Scrive PAUL
BONIFACI (Seattle-Wash-US) figlio di
ANTONIO, emigrato dai Lucca negli Stati Uniti, nella storia dei BONIFACI
(Baise):
Nell'anno 1617 furono costruiti una segheria ed un mulino in fondo a una
strada ripida (la Pontara) che ancor oggi è chiamata Vecchia segheria.
Fu costruita dalle principali famiglie del paese, fra loro
c'erano due famiglie Bonifaci.
Questa segheria fu venduta dai soci intorno alla metà del
secolo scorso ad Antonio Sartori ed a un Pesavento. La tradizione dice che le famiglie Bonifaci si
riservarono il diritto di 42 tagli di legname ogni anno. Ora tutto questo è interamente perso
poiché i Bonifaci sono divisi in tante famiglie e così nessuno se ne cura.
Questa segheria fu la prima
della valle. Per farla funzionare prendevano l'acqua al di là della
dogana. La roda (il canale), dopo aver fatto funzionare le ruote del
mulino e della sega, si prolungava attraverso i prati che irrigava ad ore
alterne e arrivava giù fino all'attuale Pizzeria.
Della segheria non restano visibili che i ruderi!
A ricordo mio, prima di attraversare il ponte del Maso a
destra, in basso, esisteva un mulino e la segheria del vecio Nane Munaro. Si
raccontava di lui che partiva il lunedì alle cinque di mattino con il cavallo
ed il baròsso carico di legname. Da S. Giorgio, sù par la pontara
de Mea, fin sù al castello, si faceva aiutare da un altro carrettiere per fare
la salita. Giunto a Thiene, venduto il legname, faceva il mercato, ma sopratutto
visitava i capitéi (le osterie). La sera, ad una certa ora, era il cavallo che lo portava a casa.
Del mulino restano soltanto le pile (pietra circolare) e della segheria
rimane la barchessa.
Al di là del ponte, al Maso, dove ora si trova il deposito
di frutta e verdura, c'era la segheria
dei Pesavento: i Tanzarella. Non ricordo l'anno esatto, so
che era subito nel dopoguerra, stavo faséndo sù el mas-cio ai Lucca
quando dal di fuori si sentì un urlo: El fogo, el fogo!!!
Ci precipitammo tutti
fuori. Come in un film, in basso, al Maso, delle fiamme enormi si alzavano dalla segheria e si scorgeva una catena di persone che
cercavano con dei secchi, prendendo l'acqua dal'Astego, di spegnere le fiamme... invano...
Il giorno dopo... un mucchio di ceneri ed un filetto di fumo... la segheria dei Pesavento era sparita...
Il giorno dopo... un mucchio di ceneri ed un filetto di fumo... la segheria dei Pesavento era sparita...
La prima segheria ”idraulica“ che si ricorda nella storia risale al 1204, e per circa sette secoli fu la sola forza motrice.
Ed ecco apparire una nuova forza motrice che avrebbe
soppiantato la prima: ”l'elettricità”.
Ne costruisce una elettrica Giovanni Sella, in fondo
alla Pontara, nei prati di fronte alla “Vecchia”.
Mi sembra che durò
poco tempo. I due figli ne
costruirono una nuova al di là della strada Cavallara vicino alle case di Silvano-Urbano. Pure
questa elettrica che durò fino al loro pensionamento, poi fu trasformata in dimora residenziale.
Marcello Sella,
padre di Urbano ed Edoardo ne possedeva
pure lui una elettrica e per un periodo,
i figli ne lavorarono il
prodotto. Mi sembra che ora i fabbricati siano adibiti ad altro!
Ed ora arriviamo alla famosa SEGA NOVA. Questo è il suo vero nome. Fu costruita dagli stessi societari (uno più, uno meno) che avevano venduto quella Vecia in fondo alla Pontara.
Passò di mano in mano, nel tempo, trasformandosi da idraulica ai mie tempi, ad elettrica oggigiorno. Era
stata migliorata, ingrandita ed adattata alle esigenze moderne dai nuovi padroni. Era l'unica della Valle e fino a sei mesi fa funzionava
ancora, ripeto funzionava perché guardando in giù dai Baise, questa estate, si
vedevano più camion che portavano via
merci che quelli che portavano bore: cattivissimo presagio!
La segheria DA
MICHELE. Certo, fu segheria
ed ebbe diversi padroni, ma per me DA MICHELE era el Mulìn, il suo padrone e la guerra...
Se potesse parlare quel mulino e raccontarci tutte le storie di fame, di paure e di
miseria! Quante famiglie ha sfamato,
rischiando a volte anche la vita, lavorando di giorno, ma sopratutto la notte,
per macinare il grano racimolato di
contrabbando giù alla bassa.
Sempre con un occhio vigile sulla farina e l'orecchio ai suoni provenienti dall'esterno. Si partiva da casa a notte fonda, giù per il salìso e poi il sentiero, attenti ad attraversare la Pontàra. Anche se sapevi che a quell'ora con il coprifuoco non si vedeva neanche un cane e le sgàlmare che facevano rumore sui sassi e i rami degli alberi che muovendosi per il vento disegnavano ombre minacciose e Michele che non voleva aprire per paura…
Sempre con un occhio vigile sulla farina e l'orecchio ai suoni provenienti dall'esterno. Si partiva da casa a notte fonda, giù per il salìso e poi il sentiero, attenti ad attraversare la Pontàra. Anche se sapevi che a quell'ora con il coprifuoco non si vedeva neanche un cane e le sgàlmare che facevano rumore sui sassi e i rami degli alberi che muovendosi per il vento disegnavano ombre minacciose e Michele che non voleva aprire per paura…
E come si pagava? In natura come ai primi albori. Lui si
teneva un po' di farina e tu partivi con il resto della farina, le sémole e i soéntri (per
i maialini).
Ora mi sembra si sia installata un'Azienda d'Acquacoltura
per l'allevamento pesci.
La segheria "da Basso".
Questa segheria rimasta idraulica fino alla sua fine, apparteneva alla vecchia famiglia dei BARATTIERI prima di passare nelle
mani dei Basso. Questa famiglia proveniva da Arzignano. Dovevano essere due fratelli.
Uno dei due ebbe parecchi figli: segantini, cavalàri, muratori. Uno di questi
ebbi l'occasione di vederlo a Modane.
Un mio cugino che lavorava assieme e dormiva nella stessa
camera, mi raccontava che quando si svegliava guardava fuori dalla finestra e se vedeva bel tempo
esclamava a viva voce: ”OSS... MA CHE PAESE ELO STO QUA CHE NON PIOVE MAI".
A Modane, domandate a tutti quelli di San Piero che sono passati
di là, e ne sono passati centinaia, è inverno nove mesi all'anno!
Ai miei tempi "da Basso" era un luogo pieno di vita e non
solo per la segheria e la vicina osteria con corte delle bocce, ma sopratutto
per le scorribande di giovanotti di primo pelo in cerca di avventure amorose.
I Basso erano grandi lavoratori di giorno, ma non meno di notte.
Pochi figli, tante figlie... almeno una decina... Solo una
resistette all'attrazione della pianura, tutte le altre andarono a quili dele segaùre abitanti ale Basse.
Un'altra grande Segheria esisteva in un luogo
una volta chiamato “Alfieri” ora Forme Cerati. Occupava
tutto quel vuoto che esiste nel letto dell'Astico tra i primi orti a sud,
e l'incrocio delle due strade per Basso e per San Piero
a nord. Probabilmente era la nuova Segheria che i Barattieri avevano costruito per sostituire
quella da Basso. Solo che avevano scelto il luogo sbagliato. Dopo giorni di pioggia
ininterrotta l'Astego, il cui significato vuol dire ”acqua divinizzata” fu sostituito dal vecchio “Medoaco
Minor”, suo nome vero che, furibondo, devastatore, volle riprendersi l'antico
letto, lungo le pendici del monte.
Nella
sua folle corsa incontrò la segheria che non poté resistere al suo impeto e
fu spazzata via...
A Settecà esiste ancora un vecchio mulino "di Patrizio"
e se mi ricordo bene ne possedeva uno anche un certo Bastianélo che con il suo cavallo portava farina a San Piero.
Altro mulino dei Lorenzi (Banbasio).
A Pedescala esistevano due segherie: una dei Pretto e
una dei Casentini chiuse già nel 1927.
(dunque non me le ricordo...).
A Barcarola
esisteva un mulino nella prima casa a destra dopo il ponte, scendendo.
Le mie figlie la chiamavano la casa delle “Poupées” perché ricoperta di
bambole e stracci!
La segheria era nel
greto del torrente e fu spazzata via anche quella!
Non si può chiudere questa breve rassegna di “fabbricati
acquatici“ della valle, senza parlare di quelli... ”Imperiali”...
Esisteva infatti nell'ultima casa di Casotto (de soto) verso il ponte,
a nord, un celeberrimo mulino di una non meno celeberrima famiglia: “i ROSSATI”.
Costoro con il macinato del loro mulino non solo alimentavano i paeselli dei dintorni, ma sù sù fino a Luserna e naturalmente portato a spalle, fino ai loro possedimenti nel Bisele, ma non
solo...
Esisteva poco lontano da lì un altro celebre mulino: il ”Talchino”,
molto in auge ai miei tempi sia per il suo padrone, grande tecnico del
ferro e che riparava di tutto, sia per
il suo ponticello d'accesso molto ballerino.
Si racconta che lo
stesso futuro imperatore vi si esibì sopra sulle note del
celebre Valzer Viennese (Sponcio dixit).
Non dico a cosa è
adibito ora...
Altra Segheria che mi sembra funzioni ancora è quella che si
trova di fronte a Lastebasse, nella
vecchia strada dell'Ancino. Mi dicevano che una volta anche ai Busatti (dalla CLARA) esisteva un mulino... e forse altrove...
Questi sono i
"miei" ricordi... più che certezze, le vostre correzioni di eventuali
errori o dimenticanze saranno le benvenute...
Lino Bonifaci
Francamente, Lino meriti tanti complimenti per questo articolo molto interessante, vero lavoro di documentazione sul patrimonio antico della valle.
RispondiEliminaNo come tanti "fantAsticuni" chei pensa solo a far ridere, o magari, voler no voler, piansere, disendo che ghe vole de tuto par far l'Universo-mondo !!!!!!!!
Ben, desso, in poche parole : a quando un Tour Operator delle vecchie segherie della valle ? Go visto su "Valdastico news" chi ga combinà de far un sentiero per le bissi, drio l'Astego. Setù che contento chel sarà Sponcio, el siclotimido ! Par cominsiare ghe volara el trissiclo, ma dopo el pol ndare con Pierre su par Pedescala anca, siroco jiuta fin a Rozzo ! Te vedare che ghe passa la vojia dei soneti, de le poesie in latin o greco. Con un fià de alenamento, tra un/du ani, el riva a Casotto par la val Assa e Belfiore (col vititi)
Bravo Signor Lino conosco ora tante cose che prima non sapevo! Tutto quello che si ricorda anche riguardo ad altre cose per favore lasci testimonianza su questo blog che almeno rimarrà nel tempo. Lei mi pare che ha tanta conoscenza e la ringrazio per questo.
RispondiEliminaBen fatto Lino, proprio una bella rassegna di industrie. Sono un po' sorpreso da quanti mulini esercitassero in valle; un po' strano per una attività che dovette essere stagionale, dato che le granaglie maturavano nei mesi estivi. Che ne dici di approfondire un po' le abitudini delle famiglie in merito e magari raccontarci anche dei mulini per le noci. Dicono che a San Pietro ci fossero nogare poderose un tempo.
RispondiEliminaA Valpegara passava ogni anno (l' ho sentito da Baruchej ma non confermato da altri) il carro col mulino delle noci; rimaneva qualche tempo, non so quanto, poi passava in altra contrà. Non sapevi mai se l'olio era delle noci tue o di chi altro.
RispondiEliminaLino, la segheria dei Barattieri, che dici presso il bivio, vuoi dire che era sotto la "rosta"? più in giù, alle Forme, ve n'è un altra?
RispondiEliminaAndaloca Lino, fato un bel laoreto ciò, sempre baiseüberalles comme d'habitude, ma bion che me complimente. Ma varda chel mulìn grando dei Rossati Galo el gera a maso Scalzeri, se vede ancor ben i ruderi rente l'Astego. Purtroppamente i lo lassa nar in malora, insieme al capitelo chel ghea dal banda de Casoto. Pecà perchè xe un bel toco de storia, ma fursi xe rivà anca l'ora chel quel galo cante e sel canta da in sima la Tora, lora el rimbombarà par tuta la vale. Naltro mulin ghe gera ai Ciechi dala pora santola. Dopo ghe gera i maji, quelo del Talchino che te ghe ricordà, ma anca zò dai stoner davanti al ponte, chel ga resistesto fin tardi nel posto che desso i ga fato par far voltar la coriera. Rento par l'Assa ghe gera anca el mulin dei brentari, che na volta io ghea anca el folo.
RispondiEliminaGrazie a tutti i commentatori,alla Odette sempre arguta e puntuale,alla Heidi che
RispondiEliminanon si interessa solo di Piero V ,ma anche della passata storia del suo paesello
d'origine,Gianni...ma lui é la storia stessa de Sanpiero.Non manchero' certo
inseguito di parlare di nogare,noci,mulini a olio, fissi e itineranti ,cosi' pure di
"distillerie" della graspa.No,Alago,nessuno si lasciava rubare neppure un grammo
di quel prezioso liquido!!!!! Alle Forme esisteva solo quella segheria dei Barattieri
spazzata via nel 1960,assieme a quella dei Pesavento al Maso,e quella dei Busato a Barcarola.
Oh ciao,Sponcio,a credea che te fussi ancora su a Casotto ai vesperi e dopo che te fussi nà a inciucarte in te la casa della REgola.Me ricordo quell'anno che i ga
benedio le campane ai 8 de dicembre,el giorno dela Madonna ,che rassa de festa
quanto mandolato e quanto vin ca ghemo bevu,a semo partie for par le Sleche
"spulpi",xe le scarpe che ne ga portà a casa.....che bei ricordi.......
Ma che brao che ti si sta a dare tutte quelle spiagasion,a ghe scometto che se sta
par farghe rabia a la Odette e al to amico Philo.Sti sta , a voio andare a verificare
tutte queste notizie che te me ghe da.Par intanto grazie.....
Te ghe rajion de verificare ! Nol te ga nianca parlà della Sega di Russa dove che xe morto el Barcarolo. Vitù.
EliminaParlando patrimonio, nelle competenze "cucina", per arricchire il mio ricettario, la mia domanda è :
Come era utilizzato l'olio di noce in valle ? Qui nel Delfinato, Lino lo sa, c'è la noce AOC di Grenoble. Io uso l'olio nelle diverse insalate, ma anche nei dolci.
A Valpegara ci sono i ghiri che fanno grasso con le noce, in casa mia.
Ciao Odette, per quanto mi riguarda lo utilizzavo come abbronzante. Floriana
EliminaCiao Floriana ! Avevo sentito parlare di olio di ulivo ma non di olio di noce come abbronzante. Cosi mi sono informata e ho trovato anche questo :
EliminaL'olio di noce, per il suo apporto in vitamina B6, è benefico per i capelli. Peraltro, i massaggi all'olio di noce sono consigliati per i bambini rachitici o anemici. Insòmma risulta che le noce sono buonissime per la salute. Forse i nostri antenati di Valdastico lo sapevano già.
Però, questo olio deve essere mantenuto nel frigo una volta la bottiglia aperta, per evitare l'irrancidimento.
Brao Lino, sempre pronto al bisogno! El Sponcio staolta lo trovo massa bon, che sia sta l'aria della stepa?
RispondiEliminaEl majo oltre el ponte verso Barcarola, l'era mia davanti, ma un fià pì verso i Berna, ndò che riva zo la vale da Toneda, che acqua la ghin mola sempre.
Verso Nadale a devento sempre un fià pì moleto. Ciò, dato che te ti si passà sula rive droite, dine dandove chel riva el toponimo Barcarola e anca Valpegara dato che l'Odette glissa e la sarà ancora insacà dal pao.
EliminaTasi tasi Don! nessun pì la tegnèa a S:Pancrasse!!! l'era pedo de Rihanna senza slip! solo che ela laigavea!.. Hic! e po' gavea parfin fato do dea de neve chel dì live... no te digo che sbrissiuni! tuto el paese fora a vardare sto spetacolo.....
EliminaDesso metemose seri:
Do fradei Cecchinati ijera sperti a fare chei marei grandi grandi, quei chei ghe ciamava Barco, quei col palo in medo, a volte 4 pali intei cantuni col coerto chel se sbassa viaman ca te porti via fen... Barco a volte i ghe disea anca al posto indò chei montava sti afari; pensate che parfin a Valpegara ghejera un praeto cai ghe ciamava "el barco"; el Barcon a Thiene, el Barco ala centrale dela cartiera Rossi, verso le Seghe, la contrà Barcarui sora Castana , eccetera. Se jera ai primi del 1700, e i stava ala "Segha del Russa", sti barcarui chei ghea piantà fameja... Te sè cossa che sucede, co te ghe fameja e no te lassi stare la dona in leto... Sì, go capìo, ghe sucede anche se no te ghè fameja, so, sobèn... eco, dopo poco pì de 100 ani, i gera tantini lì ala "Segha del Russa" (el prete oramai el scrivea: segha de Russa, Maso dela segha de Russa, eccetera).
Mi no so dirte che disposission sia rivà ad un serto punto: dal dito al fato i ghe ga ciamà Barcarola, a 'sta Segha del Russa. Se jera intorno al 1780 me pare,
Serti pedescaloti i jerandà dal nodaro... ansi, el nodaro el jera'ndà dal tale a stipulare un atto fra pedescaolti e segaruli... i fasea atti tante volte de domenega... el nodaro el scrive 'ntel'atto: mi tal de' tali nodaro sundà a casa de Tita ala Segha de Russa, par metare d'acordo Bepi e Toni... finiremo domenega che vien...
E la domenega dope el scrive: mi tal dei Tali nodaro sundà a casa de Tita alla Barcariola, e là go messo d'acordo chei du barufanti de Bepi e Toni... ecco, l'era scrito difarente, mal senso l'è questo. Dalora se scuminsia a trovare sempre pì Barcarola, sempre manco Sega di Russa intei registri.
Invesse Valpegara va massa lontan... iè sempre stai pegorari, le piegore le vegnea zo da Toneda par chela vale live, e le se fermava'intel pianoro a pascolare. Ecco, Valle delle piegore= Valpegara.
Ben valà Alago, chissà cossa chi dixe i nostri pupa chei gera amici quando chi lese ! Mi, intanto, voria dirghe, al mio :
EliminaPapa, el primo capitolo xe pura invenssion de Alago, non sta badarghe. Xe tutto par far ridere ! E po ti te lo se che non pode mia essere vero. Con la mama, me conosci meglio di tutti. Baci tanti.
Lassa chei rida un poco anca luri, co' tuto chelcheigà tribolà quà...
EliminaBellissimo immaginare la valle con tutti i suoi mulini e segherie in questo periodo poi la fa assomigliare a un grande presepe !!!!!! Grazie Lino per i tuoi racconti, leggendoli sembra proprio di vedere tutte le persone in attività . Complimenti per la tua memoria storica. Un abbraccio Floriana
RispondiEliminaSponcy, se ti mancano le forze in questo periodo dell'avvento, posso inviarti delle noce AOC di Grenoble. Indirizzo tuo ? Dopo corri come un ghiro !
RispondiElimina