UN REGALO SPECIALE
VENUTO DA LONTANO
“NATALE NELLA
VALLE”
Seduto sulla sua comoda poltrona in
pelle nera, Giovanni, sorseggiando un caffé, si guardava intorno soddisfatto: il
suo ufficio era il più importante dell’edificio, arredato con classe, con la scrivania
in radica come la grande libreria, il computer di ultima generazione con tutti gli
accessori, il videotelefono; i quadri appesi alle pareti erano tutti di artisti
famosi, la musica di sottofondo diffusa da apparecchi sofisticati, le lampade di
prestigio… Sì, poteva ritenersi soddisfatto, aveva da poco compiuto 50 anni e,
dopo essersi impegnato e aver lavorato duramente, aveva raggiunto il posto più
importante nell’azienda in cui lavorava. Si alzò lentamente dalla sua comoda
posizione e si avvicinò alla grande vetrata, scostò le veneziane e guardò fuori…
Il paesaggio ormai abituale che si
presentò ai suoi occhi era tipicamente invernale: la nebbia fitta dava la
sensazione che tutto fosse invisibile, si intravedevano solo i palazzi e gli
uffici che stavano di fronte a lui, poi le auto nel parcheggio e il via vai di
operai al cambio dei turni di lavoro. Tutto come sempre… gli alberi all’entrata
dello stabilimento erano ormai spogli e pronti ad affrontare l’inverno: era dicembre
inoltrato e di lì a poco, anche lui avrebbe avuto un po’ di relax per le
festività Natalizie.
Distolse lo sguardo dall’esterno e lo
riportò nella stanza: già da alcuni giorni avevano iniziato ad arrivare cesti,
biglietti, confezioni regalo di ogni tipo... posò gli occhi su quei doni dai contenuti
particolari, dalle confezioni luccicanti, dalle grandi firme e si stupì del
fatto che non ricordava nemmeno chi li aveva inviati… Si mise a leggere
distrattamente i biglietti che accompagnavano le confezioni e vi trovò auguri
cortesi, distaccati, parole di circostanza, messaggi di ringraziamento o di
convenienza. Era così ogni anno, ormai non sapeva più dove mettere tutti quei
doni che arrivavano sempre più numerosi, ad ogni Natale … Si rese conto però
che anche lui agiva allo stesso modo: era la sua segretaria personale che si
occupava anche di questa mansione e lui non faceva altro che firmare i
biglietti che accompagnavano quei pensieri natalizi. Lo squillo del telefono lo
distolse dai pensieri e la sua giornata continuò come al solito: incontri,
riunioni, decisioni, colloqui…, ma di tanto in tanto un pensiero si insinuava
nella mente: continuava a fare il bilancio della sua vita, della sua carriera e
di ciò che aveva costruito, ma le risposte che si dava non lo rendevano del
tutto soddisfatto… Era la prima volta che quelle riflessioni facevano capolino
nella sua testa e si propose di fermarsi un attimo e valutarne il significato. Tornando
a casa a sera inoltrata, i suoi occhi si riempirono degli addobbi, delle luci,
delle vetrine, di tutto quello che in quel periodo rendeva la città quasi
magica, ma sempre rumorosa e senza tregua… Giunto a casa, salutò la moglie
Anna da poco tornata da una conferenza e andò a dare la buonanotte ai suoi due
figli: li vedeva poco, non poteva seguirli nella loro crescita, nella scuola,
nello sport, nelle loro esperienze, a parte durante le vacanze..., ma quando ci
pensava, si convinceva che quel sacrificio lo faceva soltanto per dare a loro
un avvenire sicuro. Baciandoli sulla fronte, si rese conto che aveva dei vuoti,
che gli mancavano dei frammenti come pezzi di un puzzle che non completavano un
quadro... si sorprese di non aver mai fatto quella considerazione... Forse troppo
preso dalla carriera, dal lavoro, dal successo, aveva scordato cose importanti.
Teresa e Giulio erano praticamente cresciuti con la tata Margherita che aveva
cercato di colmare l’assenza dei genitori sempre tanto impegnati nella loro
vita lavorativa e di società. Sapeva che comunque erano cresciuti bene, che
erano uniti e sperava di poter trovare il momento giusto per dire a ognuno di
loro, quanto li amava. I pensieri galoppavano veloci nella mente di Giovanni:
il resoconto della sua vita, a parte la carriera, non era poi così positivo… mancavano
alcune cose importanti che la sua famiglia gli aveva insegnato. Era partito
giovane dal suo paese, un piccolo paese in una valle sperduta, era andato in
cerca di qualcosa di migliore; la valle gli andava stretta, lui voleva arrivare
in alto, voleva qualcosa di diverso che in quel luogo sperduto non avrebbe
certo trovato. Non era stato facile, ma con sacrifici, impegno e determinazione,
aveva avuto una lenta salita, fino ad arrivare a raggiungere gli obiettivi che
si era preposto. Aveva conosciuto Anna ad una conferenza, in lei aveva trovato
la sua stessa voglia di arrivare, così dopo poco tempo era sbocciato l’amore,
si erano poi sposati e di seguito era arrivata per loro la gioia dei figli. Il
grande albero addobbato nella lussuosa sala lo fece tornare al presente, un
presente che in quel momento della sua vita, avrebbe voluto sfuggire... le feste
avrebbero portato confusione, regali, inviti, pranzi e cene, feste, ferie…, ma
le persone con cui avrebbe trascorso quel periodo speciale, a parte la
famiglia, erano amici e conoscenti, colleghi e clienti che però non avevano un
gran peso nella sua vita affettiva. Per quel Natale poi avevano organizzato un
viaggio in un luogo esotico che a tutto faceva pensare fuorché al Natale…Il Natale… pensò
al Natale di quando era bambino e una gran voglia del suo paese, si impadronì
del suo cuore, mentre i suoi pensieri continuavano a formulare la stessa
domanda: com’era il suo paese? Com’era la sua valle? Cos’era lì il Natale? Gi
stimoli esterni del suo vivere quotidiano, gli imponevano di agire come doveva
fare un uomo della sua posizione, ma dentro, i richiami diventavano sempre più
forti, le sensazioni che credeva scomparse, si alternavano e prendevano
lentamente il sopravvento. Si addormentò con quei pensieri, sicuro che si
sarebbero presto dissolti, ma anche nei sogni tornarono a farsi forti e si
rivide bambino, nei momenti semplici della sua vita... e al risveglio si
convinse che doveva pensarci seriamente. Passarono i giorni e arrivò il 23
dicembre: Giovanni aveva deciso già da tempo, ma non sapeva come dirlo ai suoi
cari… Lo comunicò quasi a sottovoce, mentre la moglie lo guardava come se
vedesse tutto d’un tratto, un’altra persona. Ma come poteva mandare a monte un
viaggio, cosa avrebbe raccontato ai suoi figli e agli amici poi… che figura!
Giovanni spiegò che era una cosa che doveva assolutamente fare, ma che la
moglie e i figli non avrebbero cambiato programma: lui li avrebbe raggiunti
dopo qualche giorno. Non riuscì a dare tante spiegazioni a Teresa e Giulio, non
poteva: la confusione che sentiva dentro di sé era tale da non riuscire a
capire cosa gli stava succedendo. Il pensiero di tornare al paese gli mise una
tal eccitazione che non riusciva a pensare ad altro: preparò un trolley con
indumenti adeguati e, la mattina della vigilia, imboccò l’autostrada lasciandosi dietro le spalle il fermento della
città quindi, dopo più di tre ore di viaggio, rivide le sue montagne ed entrò
lentamente nella valle che aveva ancora qualche colore dell’autunno appena
passato. Le cime delle montagne innevate, splendevano come diamanti ai raggi del
primo sole.
Che spettacolo! Il torrente scorreva tranquillo e, passando
sopra il piccolo ponte, ammirò il biancore dei sassi e il colore dell’acqua:
era qualcosa di meraviglioso e stupendo! Era da un po’ che non faceva ritorno
in quei luoghi; da quando i suoi genitori non c’erano più, ritornava solo
saltuariamente per far visita al cimitero e passava veloce davanti alla sua
casa, ma se ne andava senza fermarsi. Quel pensiero ora gli dispiaceva: aveva
perso i contatti con i paesani, la casa non era più stata aperta, non aveva
raccontato ai suoi figli le sue tante avventure di ragazzo… Quasi volutamente,
aveva dimenticato… Teneva in tasca il telefonino, ma era nel modo “silenzioso” perché non voleva
essere disturbato da nessuno, nessuno avrebbe rovinato quella sua “fuga”…
Arrivò al paese e raggiunse la vecchia casa; silenzio e pace, tutto così
irreale, così diverso dalla città. Respirò l’aria frizzante che gli riempiva le
narici e scendeva nei polmoni, mentre lo sguardo si posò sui monti circostanti;
il sole stava scendendo e presto avrebbe illuminato ogni angolo del piccolo
gruppo di case. Estrasse la chiave e con un po’ di fatica aprì la serratura... ragnatele
e polvere regnavano sovrane, gli occhi passarono in rassegna ogni cosa e una
carrellata di ricordi si affacciarono prepotenti e lui si fece cullare da
quella piacevole sensazione, da quel vortice di emozioni… Cercò nella legnaia il
necessario per accendere il fuoco nella vecchia stufa: un po’ di fumo e lo
scoppiettio, il calore delle fiamme, gli diedero una felicità dimenticata.
Rimase lì a guardarsi intorno, si mise poi a pulire per rendere vivibile la
grande cucina; si sarebbe fermato poco e non aveva bisogno di grandi cose. Aprì
le imposte e la luce invase tutto mettendo in risalto le vecchie cornici con le
foto dei nonni, dei genitori, di lui bambino, degli amici... Pensò ai Natali
vissuti in quella casa: un piccolo presepe, un alberello tagliato nel bosco,
qualche piccolo dono, ma tanto, tanto calore, il calore dell’affetto,
dell’amore, dell’amicizia, delle cose semplici, vere e genuine. Salì le scale che scricchiolavano ad ogni
passo e si trovò nel solaio dove, tra i tanti oggetti, individuò le scatole
natalizie: ne aprì una e tolse lentamente la carta sgualcita che racchiudeva le
statue del suo presepe, ma si fermò e, preso lo scatolone, tornò nella cucina
dove sopra il grande tavolo, mise in fila tutto il contenuto: la natività, il
piccolo angelo, i pastori, le pecore, la lavandaia, il boscaiolo, il falegname
e via via… ognuno con un particolare che lo rendeva unico. Chiuse gli occhi e
sentì il profumo del muschio, si rivide con gli amici tra le masiere alla
ricerca di quel tappeto verde e morbido... avrebbe voluto..., ma poi perché no?
Uscì e, dalle case della contrà, si affacciarono molte persone che lo
salutarono con gioia e gli fecero capire quanto bello fosse vedere la casa
aperta e il camino che fumava. Si sentì frastornato da quei semplici saluti
“Ciao, sitù quà, come stetù? E la femena e i tusi, tuto ben? Che belo
vedarte!” Non era abituato a quel calore! Si incamminò leggero verso il
sentiero conosciuto, saltò una masiera e si ritrovò nei luoghi della sua
infanzia, raccolse alcune ”lorde” di muschio riempiendosi gli occhi di sapori
perduti, quindi ritornò a casa dove si mise a costruire il presepio. La
vecchia “soca” che fungeva da capanna aveva la sua stessa età, la prese con
cura e, uno dopo l’altro posizionò i personaggi fino a completare il lavoro che
lo rese soddisfatto. Le ore erano passate velocemente, non sentiva né sete, né
fame, tante erano le emozioni che stava provando. Ormai era pomeriggio
inoltrato: di lì a poco la notte con il suo scuro mantello avrebbe avvolto ogni
cosa e decise che quella era l’ora giusta per fare un giro per il paese. L’imbrunire
è il momento dove inizia il silenzio assoluto... Arrivò nella piazza dove il
grande albero era tutto illuminato mentre, nelle case e nei giardini, tanti
piccoli abeti addobbati, colorati e luminosi, rendevano il paesaggio quasi magico.
Era la vigilia di Natale e tutti si preparavano a trascorrere quella festa con
le loro famiglie, con i loro cari. Pensò con nostalgia alla moglie e ai figli
che sapeva in viaggio, ma si rincuorò con la certezza che l’indomani li avrebbe
raggiunti. Per il momento voleva vivere pienamente quegli attimi speciali
quindi, mandato un messaggio, il loro pensiero volò via abbastanza rapidamente.
Durante la sua passeggiata, notò che il paese era cambiato: nuove case erano
state costruite, altre ristrutturate e realizzò che qualche giovane famiglia si
era fermata; fu felice di questo, il paese con soli vecchi sarebbe presto
diventato un paese fantasma! Tornò a casa e subito una vicina lo chiamò e lo
invitò a mangiare un piatto di minestrone in compagnia: il calore della casa e
dell’amicizia che conteneva, gli riempirono il cuore, mentre il caldo piatto di
minestrone, gli riempì anche lo stomaco ormai slanguorito. Si sorprese di come,
conversando, le parole in dialetto uscivano leggere dalla sua bocca e riscoprì
vocaboli che credeva scomparsi dalla sua mente... Rientrato tra le sue pareti
domestiche per mettere legna nella stufa, sentì il suono delle campane che chiamavano
per la messa della notte e altri ricordi riaffiorarono … Si rivide ragazzino,
quando al suono del mezzogiorno nei giorni estivi, il campanaro lasciava che
agli ultimi tocchi della campana, a turno ci si attaccasse alla grossa fune e
così si saliva in alto, in alto… che divertimento!
Le campane festose lo riportarono alla
realtà, mise nella stufa un grosso pezzo di legna, come faceva un tempo la sua
cara mamma: la soca sarebbe durata fino al mattino e Gesù avrebbe trovato la
cucina calda e accogliente. Il gran freddo dei giorni prima, aveva annunciato
l’arrivo della neve: a lui non creava problemi visto che con il suo fuoristrada
sarebbe andato dappertutto, ma pensò con gioia alla neve e a tutto quello che
avrebbe evocato dentro di lui. Si coprì bene e si avviò verso la chiesa ormai
piena di fedeli: vide tanti volti conosciuti, che lo salutarono con un sorriso
e, finita la celebrazione, lo invitarono a stare in loro compagnia nello
stabile usato per le feste paesane. Cioccolata, vin brulè, panettone e
cordialità, erano offerti a tutti. Tra i volti conosciuti, i compagni ritrovati, tante persone che non lo avevano dimenticato, un bicchiere e un piatto genuino
legato alla tradizione, passarono le ore. Era felice di essere lì, tra la
semplicità di quello che lo attorniava, ma si rese conto che gli mancava
qualcosa; avrebbe tanto desiderato che la sua famiglia condividesse tutta
quella gioia! Uscito dal locale, trovò una sorpresa: la neve era caduta
volteggiando leggera e si era posata dappertutto rendendo il paesaggio ancor
più meraviglioso e stupendo! Aveva ricevuto auguri sinceri, baci, abbracci e
poteva dirsi soddisfatto di aver ascoltato ciò che l’istinto gli aveva
suggerito di fare. Fra il lento danzare dei candidi fiocchi, tre sagome gli si
fecero dinnanzi e con il cuore in subbuglio riconobbe Anna, Teresa e Giulio. Lo
avevano raggiunto e quell’inaspettato arrivo era senza dubbio il più bel regalo
di Natale! Nei loro occhi e nei loro abbracci, trovò tutto l’amore, la
comprensione, la felicità che solo loro sapevano trasmettergli e provò una
gioia immensa. Tornarono verso la vecchia casa, tenendosi per mano, mentre
lungo il tragitto, le persone si scambiavano gli auguri pieni di calore.
Il silenzio della cucina, rotto solo dallo
scoppiettio del fuoco, fu invaso dalle voci dei suoi figli, dalle mille
domande, dalle spiegazioni del motivo per cui avevano voluto a tutti i costi
raggiungerlo nel piccolo paese. Era felice, felice come non lo era da tempo e
in quella notte fece a sé stesso, una promessa importante: avrebbe tenuto viva
di tanto in tanto, quella casa e avrebbe trasmesso ai suoi figli, quello che a
sua volta aveva ricevuto. Sarebbe stato orgoglioso delle sue radici e delle
cose genuine e vere con cui era cresciuto. E, mentre guardava il vecchio presepe
e quel piccolo Gesù Bambino, pensò che anche per quel Natale un piccolo miracolo era avvenuto: una nuova luce lo aveva illuminato, ricevendo
un dono inatteso, un regalo speciale arrivato da molto lontano, forse da molto
in alto: aveva ritrovato sé stesso e quello che di più profondo era racchiuso
nel suo cuore! Strinse in un grande abbraccio moglie e figli e, guardando la
neve che lentamente danzava, vide tra i fiocchi i volti dei suoi genitori, dei
nonni che gli sorridevano e l’emozione gli fece versare calde lacrime… Con il
cuore traboccante di gioia, ringraziò mentalmente gli autori di quel prezioso
regalo e gridò a gran voce nella notte silenziosa:
“ FELICE NATALE A TUTTI !!!!”
Lucia
Marangoni
P.s.: Ho voluto dare i nomi ai
protagonisti ricordando i miei avi;
la valle è la Valdastico, il paese è
Pedescala. Lucia