de fede (Emilio?)
Eliminagrazie a Dio siamo tutti diversi, diversi l'uno dall'altro, unici ed irripetibili, e, soprattutto, liberi, liberi anche di esprimerci, quello che invece spiace è che si banalizzino temi così densi e così profondi; forse si fa fatica, troppa fatica, ad intraprendere un cammino che quotidianamente va rinnovato e che si fortifica proprio nelle varie esperienze di vita..un grande diceva "credere per capire e capire per credere". e tu, Lucia, sta serena. un abbraccio a tutti. Ada
RispondiEliminaA Lei sarà riservato un posto d'onore, a fianco di Hitler... sarà così che si compirà l'espiazione
EliminaNomen omen, Catorcio.
EliminaBrao Don, stavolta tesì coerente!
EliminaSe te saìssi... se te saìssi!
or dunque non esitare,non indugiare sui tuoi passi.non essere schiavo di te stesso,liberati dal male.Se vero male liberi anche i tuoi ignari fratelli invece di essente compiacente sacerdote.
EliminaSono serena cugina cara! Solo che mi spiace per chi travisa le mie parole, ...posseduti e infuocati le ho lette sul Messaggero di S, Antonio di questo mese , quindi non mi sento di aver esagerato ! Potrei dire che io mi sento "avvolta" da Dio, comunque, nonostante tutto mi sento AMATA! Buona Quaresima a tutti!
RispondiEliminaCopiona!
Eliminaammiro con genuina invidia e grande ammirazione la fede che riponete nel cattolicesimo.Vorrei quindi una chiave di lettura su questo fatto che mi e' capitato pochi giorni addietro.Ad una cena di compleanno conosco un tizio.Un uomo semplice e dai modo gradevoli ma con una tristezza così' profonda che non trovo aggettivi per poterla descrivere in pieno .la sua abissale tristezza si vedeva e si poteva quasi accarezzare da quanto densa e spessa questa fosse.Il Tizio,che non conoscevo, mi racconta con sguardo spento ma con voce calma e calda che dopo la nascita del suo secondo figlio a pochi mesi di vita durante un controllo pediatrico per rasserenare le solite problematiche che tutti i bimbi attraversano.per caso gli viene diagnosticata una forma di leucemia piuttosto aggressiva.Il consiglio e' il ricovero immediato.Da allora sono passati circa 8 mesi,da quell'ospedale il bimbo non e' mai uscito e lotta per sopravvivere,anche se le casistiche dicono che morirà comunque.Sua moglie e il bimbo vivono presso l'ospedale, in un padiglione specifico per la leucemia pediatrica.lui non fa' un lavoro semplice, e' un muratore. con un primogenito di 8 anni che deve accudire e fargli vivere una vita normale nonostante ogni giorno sia presente in ospedale.l'ospedale si trova a 50 km dalla sua dimora.Sarei curioso dal profondo del mio pensare.sapere cosa voi avreste detto a lui su dio,l'amore e la sofferenza.Vi dico la mia reazione: ho ascoltato tutto il suo racconto senza mai proferir parola,ho solo preso un calice di prosecco ed ho bevuto insieme a lui mentre continuava il suo racconto,alla fine della sua storia ci siamo guardati e salutati.In quel preciso istante ho sentito un peso così' insostenibile e pressante che per un attimo,un istante, lungo quasi un eternità ho razionalizzato che l'unica soluzione per la tremenda sensazione di oppressione che avvolgeva il petto e a fatica riuscivo a respirare sarebbe stata correre e buttarmi dal terrazzo al settimo piano del palazzo.
RispondiEliminaQuando si vivono situazioni così terribili, non ci sono parole, niente si può dire... Io la sofferenza l'ho vissuta e la sto vivendo per tanti motivi, ma il mio avere "fede" mi aiuta tanto a superare momenti a dir poco "devastanti". A un funerale, una persona mi ha detto : " Chi ha fede ha una marcia in più" ... niente altro, forse è solo questo ... ma credo sia importante. Certo è che quando sono colpiti i bambini, non è possibile darsi pace,è inammissibile, ci si chiede come può Dio permettere questo ... ma è la vita, la vita che è più o meno fortunata per alcuni è come un torrente in burrasca, per altri scorre calma come un ruscello. Cosa dire? Quello che ci capita, spesso, ci cambia, ci rende più duri, facciamo la scorza ,. altre volte riusciamo a vedere le cose sotto a un'altro punto di vista. Se dovessimo pensare come dei veri cristiani, dovremo vedere tutto, dopo le 3 del pomeriggio, all'alba di un nuovo giorno, ma ci vuole tanto cammino, tanto, tanto... Lucia
RispondiEliminacaro MadMax (e mi passi il caro, vero, tanto ormai sono una "diversamente giovane") hai fatto la cosa migliore: ascoltare e bere con quel papà. che potevi mai dirgli? la sofferenza, soprattutto quella dei piccoli, ci fa urlare, non può essere diversamente. ma è la nostra natura umana che è fragile e non possiamo pensare di essere esenti dalla sofferenza; certo, può accadere che qualcuno sia fortunato e di ceppo robusto, tanto da concludere la sua vita senza un ricovero od una malattia, ma è nella nostra natura la fragilità. quanto alla fede è qualcosa che tutti abbiamo ricevuto, ma se ha lo stesso vestito di quando eravamo piccini, di certo non ha potuto nè crescere nè maturare. io stessa ho fatto quel'inevitabile "salto" da un cammino ben tracciato dai miei genitori e dagli insegnamenti, spesso travisati, del tempo, allo stesso cammino che però ho poi scelto liberamente dopo aver capito che nostro Signore non è quel giudice inflessibile della mia infanzia, adolescenza e giovinezza, ma un padre innamorato delle sue creature e che conosce ogni aspetto della nostra umanità essendo lui stesso stato totalmente uomo.. lo "stare accanto" a chi soffre, l'ascoltare, è spesso più arduo che non il "buttarsi dal settimo piano" come avresti avuto voglia di fare tu..tu hai saputo ascoltare e condividere e certamente questo avrà lenito un po'di quella sofferenza. sai, nei miei quasi nove anni di volontariato in ospedale, penso di avere visto davvero un po' di tutto, eppure credi se ti dico che mai una volta ho sentito qualcuno dire che desiderava morire (e tanto meno lo fanno i bambini che vengono sottoposti a chemioterapie o che stan lottando contro malattie devastanti)..talora qualche anziano dice che è stanco, ma anche ieri (il venerdì è il mio "turno") ho incontrato una paziente di 80 anni che, nel corso della sua vita, ha superato due infarti, un'aneurisma (ovviamente con relativo intervento chirurgico), interventi per calcoli ed ernia al disco, pleuriti a ripetizione, e che deve pure assistere un marito che tre anni fa ha avuto un ictus; mi diceva che si era chiesta com'era potuta sopravvivere a tutto questo; le ho semplicemente risposto che, forse, doveva ancora fare qualcosa. si è messa a piangere e mi ha detto che avevo ragione: ha una nipotina, che suo figlio ha rifiutato, ed ora è sicura che deve "portare a termine" il compito di seguirla il più possibile. in dicembre ho messo un piccolo quaderno nella cappella dell'ospedale di Santorso, e sulla copertina ho scritto "pensieri, riflessioni..." beh, giorno dopo giorno si sta colmando, ed il leggere quello che persone diversissime scrivono su quelle righe fa veramente riflettere ma, contemporaneamente, dona serenità..non c'è verso..possiamo imprecare, bestemmiare, urlare, ma rimaniamo creature amate...e, facessimo un po' di deserto in noi, lo percepiremmo. sarebbe bello, MadMax, potersi trovare e magari discutere a viso aperto di temi così intimamente legati alla vita di tutti. perdona se non sono stata esauriente e se non ti ho saputo dare quel che speravi, ho solo cercato di dirti un po'di ciò che sento, sperimento e credo. buon tutto a te. Ada
RispondiEliminaE' difficile "coltivare" la fede o riporre il tuo "essere" in essa quando hai concepito 4 figli e di tutti e quattro non ne hai uno. Inmancabilmente ti chiedi "perchè" ma di risposte non ne trovi. E' stato ancora più difficile accettare tutto questo dopo la morte del marito poichè con essa sono rimasta sola al mondo.Si sa, nonostante tutto la vita va avanti. Ammiro chi sa trovare forza e consolazione nella fede, io la mia forza cerco di trovarla nel stare accanto a chi ha bisogno, a volte anche solo con un rigoroso silenzio nell'ascoltare
RispondiEliminasembra evidente, Renata,non hai nessun giusto sollievo nella fede cristiana.Se una cosa risulta difficile da accettare e' assolutamente umano e giusto cercare in altro la pace e la felicità.La felicità e' un tuo diritto averla,anche cambiando credo e religione.Non trovare la sola forza nella sofferenza altrui,poichè tu conoscendola puoi comprenderla e capirla in cuor tuo come il tuo interlocutore la sente nel suo profondo.Così non fai altro che rivivere la tua sofferenza e celebrarla come una messa ogni domenica. Cerca,se possibile, la felicità in cose felici per una tua felicità non necessariamente da condividere con altri.La sofferenza genera sofferenza,in un ciclo ripetitivo fino a diventare genesi di se stessa.
EliminaGrazie Mad per le tue parole. Infatti cerco la mia felicità nelle piccole cose, agli occhi degli altri forse cose assurde, (ma che m'importa) ma che mi gratificano e mi donano quella serenità. Forse definirla felicità è troppo mi basta avere quel pò di serenità interiore.
Eliminasenza voler toccare la vostra sensibilità, mi sarei aspettato un commento più cristiano credente e professante sul come la fede in dio sia necessaria.Non un commento etico/morale/empatico.Mi spiego meglio:non vedo nessun valore di fede cristiana nel compatire (inteso come comprensione e condivisione della sofferenza altrui) un individuo che soffre per un dramma così profondo e umanamente condivisibile.Neppure un fanatico talebano puo' avere sentimenti diversi da quanto avete espresso sul caso specifico.Il concetto di dolore e sofferenza non lo avrei voluto vedere come necessità di compatimento e comprensione ma come interpretazione del cristianesimo in rapporto al dolore e alla sofferenza.il pazzo Max
RispondiEliminacaro Mad Max, ho appena acceso un attimo e letto le tue considerazioni. sono alquanto "incasinata" (che termine!) tra nipote e riunioni, ma vorrei, voglio tentare di risponderti dal punto puramente cristiano, ovviamente con i miei limiti. abbi solo due/tre giorni di pazienza (tra l'altro la pazienza è davvero santificatrice!). Ciao! Ada
RispondiEliminaEco la missionaria, la gà trovà naltro cristo da lavorare
EliminaZorro, ... ti piace vincere facile eh? Ti diverti a fare la Z sul sedere a delle gentili e rispettose Signore che interloquiscono con cortesia e passione armate solo di pazienza. Non ti sembra di essere un po' fuori luogo? Perché non vai ad incrociare la tua spadina col Don?
Eliminache...arduo impegnarsi in argomenti seri eh Zorro? ti piace rimanere mascherato? scusa, ma ora tento di rispondere a Mad Max, come chiusura di questo spazio più o meno condiviso e più o meno approvato.
RispondiEliminacaro Mad Max, non c'è verso: se so che devo fare qualcosa sto "meglio" se la faccio subito, quindi eccomi a te.
hai scritto che avresti voluto non tanto qualcosa di etico e di condivisione, quanto sapere perchè "la fede in Dio sia necessaria nella sofferenza". intanto quel "necessario" è termine forse improprio nel senso che vale per un credente e non per chi non lo è; per un ateo vale onvece la testimonianza che un credente dà della sua fede in Cristo (ed ecco quindi la necessità che ogni cristiano sappia dare ragione della fede che è in lui, o che dice di avere, altrimenti...meglio tacere). Quindi io, da credente quale spero di definirmi e di essere, posso risponderti così:
. la fede in Dio è "necessaria" perchè è indubbio, constatato e continuamente verificato che la fede, nell'affrontare ed attraversare la sofferenza, dà una marcia in più che non lascia spazio alla disperazione, ma all'accettazione se non, addirittura, al superamento della sofferenza stessa;
. è "necessaria" perchè Cristo stesso è stato totalmente uomo ed ha attraversato pure lui la sofferenza in modo estremo, riuscendo a vincerla, anche per noi;
. è "necessaria" perchè Cristo stesso, nel proclamare le beatitudini, ha pure inserito quel "beati gli afflitti, beati coloro che sono nel piano perchè saranno consolati"; i termini afflizione e tristezza richiamano immediatamente il lutto, le lacrime, il pianto ma, ovviamente, possono allargarsi a tutte le realtà che provocano dolore e pena; i cristiani, figli di Dio e fratelli del Cristo, sono "beati" anche nell'attraversamento del dolore, beati, cioè discepoli autentici di lui;
. è "necessaria" perchè Lui ci chiederà comunque conto anche del bello che non abbiamo saputo o voluto godere ed apprezzare in vita; se la sofferenza ci dilania e non vogliamo neppure alzare lo sguardo rinunciamo anche a quel minimo di serenità che ci può dare, ad esempio, il semplice volo di una rondine, un fiore che sboccia, il sorriso di un bimbo, la mano di un amico;
. è "necessaria" perchè c'è qualcuno, anzi, molti più di qualcuno, talmente innamorato del Cristo da essere capace di offrire la sua sofferenza per gli altri, per qualsiasi altro, senza chiedere nulla per sé, e questi altri, in modo misterioso, ne beneficeranno, Se imparassimo a fare un po'di attenzione, un po'di "deserto", coglieremmo di certo qualche segnbo anche accanto a noi.
per concludere, e sempre per constatazione diretta ed esperienza ormai abbastanza lunga di vita, non credere sia poi tanto "normale" prestare ascolto, o condividere, così come tu affermi (...anche i talebani lo fanno...): così fosse le cose andrebbero certamente molto ma molto meglio. e' invece molto ma molto più comodo e sbrigativo dire "poverino" e..passare oltre, non fermarsi, non farsi carico, non aiutare. non farsi prossimo. ed ecco quindi l'augurio che faccio, prima di tutto a me stessa e poi a tutti: facciamoci prossimo! Ada
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Eliminaottimo e abbondante, come diceva sordi in un film.
Elimina- Mi piace l'idea di un dio che da un marcia in più' attraverso la fede. diciamo un 4x4 con le ridotte.
- mi piace vedere tanta devozione e fede nel cristianesimo.Brava.
ora per concludere passiamo a cose più' terrene e tangibili sul mix dio fede,chiesa.
- reputi che un dialogo diretto con Dio sia possibile senza l'intermediazione necessaria della chiesa?posso essere un cristiano senza andare a messa,ma seguendo gli insegnamenti.Quindi instaurare un dialogo con Dio senza bisogno di una chiesa e della chiesa.
- Se il parroco avesse atteggiamenti pedofili come ti comporteresti ?
- cosa pensi dell' unione tra gay ?
basta senno mi faccio prendere la mano e ti chiederei un milione di cose, tipo come ti immagini il paradiso.ma se alla fine vengo giudicato in modo ingiusto posso far leva sul libero arbitrio usato in vita?.
notavo infine come fosse ironico a e come il senso cambi in funzione della prospettiva, mi riferisco a facciamoci prossimo che ho letto invece facciamoci il prossimo.non sarebbe male come punto d'inizio nemmeno questo. dipende poi dalle finalità del prossimo.
Questo trattato lo manderemo alla Curia, per l'opportuno imprimatur...
RispondiEliminaA parlè parchè gavì la boca, ghinavì viste tante, ma sula gropa altrui; a vedì beatititudini 'ndò
se crepa dal male... pì te soffri, pì inalto tendarè aldelà.
Ve rendìo conto o no, che sta teologia sulle disgrassie la ga fato el so tempo?
questo e' uno dei motivi per cui non sono Cristiano.non tu.ma l'altro, quello dei pesci.Non credo che sia necessario il dolore e la sofferenza per elevarsi.Ma e' una strada semplice per credere e sentirsi riempire il vuoto di amore che e' in noi.Il giudizio finale,una sceneggiatura per il film dell'epoca.I vangeli,li hanno cancellati riscritti,modificati,tradotti senza nessun controllo oltre se stessi.Ma non vorrei demonizzare troppo.ci vorrebbe una seconda venuta,i tempi sono maturi per far ricredere i credenti e raddrizzare la via che gira sempre un poco troppo a destra fin a girare in tondo su se stessi.a girare in tondo poi vien male alla zucca.La felicità e' la più' potente delle droghe insieme alla speranza.La prima pero' cura qualsiasi male.la seconda serve a far credere che il male sia sul finire.Le culture asiatiche sono avanti,nessun giudizio finale,nessun peccato originale,nessuna sofferenza necessaria.La gioia non di credere ma di vivere.poi di certo si dirà che pure cristo diceva questo.Tempo addietro una suora partorisce,dice di non sapere nulla e nessuno gli crede, la cacciano dal convento perché non più' casta.duemilaquattordicianni fa' una donna speciale partorisce un figlio e dice al marito che e' opera dello spirito santo.Lui abbozza e fa finta in nulla ,lo cresce e spera che faccia il suo lavoro,da buon padre di famiglia.invece fa' il lazzarone in giro a menar la lingua invece di far legna virtù'.Direi che tra tutte le figure, Beppe e' quella che mi piace di più'.E' tollerante,comprensivo,ama incondizionatamente e umilmente non rompe le palle a nessuno.Fossi in Dio lo farei apparire un po' più' spesso in giro per i posti del mondo.eh per finire il male e' dentro ognuno di noi.
Eliminasplendida la figura di Giuseppe e bellissima l'immagine della 4x4 con le ridotte. allora Mad Max ti"devo"ancora alcune risposte:
RispondiEliminacerto che puoi avere un dialogo diretto con Dio,ci mancherebbe! chissà quante persone,non cristiane,sono splendide persone che vivono pienamente testimoniando proprio quei valori che dovrebbero contraddistinguerci. non ci è mai stato insegnato che la "chiesa"non sono i preti nè le mura, ma siamo tutti noi battezzati, assieme ovviamente ai preti. aggiungo che questa chiesa ha,soprattutto in passato,proposto un volto di Dio tremendo piuttosto che quello di un padre affettuoso. il fatto è che Cristo ha affidato a quei 12 (e tra loro c'erano dei bei tipetti eh!) quell'"andate,predicate,battezzate etc." quindi il suo messaggio è stato veicolato da loro; a loro ha detto"fate questo in memoria di me" ed è per questo che la chiesa "gerarchia"è necessaria,proprio perchè depositaria della parola del Cristo e di quanto lui ha voluto darci..facendone a meno si corre il forte rischio di costruirsi una morale di comodo, secondo il sentire del momento.
.poco piàù di un anno fa la mia parrocchia ha vissuto l'esperienza di un prete pedofilo e dirti che è stato devastante è dirti..nulla. se l'avessi immaginato sarei corsa dal vescovo per tutti i provvedimenti necessari e pure per capire se,quando destinato i sacerdoti alle varie zone, parrocchie soprattutto,verificano anche quest'aspetto; così non fosse diventano corresponsabili di un danno enorme ed insanabile, quindi,,,nessuna giustificazione; se un prete sentisse questa"tendenza" dovrebbe lasciare la veste o farsi trasferire,che so, in un convento di suore.
.quanto alle unioni fra omosessuali perchè no? se si nasce così l'ultima cosa da fare è colpevolizzare perchè è natura. pure questo ha provocato manipolazioni e troppa sofferenza: è amore comunque ed è giusto ed umano poterlo vivere. quello che condanno è il provare l'omosessualità per allargare le proprie"vedute"o le proprie esperienze di vita. inoltre,e questo senza dubbio alcuno, non possono "avere"figli. siamo nati da un padre ed una madre, è nel nostro DNA avere mamma e papà,due figure distinte e complementari; la prima parola che pronunciamo di solito è mamma ed è quella che teniamo anche quando "partiamo", quindi no a tutte quelle manipolazioni e sotterfugi genetici per avere un figlio. i figli non sono"diritti",io non ho, non posso avere "diritto" ad un figlio! i figli sono dono e sono persone,loro sì ocn il diritto di essere accudite, amate, accompagnate da chi li ha generati, da..mamma e papà. se poi una coppia omosessuale si trova ad adottare un bimbo può benissimo accadere che lo allevi meglio di una tradizionale, ma saprà poi ben spiegare tutto?
ecco Mad Max, grazie per avermi "letta" e provocata. il blog, per sua natura, non è il mezzo più idoneo a trattare certi temi che però sono vitali; c'è bisogno di domande, sete di risposte, voglia di ricerca. organizziamo un incontro libero in valle..sarebbe scoppiettante! buon tutto a te. Ada