mercoledì 4 dicembre 2013

Ricordi della giornata di Santa Barbara



Ogni anno, quando inizia il mese di dicembre e si avvicina il giorno di S. Barbara, mi tornano alla mente fatti, personaggi e situazioni di quando ero bimba e potevo vedere i “cariei” pieni di marmo che venivano estratti dalla cava sopra Pedescala. I minatori, la cava, il duro lavoro e la loro Santa protettrice, appunto S.Barbara! Per loro il 4 dicembre era festa, non andavano a lavorare, partecipavano alla S. Messa e mangiavano cose diverse dal solito. Ma, la cosa che sempre mi viene in mente, è un fatto di alcuni anni fa, che allora mi ha veramente fatto stare male...

“ Era il giorno di S. Barbara, avevo appuntamento a Pedemonte con una persona che doveva spiegarmi la tradizione di S. Lucia perché potessi scrivere un articolo per il giornale, quindi dovevo sapere bene cosa raccontare. Dopo pranzo, ricevo la telefonata della Nela da Valpegara che mi dice che se voglio sapere qualcosa da scrivere sulla tradizione molto sentita nella sua contra', potevo recarmi verso le 17.00 al vecchio Casélo. Lì avrei trovato tanta gente riunita che mi avrebbe raccontato il necessario per scrivere qualcosa anche su Valpegara e mi avrebbe fatto vedere vecchie foto. Con Nela parlavamo spesso, perché anche lei amava scrivere, ma tristemente mi raccontava che non riusciva più a farlo; così per non deluderla le dico che sarei andata dopo essere stata a Pedemonte. Così, dopo aver scritto su S. Lucia, rifiuto anche il caffè che mi era stato offerto, pur di far presto e arrivare a Valpegara. Arrivo, parcheggio e mi avvio verso il Casélo che individuo dal vociare che giunge sulla strada. Busso…, apro la porta di legno e mi trovo davanti a una stanza piena di gente, ma, appena mi vedono, silenzio tombale… Resto sulla porta, saluto e dico che sono arrivata lì per sapere qualcosa su quell’antica tradizione di festeggiare S. Barbara…; nessuno si muove e nessuno parla! Dico che vorrei scrivere, che Nela mi ha detto che  potevo venire … Intorno a me, nonostante il camino e la stufa accesi, sento il ghiaccio … qualcuno, guardandomi di traverso inizia a dire che non vogliono “giornalisti” e che chi mi ha detto di venire non aveva nessun diritto di farlo…; io mi scuso e dico solo che non cerco niente, volevo solo parlare anche di Valpegara, che se non sono gradita, me ne sarei andata e che non avevo bisogno di loro per scrivere, avrei scritto altro, di sicuro …; sento mugugnare, vedo sguardi ostili e mi salgono le lacrime agli occhi, mentre un groppo si stringe la gola. Come una stupida, sono lì, con il mio blocco in mano, ferma sulla porta e mi sembra di aver invaso un territorio proibito, di aver superato un limite interdetto… non riesco a capacitarmi di ciò che ho sentito dire e di quello che ho percepito dagli sguardi … in fondo, cosa avevo fatto di male? Mi sono scusata ancora e ho aperto l’uscio … a parte due signore, nessuno mi ha salutato e una volta fuori, mi è sembrato di prendere una badilata in faccia, ma era l’aria fredda di dicembre che si posava sul mio viso paonazzo e sui miei occhi gonfi di lacrime. Sono stata male per ore, per giorni, chiedendomi mille volte quale fosse stata la mia colpa, ma rendendomi poi conto che ci sono persone che non meritano nulla … Ho scritto di S. Barbara, intervistando l’ultimo minatore che era ancora vivo nel mio paese, ma in fondo all'articolo non ho fatto a meno di raccontare che anche a Valpegara, per questa occasione, le persone si riuniscono al Casélo e tra cibo, vino e chiacchiere tengono viva una antica tradizione. 
Se non avessi scritto nulla, se lo sarebbero meritato, ma allora sarei stata anch'io come quelle persone poco gentili nei miei confronti e io non sono così...”

E’ passato tanto tempo, eppure quando ci penso, tutto ritorna vivo e presente e anche se ho fatto un po’ di “scorza”, un po’ di amarezza mi è rimasta. Mi rivedo sempre in piedi con il mio blocco per scrivere, sola nell’arena…. Non porto rancore per nessuno, ma ho imparato a guardare le persone e i fatti, sotto un altro punto di vista, ma credetemi, quando nomino o vado a Valpegara, la prima cosa che mi viene in mente è quello che mi è successo quel giorno e da allora, anche Santa Barbara è diventata per me, una santa speciale….  

                                                                 Lucia Marangoni 


17 commenti:

  1. Lucia, sono sorpresa (a metà) e molto spiacènte di questo atteggiamento. Eppure, una ragióne(non una scusa) deve esserci. Una diffidènza verso i mezzi di comunicazione attuali, responsabili in parte, per tanti, dei problemi che conosce la società ? Verso l'estràneo, in maniera generale. Se tu ti fossi presentata come vicina e amica desiderósa di partecipare alla festa, penso che non avresti avuto la stessa accoglienza. Prima, questa festa attirava tanta gente a Valpegara, contrà molto popolàta anni 20. Le cose sono cambiate, oggi. Del tempo passato, resta la malinconia.
    Hai visto, quando sei venuta, un pomeriggio d'estate, per raccontare fiàbe ai bambini, (c'ero anch'io) tutti erano contenti.
    "Patience et longueur de temps
    Font plus que force ni que rage." diceva La Fontaine.

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    1. Sì con le fiabe dei bimbi sono stata bene, sono stati tutti pomeriggi pieni di gioia! Per il resto,visto che è successo molti anni fa, ho solo voluto raccontare , niente altro, nessun rancore, per nessuno! Grazie Ciao Lucia

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    2. In' fra le tende bandir la cena, in una sera così serena. chi non dimanda, chi non desia,
      Santa Lucia! Santa Lucia!

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  2. Cass... arola! la se presenta come 'na sala stampa, ansi, 'na redassion de giornale tipo Lapadania o zo delive, laigà missi tuti in alerta, luri cheiè pacifichi de natura.

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  3. Credo che nei dintorni tutti mi conoscano e leggono sempre ciò che scrivo, io ho solo chiesto di scrivere e basta.Vi assicuro che anche se hanno parlato poco, l'atmosfera si tagliava con il coltello! Da quello che ho capito io, non era andato a genio, che quella certa persona mi avesse invitato ad andare lì. Io non potevo sapere che il caselo e la festa di S. Barbara è diventata per pochi e io magari ero "foresta"... ma non voglio far nascere attriti, ho solo ricordato, solo quello ... Lucia

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    1. Lucia, Lucia! In quella stanza "se magna e se beve", comunitariamente una volta l'anno... Dovevi presentarti co' na corona de luaneghe e do fiasche, ostrega! te ghe fasevi trarzò quatro goti, po' i te disea tuto!

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  4. Forse prima di rendere pubblico l'accaduto (non capisco la necessità di renderlo pubblico) era meglio chiarirsi sia con la signora Nela che con i restanti del caselo.

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    1. Carissimo, anonimo che ti nascondi ... io ho il coraggio di dire ciò che mi accade e di scrivere il mio nome.... ho cercato di chiarire, caro, non sto bene fino a che non so le cose.... la Nela è rimasta male quando ho raccontato il fatto ... comunque, diamoci un taglio, ho raccontato un fatto personale, come tanti altri,e non capisco perchè sia tanto terribile averlo reso pubblico ...visto che lo avevo raccontato a tante persone allora fra qualche giorno metterò qualcos'altro così vediamo chi si sente offeso.... ...

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    2. Brava Lucia, almeno noi non abbiamo paura di dire il nostro nome, andiamo avanti smascheràte. Qualche volta ci prendono in giro ma almeno siamo franche e non temiamo il confronto delle idee.
      Il non-detto è un silenzio che parla. Si può dire tutte le cose, con garbo, con la maniera, e senza prendersi per i capelli.

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    3. Brava Lucia, quelli che ti hanno accolto in quel modo hanno fatto prima un'indagine di mercato e poi si sono espressi, oppure no? Non hai sbagliato nulla, il tuo racconto farà meditare, ed è solo un bene. Jiorgio

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  5. Sta mia badarghe setu, i se garà intanà in tel caselo par staionarse e invesse i ga fato i bai. A te podarissi a scrivere un bel racontìn a sfondo gotico, mistero, robe sconte e siroculaminti vari (Ciò, aproposito, vutu vedare che Siroculi riva da siroco, el vento che fa nar la gente for de caseta?). Un mestieramento come chi fa nei usa coi horor ambientà inti munti Apalachi. Gente che la va in volta cola motosega impissà e la tegne la mumia dela pora nona sul caregoto in cusina, tanto par capirse.

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    1. Bravo Don, el stesso vento cal te spenòta gresta, bafi e pisso. (Urca! me dispiaze! un vocabolo ambiguamente ambiguo...

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  6. Qua, go idea chel siroco fa casin : come se podelo nar for de casoto e dentro caselo ? Xelo el prinssipio dei vasi comunicanti ?

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  7. orca martina che cagnara par gninte! santa lussia santa lussai juteme ti! Ti hai sbajà cara, a non farte presentare dala Nela... forse notelosè, ma fafesta solo chij da valpegara a chela festa live. tuto lì, gnente de pì, gnente de manco. Un "foresto" lè tolerà selè insieme al so santolo, Dna valpegara.

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  8. Aproposito, come zela andà la festa de Santa Bàrbara, stano, a Valpegara ? Ghe gerelo luganeghe, polenta brustola, vin novo o ciocolata calda, anca stavolta ? Du ani fa me son divertio un mondo. Te ghe giri anca ti, nòna, te te ricordi, no ? Te vedo ncora sentà sul caregoto, col goto de vin, càspita ; te ridi su la foto, altro che mumia. Ghe gera anca el fradelo del generale de Valpegara e altri DOC, anca uno o du da San Piero, sa no me sbàlio.
    Fasea un bel caldeto co la fornela impissa.

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    1. Ostrega che nomignolo! Tatento che te toca essare all'altessa dela situassion, me racomando Roco! Mi ghe sun sempre, ssa ditu? stavolta jera sentà intela panca, bone le luganeghe! Mi la ciocolata ghea lasso ale donete, sunà a vin! E ti andoerito canotegò visto!

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    2. Fredo,fredo, cara nòna. Verso Nadale a devento sempre un fià pì moleto. El vento me da noia, e gero costipa. Xe par questo che no te me ghe visto al caselo. Ma l'odor de la polenta lo go sentio fin ai Sirocoli. Gerela quela col maïs sponcio ?

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